"GIANNI, E' L'OTTIMISMO!!!!! L'OTTIMISMO E' IL SALE DELLA VITA!!!!!!". Ve la ricordate?!?
Leggete qua... E' un post preso dal blog "Precari News" e datato 2 marzo 2006. nato da un'indagine tra Ordine dei giornalisti e Assostampa. Un po' vecchio e riguardante solo la Sardegna, ma chi lavora nel campo sa bene che in tutto questo tempo non è cambiato nulla....
Ordine e Assostampa frugano nel giornalismo sommerso in Sardegna.
Ma l'identikit è quello di ogni precario italiano.
Ha tra i 25 e i 40 anni, spesso è diplomato, talvolta laureato. Lavora almeno otto ore al giorno e quando va bene, ma deve andar bene, porta a casa ottocento euro: altrimenti il suo reddito, e non è un'eccezione, si aggira sui quattrocento euro. A patto che non si prenda l'influenza, perché non avendo né assistenza né malattia pagata, una settimana di letto lo porterebbe a non quadrare i conti del mese: così, racconta, in genere finisce per lavorare anche se ha la febbre a quaranta. Le ferie non se le può permettere, visto che ogni giorno di riposo fa calare drammaticamente i suoi incassi, e nemmeno stacca una volta alla settimana. Aspira al posto fisso ma sa che quasi certamente non lo conquisterà e, manco a dirlo, la sua soddisfazione professionale è molto bassa anche per le numerose ingiustizie che ritiene di subire da parte dei colleghi che quel posto fisso lo hanno ottenuto e che sono diventati i suoi capi pur senza gradi.
Ma cosa produce questo lavoratore sfruttato? Sorpresa: produce notizie. A basso costo per le aziende editoriali, che per ogni servizio gli versano una cifra che oscilla tra i cinque e i venti euro, anche se per raccogliere le notizie e scriverle lui ha speso un giorno intero o persino due.
Questo è il nuovo giornalismo di casa nostra. Ed è il risultato di una indagine che una commissione mista (presieduta da Celestino Tabasso) tra l'Associazione stampa sarda e l'Ordine dei giornalisti della Sardegna ha condotto su circa 240 giornalisti precari della Sardegna. La Commissione (presieduta da Celestino Tabasso) ha predisposto un questionario, diffuso tra i collaboratori di quotidiani e televisioni della Sardegna, e ha lavorato insieme all'Istituto di sociologia e all'Istituto di statistica della facoltà di scienze politiche dell'Università di Cagliari.
Si tratta della prima indagine a tappeto sul precariato nel giornalismo condotta in Italia negli ultimi anni. Dal lavoro è risultato che i precari dell'informazione producono ogni giorno una quota tra il 45 (Giornale di Sardegna) e il 75 per cento (Unione Sarda) delle notizie pubblicate dai tre quotidiani sardi. Un dato che mostra chiaramente il rovescio della medaglia: le redazioni sono ridotte a una sorta di salumifici, con il compito di insaccare il materiale prodotto all'esterno da colleghi che lottano per far quadrare i conti e arrivare in maniera decente alla fine del mese.
L'identikit dei circa 240 collaboratori e corrispondenti è fatto da un 55 per cento di uomini e un 45 di donne. Il 58 per cento ha il diploma, il 42 la laurea. L'11 per cento del campione considerato è composto da persone tra i 45 e i 59 anni, il venti per cento tra i 36 e i 44 anni, il cinquantadue per cento tra i 29 e i 35 anni e, infine, c'è una quota del 17 per cento dei collaboratori con una età tra i 23 e i 27 anni. La netta maggioranza è formata da pubblicisti (68 per cento), professionisti e praticanti sono il 14 per cento mentre il 18 per cento non è iscritto all'Ordine dei giornalisti. Appena 10 intervistati su cento guadagnano tra gli 800 e i 1.000 euro al mese, solo il sei per cento va oltre. La stragrande maggioranza (il 73 per cento) incassa meno di 800 euro netti al mese e, tra questi, circa la metà non raggiunge i 500 euro: il tutto in cambio di orari di lavoro che spesso vanno oltre le otto, dieci ore quotidiane. Preoccupante forse più di tutto il resto è l'aspetto dei diritti e dei doveri. Il 68 per cento dei precari racconta di svolgere mansioni tipiche del redattore, talvolta con servizi persino da inviato. Il 33 per cento degli intervistati copre notizie di politica, senza avere la copertura di un contratto o di una qualunque garanzia da parte dell'azienda editoriale.
Dall'indagine emergono anche cinque casi di neristi e tre di giudiziaristi senza contratto. L'80 per cento non ha rimborsi di alcun genere (né benzina né telefono), mentre il 90 per cento dei precari dichiara di non vedersi riconosciuto nemmeno un giorno di ferie all'anno.
Questo è il quadro emerso dall'indagine condotta in Sardegna. Col timore, che è quasi una certezza, che nel resto d'Italia, se solo si andasse a frugare, la situazione non sarebbe migliore.
Marco Mostallino, Consigliere Ordine dei giornalisti della Sardegna.
Chi volesse il testo integrale della relazione può scrivere a marco.mostallino@gds.sm (tratto da www.ilbarbieredellasera.com).
"Gianni, l'ottimismo.....E' MORTO!!!!"
4 commenti:
Bella questa indagine. Vado a vedermi il testo integrale. Ti spiace se la posto nel mio blog? Naturalmente metto il tuo link per info varie.
Anzi, vieni a fare un salto se ti va. Fammi sapere!
Yodosky
Per me non c'è problema!
Te lo regalo in cambio di due informazioni su di te, visto che dal tuo blog dici di non volerne dare!
Sono un giornalista, e a me interessano sempre... :)
Ora vado a fare un salto sul blog, ma mi riservo di rivisitarlo con più calma!
Intanto grazie della visita!
Non è che ci sia granchè da dire. Ah sì, ho appena fatto l'esame da giornalista professionista a settembre. Entro la settimana posto sul tema, visto che il 12 dicembre partono gli orali della nuova sessione, e forse a qualcuno serve un incoraggiamento. Per il resto, che dire? Del Fvg, scrivo per giornali come Il Piccolo, Sole24 ore, sto mettendo in piedi un'agenzia di stampa... Ma le info sul mio blog le trovi, se cerchi tra i post... Adesso posto il tuo articolo sull'Ottimismo. Così alzo il picco dei suicidi tra i poveri precari ;)
Good for people to know.
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