lunedì 26 novembre 2007

Mastella contro "Il capo dei capi". Vorrebbe forse esserlo lui?

Mastella contro "Il capo dei capi".

L'arciministro della Giustizia (e in pectore "delle televisioni") Clemente Mastella ha lanciato un severo monito alla fiction tv trasmessa sulle reti Mediaset che racconta la vita del celeberrimo capo mafioso Totò Riina.
«Andrebbe sospesa - ha detto il Guardasigilli a Gela dove ha incontrato i vertici della Magistratura - Manca quell'aspetto educativo che rimanda ai valori di una società sana». Per chiarire ha poi aggiunto: «Il capo dei capi è un farabutto. Non credo si possa battere la mafia se non crescono i valori nella società. Quando si inneggia a un camorrista, a un mafioso, questo mi spaventa» ha detto il Clemente nazionale. Dicendo poi, per ripararsi dalle polemiche: «Io ho fatto da postino rispetto ad una richiesta che veniva dal presidente della Corte d’Appello di Messina. L’ho girato al direttore generale della Rai, al presidente della commissione di Vigilanza e il direttore generale ha preso le sue buone misure».

Il ministro, racconta il Corriere.it, non è nuovo a simili iniziative: già 3 giorni fa la Rai rimandò a data da destinarsi la fiction "La vita rubata", basata sulla storia di Graziella Campagna, una stiratrice di 17 anni uccisa nel 1985 a Villafranca Tirrena, paesino in provincia di Messina. La direzione generale si trovò anche allora davanti ad una "richiesta" del presidente della Corte di Appello di Messina, presentata ancora attraverso il Ministro della Giustizia, che segnalò come la messa in onda della fiction sull'assassinio di Graziella Campagna «avrebbe potuto turbare la serenità dei giudici della Corte d'Assise di Appello che dal 13 dicembre si riuniranno in udienza proprio per il processo che riguarda l'assassinio di Graziella Campagna». Riporto sotto il passo del Corriere che riassume la storia:

LA VICENDA - La fiction narra la vicenda di Graziella Campagna, 17 anni, che lavorava come stiratrice in una lavanderia di Villafranca Tirrena, paesino in provincia di Messina. Due boss mafiosi latitanti di Palermo dimenticano un'agendina nella tasca di una giacca lasciata in lavanderia. Graziella scopre che l'uomo che tutti in paese conoscono come l'ingegnere Cannata altro non era che il boss Gerlando Alberti junior, nipote dell'omonimo boss di Palermo. Il mafioso, per paura di essere scoperto, come emergerà dal processo, decide di eliminare la ragazza.
La sera del 12 dicembre 1985 Graziella non torna a casa. Qualche giorno dopo il suo cadavere viene trovato a pochi chilometri di distanza dal paese, crivellato di colpi. Sul delitto nessuno sembrava voler indagare. Eccetto il fratello Pietro, carabiniere. Un'indagine, durata 20 anni, fra inchieste stoppate e procedimenti giudiziari annullati. Il processo prende il via e si conclude nel dicembre 2004 con la condanna all'ergastolo di Alberti e del suo complice Giovanni Sutera.
Ma il nipote del boss palermitano dopo un anno e mezzo torna in libertà perché i giudici della Corte d'assise non depositano entro i termini stabiliti le motivazioni della sentenza di condanna e quindi viene annullata per decorrenza dei termini la custodia cautelare. Alberti, infatti, rimasto in cella per altri reati, ha lasciato il carcere perché avendo già scontato una condanna per traffico di droga e potendo
beneficiare dell'indulto per gli altri reati di cui è stato ritenuto colpevole torna un uomo libero. La vicenda suscita scalpore e il ministro Mastella nel settembre 2006 invia gli ispettori, che dopo alcuni mesi archiviano il caso sul magistrato che era stato accusato di avere ritardato il deposito delle motivazioni della sentenza.

Ora: mi sono perso qualcosa?

Da quand'è che il ministro Mastella fa le veci delle Poste? E da quando è così puro di cuore da potersi permettere di dire cosa sia giusto fare o non fare riguardo alla mafia/criminalità? Forse mi sbaglio io, ma non stiamo parlando dello stesso Clemente Mastella che fece togliere l'inchiesta Why Not sui finanziamenti illeciti in cui era finito lui stesso indagato al legittimo pm che se ne occupava, Luigi De Magistris? Quello che si fa eleggere ogni volta campando come un baronetto medievale sulle regalie date a mani basse ad un intero paese, come documentarono i servizi delle Iene? Quello amico del mafioso Francesco Campanella, di cui fu anche testimone di nozze? Quello che fu coinvolto nel fallimento nel 2004 del Napoli Calcio, società di cui a parer suo non ha mai partecipato alla gestione pur essendone dalle carte vicepresidente? Quello il cui giornale di partito, "Il Campanile", secondo una recente indagine dell'Espresso si è mangiato nel solo 2005 un milione e trecentomila euro di finanziamenti pubblici (di cui viaggi e trasferte della famiglia Mastella: 98.000 euro, liberalità e spese di rappresentanza: 141.000 euro, liberalità: 22.000, pacchi dolciumi e torroni: 17.000) ? Quello il cui blog censura i commenti negativi perchè sennò fanno cattiva impressione?

«Quando si inneggia a un camorrista, a un mafioso, questo mi spaventa», dice il ministro. Ma come fai allora quando la gente di Ceppaloni ti viene a trovare a casa coi cesti di doni ogni domenica e inneggia a te in ogni singolo bar, Clemente?!?!?

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