venerdì 22 ottobre 2010

Revival napoletano

Ve lo ricordate il fantastico spot mandato in onda su tutte le tv nazionali all'indomani della cosidetta "conclusione dell'emergenza rifiuti" in Campania con protagonista Elena Russo, l'attrice raccomandata al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà da Silvio Berlusconi in persona?



Chissà se ora che Napoli è tornata così bella ne faranno un altro...

Ma la cosa più bella è che - come si legge nel Corriere oggi  - il sottosegretario alla protezione civile Guido Bertolaso tra le varie dichiarazioni del giorno ha fatto anche questa: «nessuno ha mai detto che il problema era risolto definitivamente».

Si vede che è stato l'unico in Italia a non vedere lo spot...



UPDATE: per la serie "nessuno ha mai detto che il problema era risolto definitivamente" mi hanno segnalato anche la cartolina virtuale che si poteva e si può tuttora inviare dal sito Governoberlusconi.it che vedete anche riportata qui sopra, che cita testuale: "rifiuti in Campania: problema risolto in 58 giorni"

Che dite, la inviamo tutti a Silvio e Guido per rinfrescargli la memoria?

giovedì 21 ottobre 2010

Andate in pace, l'emergenza è (in)finita

Tanto per ricordare agli abitanti di Terzigno che per il Governo (o almeno per il suo sito istituzionale appositamente creato per l'emergenza rifiuti in Campania) il problema dello maltimento della monnezza in Campania proprio non si pone.



Sull'homepage di www.emergenzarifiuticampania.it infatti si legge dal 31 dicembre 2009 semplicemente questo:

Questo sito è aggiornato al 31 dicembre 2009, data di conclusione del mandato del Sottosegretario di Stato per l'Emergenza Rifiuti in Campania e della fine dell'emergenza.

Nessuno - a quanto pare - ha ritenuto la situazione tale da considerare riaperta l'emergenza rifiuti in Campania, o almeno da riattivare il sito che per la gestione di queste problematiche era stato appositamente creato.

Nel sito - curiosità - c'è anche una foto (vedi sopra) del famigerato sversatoio oggetto degli scontri di Terzigno, che oggi nessuno può più vedere ne fotografare perchè costantemente presidiato dalla Polizia. Anche se riesce difficile crede che il paesaggio sia ancora quello della fine del 2009...

Ancora, all'interno dello stesso sito - come operazione trasparenza - ci sono anche le webcam che dovrebbero far vedere in diretta l'attività dell'inceneritore di Acerra, vero e unico baluardo contro l'avanzata impellente della monnezza. Sarebbe bello vedere se i forni siano veramente impegnati a demolire le balle di rifiuti campani, ed i camini a sversare il loro sospetto fumo tossico nell'area vesuviana ma...non si può!


Perchè le webcam (come si vede nella schermata qui sopra) con qualsiasi browser si aprano, non funzionano! Che per sbaglio abbiano termovalorizzato pure quelle?

In compenso sul sito dell'ARPA campana si vede che nell'area di Acerra sono stati nel frattempo già 100 i giorni di sforamento delle pm10 nell'area, contro il limite fissato dalla UE che intimerebbe una quota massima di 35. Limite peraltro curiosamente diverso dai 191 giorni denunciati lo scorso febbraio da Tommaso Sodano (responsabile nazionale ambiente del Prc) a partire dal 26 marzo 2009, giorno di apertura dell'impianto. Sul sito di Arpa, come già detto, i giorni di sforamento sono ad oggi quantificati in 100, ma non c'è scritto in quale arco di tempo questi siano stati effettivamente conteggiati.

E' quantomeno singolare che della trasparenza che vorrebbe mostrare il Governo sulla questione non si veda assolutamente nulla, mentre l'unica cosa di trasparente che si vede su tutti i mezzi di informazione siano le proteste di Terzigno che per lo stesso Governo....semplicemente non esistono!

Cittadini campani, andate in pace: l'emergenza è (in)finita.

mercoledì 20 ottobre 2010

Error 404 - censura nel blog di Generazione Italia?

Stamattina il sito Giornalettismo dà notizia così dei commenti indignati che piovono sul blog di Generazione Italia (vicino a FLI) su un post di Fabio Granata dal Titolo "Tranquilli, faremo la cosa giusta".

"Non l’hanno presa bene. Gli elettori di Fini, o per lo meno quelli che hanno deciso di commentare nel post di Fabio Granata la decisione di Futuro e Libertà di votare in commissione il sì al Lodo Alfano costituzionalizzato e con retroattività al Senato si sono arrabbiati molto per l’ok.

LA COSA GIUSTA 

Il titolo del post sembra una citazione da un vecchio film di Spike Lee “Tranquilli, faremo la cosa giusta”, ma la risposta dei commentatori è sferzante: “Tranquilli, faremo la cosa giusta… VOTEREMO IL LODO ALFANO E LE LEGGI AD PERSONAM!!!”, scrive Alberto, mentre Er6n1980 è ancora più deluso: “io vedo (vedevo) Fli come qualcosa di diverso.. un’alternativa “pulita” con valori di destra come sono i miei… finchè sarò simpatizzante di fli è giusto che faccia sentire la mia voce cercando, con le mie critiche, di migliorare (secondo me) la rotta di questo movimento. come puoi vedere tantissima gente (praticamente il 90%) è sconcertata per la giornata politica di ieri.. ora…aspettiamo…ma è dura andare avanti cosi…l’umore è bassissimo”.

C’è anche chi dice che cambierà partito: “Che delusione….come tanti credo che FLI sia praticamente finito prima ancora di iniziare….da ex Montanelliano mi sono iscritto pensando a qualcosa di diverso e invece siamo all’approvazione del lodo Alfano, addirittura retroattivo! Mi spiace….finirò, come tanti di destra, col votare Di Pietro, perchè la giustizia è una cosa seria e sconti al nano non se ne possono fare”. C’è anche chi parla di boccone amaro da ingoiare, e dice di comprendere le ragioni che hanno portato FLI al sì.

Questo pomeriggio pare che a fare la loro personale "cosa giusta" siano stati gli autori del blog (anche se non si può averne la matematica certezza):  il post citato e tutti i 300 e rotti commenti ricevuti sono infatti spariti dal sito dove erano ancora presenti in mattinata: ad aprire la pagina viene fuori un laconico "Error 404 - Non trovato". Il post, tanto per fugare i dubbi, risulta infatti sparito anche dall'archivio del sito.



Ma cercando nella cache di Google eccolo ricomparire a questo link, anche se "catturato" quando i commenti erano ancora fermi a quota 152.

Ecco com'è ora l'archivio...

 ...e come compariva invece nella copia cache di stamattina, con il post incriminato:



Che dire? Per un partito che voleva opporsi al dispostismo berlusconiano ed alla censura delle opinioni altrui promuovendo la libertà di pensiero, come inizio non c'è male.... Saranno ancora così tranquilli che il loro partito sappia fare la cosa giusta, gli elettori di Futuro e Libertà?

Tutti i plastici segreti di Bruno Vespa

Alla fine c'è riuscito! Dopo aver portato in trasmissione a Porta a Porta il plastico della villetta di Cogne che è diventato la barzelletta di tutta Italia, ieri Bruno Vespa è riuscito a bissare l'evento mostrando in diretta a tutta Italia nientemeno che il plastico della villetta di Avetrana teatro del drammatico omicidio di Sarah Scazzi! Fiore all'occhiello del modello erano - ci informano i giornali - le automobiline semoventi usate dal conduttore per mettere a confronto le versioni dei due testimoni del caso, quella di Sabrina Misseri e dell'amica Mariangela.

In pochi sanno però che il plastico di Avetrana è solo l'ultimo di una lunga serie di progetti architettati dall'astuto conduttore e purtroppo per varie vicissitudini mai andati in onda, che riusciamo oggi a presentarvi in esclusiva:

Plastico delle C.A.S.E. dei terremotati d'Abruzzo. 

Il progetto mai mostrato rappresentava l'interno di uno dei container dati ai sopravvissuti del tragico terremoto dell'Aquila dell'aprile 2009. All'interno delle 47 stanze in cui ogni container era suddiviso, tappeti di broccato e sete di Damasco permettevanno di illustrare la vita quotidiana dei cittadini dell'Abruzzo impegnati a godersi la vita felice e sonnacchiosa del dopo sisma. Pavimenti in parquet e impianti di filodiffusione che trasmettevano in continuazione alle case confinanti l'inno "Meno male che Silvio c'è" contribuivano a rendere l'atmosfera della comunità grata al Governo per quanto fatto per i poveri cittadini abruzzesi. Fiore all'occhiello del diorama, l'altarino in salotto con Candela dedicata al Cavaliere di Arcore, con la scritta in chiara evidenza "Silvio santo subito, L'aquila grata pose".

Plastico della discarica di Terzigno

Il progetto rappresentava con dovizia di particolari l'aulico scenario della cosidetta "discarica di Terzigno". Scoiattoli felici intenti a scorazzare tra gli alberi vicini e cinguettii di pettirossi contribuivano ad illustrare la riuscita riqualificazione dell'area, decorata con pneumatici intagliati a forma di stella alpina e composizioni artistiche di sacchetti di plastica multicolori ripieni con copie invendute di Libero e Il Giornale. Una piscina di finto percolato al centro dell'area, presa d'assalto da bambini gioiosi armati di maschere, boccaglio e vere branchie dimostravano il reale atteggiamento della gente di Napoli verso il paesaggio rinnovato, smentendo le voci di presunte contestazioni dei soliti peones comunisti iervoliniani dell'area vesuviana. Fiore all'occhiello del diorama, la slitta dei rifiuti semovente guidata da un Bertolaso in vestito rosso e cappello a pon pon impegnato a sversare quintali di lucidissimi scarti di lavorazione del plutonio nell'area, scortato da agenti della polizia a cavallo di bellissimi e coloratissimi Mini Pony.

Plastico della casa di Fini a Montecarlo

Il plastico rappresentava interni ed esterni della contestatissimo appartamento di Boulevard Princesse Charlotte 14 a Montecarlo, attualmente in affitto al cognato del presidente della camera Gianfranco Fini. Uno spaccato permetteva di osservare l'interno della casa, con i poster alle pareti dei convegni di AN e Futuro e Libertà, oltre alla bellissima cucina Scavolini con sdraiata sopra una Lorella Cuccarini in plastica che tirando l'apposita cordicella ripeteva ossessivamente "Scavolini, la cucina più amata dai parlamentari". Notevole il salotto ed il tavolo centrale, decorato con un servizio da te per 4 persone con tazzine del periodo fascista dipinte con fasci littori e riproduzioni dei manifesti della propaganda dal 1922 al 1945. Fiori all'occhiello del diorama, il modellino di Ferrari in strada lavato con la pompa da un modellino in plastica di Giancarlo Tulliani, ripreso a sua volta da un modellino di reporter di Libero armato con teleobbiettivo lanciarazzi 70-300 mm appostato all'angolo della via.

Plastico della miniera di San Josè in Cile

Bruno Vespa avrebbe voluto anche nel suo studio un plastico della miniera cilena dove rimasero intrappolati per mesi i 33 minatori a circa 700 metri di profondità. Su tale plastico venne posto il veto dal direttore generale Rai Mauro Masi dopo che gli venne riferito quale sarebbe stato il fiore all'occhiello del diorama: un buco con relativo carotaggio in scala di 47 metri di profondità nel pavimento dello studio, corredato con modellino di gru idraulica e modellino di mineros che tirando la solita cordicella faceva il segno della V di vittoria con la mano. Voci di corridoio narrano la delusione di Bruno Vespa alla notizia che il "piano B" per estrarre gli uomini dalle viscere della terra non significasse affatto "Piano Berlusconi" come suggerito dallo stesso in un primo momento.

Plastico del Parlamento secondo Silvio

Nel modellino di parlamento, con il classico stile ad anfiteatro romano, faceva bella mostra di sè il trono in stile Luigi XIV con cuscino mimetico alzaseduta su cui il presidente del Consiglio decorato in alloro avrebbe dovuto governare i giochi politici nell'arena. Il pavimento smontabile avrebbe rivelato i tre livelli di gallerie dove i deputati si preparavano prima degli scontri, e le gabbie delle belve ritratte con le fattezze dei giornalisti Gomez e Travaglio. Squadre di portaborse in tenuta da marinaio avrebbero regolato un complesso sistema di corde per manovrare le velature a copertura del Transatlantico, allagabile a richiesta per simulare battaglie e scontri navali tra motovedette libiche e pescerecci italiani. Tale modellino non fu più realizzato dopo il veto posto dai consiglieri leghisti del consiglio di amministrazione, che lo definirono "troppo romanocentrico e irrealistico rispetto all'attuale modello di politica italiana".

Plastico dell'Italia federalista

Fitto il mistero sul progetto di plastico più ambizioso di Bruno Vespa, che avrebbe dovuto ritrarre l'Italia federalista dopo le riforme promosse dalla Lega. Secondo indiscrezioni il magnifico diorama avrebbe avuto come cardine una specie di Tangram composto da 21 pezzi con le sembianze delle 21 regioni italiane per illustrare il pre ed il post riforma. Tali figure avrebbero composto (tra gli altri) quadri dove l'Italia si trasformava di volta in volta nel faccione di Tremonti con un naso da clown, nella villa di Berlusconi ad Antigua e nello studio della stessa trasmissione Porta a Porta. Fiore all'occhiello sarebbe stata la trasformazione della penisola italica da "stivale" a "scarpa con tacco 12 a spillo". Modellino respinto ufficialmente dopo le proteste della Puglia che avrebbe dichiarato "Noi il Tacco non lo facciamo: con questa storia che siamo la Regione più lunga e stretta d'Italia nelle mappe ci si ghettizza sempre, e tutto il peso dell'Italia si scarica su di noi". Voci di corridoio rivelerebbero in realtà che la sospensione del progetto sarebbe in realtà dovuta all'incapacità dello stesso Bruno Vespa di comprendere l'ambizioso progetto federalista. Confusione aumentata  - pare - dopo le spiegazioni fornite al conduttore da parte degli stessi ministri Bossi, Calderoli e Tremonti.

"Così non si può fare - avrebbe concluso il Bruno - tirate fuori il modellino di Avetrana, che con un omicidio efferato come questo ci si diverte di più". In allegato al plastico era prevista originariamente una Barbie modello "assassina" che tirando la cordicella ripeteva ossessivamente le frasi "Non sono stata io" e "E' un complotto di quelle maledete toghe contro di me", successivamente cancellata per evitare le polemiche con le alte gerarchie dell'emittente. "Pretendere anche che parli mi sembra un po' troppo - avrebbe dichiarato il dg Rai, Mario Masi - non si può farle mostrare il culo e basta come Belen?"


mercoledì 13 ottobre 2010

Genova, il signor Thomson e la guerra in Afghanistan

Chi mi conosce sa che io le partite di calcio non le guardo mai. Solo una breve abbuffata di calcio ogni 4 anni in occasione dei mondiali e poi il pallone finisce di nuovo nell’oblio per il quadriennio successivo. Ieri sera però nonostante tutto nel corso dello zapping televisivo mi sono imbattuto nella diretta della partita Italia – Serbia allo stadio Marassi a Genova, ed ho visto tutto quello che è successo e che oggi abbiamo saputo tutti. Dopo la partita è partito senza che facessi a tempo a spegnere la tv il solito, pesantissimo Porta a Porta. Tema di ieri, giorno dei funerali dei 4 alpini morti in un attentato, proprio l’Afghanistan. Con una sola domanda predominante a cui tutti pretendevano di saper rispondere: perché siamo lì?
E’ la stessa cosa che mi ha chiesto nel dormiveglia la mia ragazza, mentre sullo schermo il ministro Frattini declamava i 6 motivi fondamentali per cui gli italiani sono e devono ancora per non si sa quanto rimanere in quel paese lontano. “Gli italiani sono a combattere in una nazione dove nessuno sembra bene sapere cosa siano andati a fare, negli stadi la gente si mena e fa tutto fuorchè teoricamente quello che è venuta a fare, cioè vedere una partita. Ma in che razza di mondo siamo?”
Non so perché, ma dopo aver visto tutto quello che era accaduto in serata alla sua domanda ho risposto più o meno così:
“Vedi, in Afghanistan è successo in 9 anni quello che è successo allo stadio stasera. C’è una partita che si deve giocare (che potremmo paragonare al cosiddetto ripristino della democrazia in Afghanistan) e che tutti gli attori più o meno vogliono che si giochi, perché per vari motivi (soldi che girano, biglietti pagati, sponsor da un lato e governi, industria delle armi e scacchiere internazionale di alleanze dall’altro) tutti ne traggono interesse. Poi ci sono le forze dell’ordine ed i soldati, che sono messe lì per fare in modo che la partita in ambo i campi si possa giocare, gli osservatori degli organismi internazionali (UEFA da una parte e ONU dall’altra) che vigilano che tutto vada come deve, e gli ultras (o teppisti che dir si voglia) cattivi che sono come i talebani, e vogliono far saltare tutto per aria: vuoi per farsi vedere in mondovisione e far conoscere i loro slogan nazionalisti anti Kosovo in un caso, o vuoi per mantenere lo status di dominio del campo e la possibilità di mantenere la propria egemonia radicale dall’altro.
Alla fine ieri sera allo stadio è successo ne più ne meno  - con le ovvie differenze – che è successo in questi 9 anni in Afghanistan: si voleva far giocare la partita della democrazia, con gli ultras talebani che tentavano di impedirlo e le forze dell’ordine a tentare di ripristinare il corretto funzionamento del gioco, sotto la guida degli osservatori internazionali. Anche qui un pugno di ultras – teoricamente inferiori per numeri e mezzi – è riuscito ad impedire con petardi e violenza lo svolgimento del match che tutti volevano. Prima hanno tentato di giocare le due squadre in campo, ma gli ultras non l’hanno reso possibile. Poi ha provato a intervenire la polizia, ma non sapeva bene cosa fare perché la posizione della tifoseria e la presenza di famiglie inermi nei settori vicini e nella stessa curva rendeva difficili gli interventi radicali di “estirpazione” dal territorio della frangia violenta. Si era pensato a cariche localizzate, interventi più “decisi”, ma non è stato possibile. Quindi, dopo un po’ di sguardi feroci i poliziotti si sono allontanati e hanno tentato di far ripartire il gioco in campo sperando che tra gli spalti ritornassero la calma e il buonsenso.Ancora invece, petardi dalla curva e minacce di sfondamento negli altri settori hanno fatto fermare il gioco, che comunque era partito in campo vistosamente falsato, con l’arbitro che non fischiava falli alla squadra serba (di cui gli ultras erano teoricamente tifosi) per non far infiammare ancora di più la situazione nella curva. L’unica differenza è che – al contrario di quello che è successo a Kabul – almeno nello stadio le due frange non si sono affrontate  - nemmeno in scaramucce - e non ci sono stati ne morti ne feriti.
Nessuno in campo a quel punto – in quella situazione di stallo – sapeva più che fare. “Dobbiamo giocare – dicevano gli uni – perché fermarsi ora è come dargliela vinta e dimostrare loro che sono i più forti”. “Dobbiamo sospendere – rispondevano gli altri – perché in queste condizioni il gioco comunque sarebbe falsato, e non avrebbe senso: una partita non si può giocare così!”. Gli osservatori internazionali, nota più grave di tutte, non sapevano neanche loro cosa fare, divisi tra le due fazioni.

"The Show must go on”, sembrava essere la  parola d’ordine, anche a dispetto di ciò che accadeva in campo e fuori. Nessuno  - tantomeno il delegato UEFA, carica più alta in grado in quel momento nella scala della diplomazia - ha dichiarato lo stop definitivo alla partita: per due ore è stato un balletto di “si gioca – non si gioca”, con i potenti di turno a decidere come muovere le truppe sul campo per non darla vinta all’opposta fazione. Il balletto non è finito neppure quando l’arbitro scozzese Thomson ha deciso di dire basta a tutto questo, assumendosi la responsabilità che nessuno voleva prendere. “Basta, finisce qui. E’ due ore che siamo fermi e non si va da nessuna parte. Non lo vedete?”: nessuno ha voluto vedere, e si è andati avanti ancora un’ora buona, aspettando che i delegati UEFA, i commissari alla sicurezza e i grandi nomi della FIGC accettassero le decisioni di questo piccolo arbitro che alla fine ha voluto chiudere la partita di testa sua, costringendo gli altri ad andargli dietro.
Beh, vedi, in Afghanistan – a differenza che a Genova – l’arbitro non è ancora arrivato, e si è ancora nella fase in cui tutti vogliono a parole giocare quella maledetta partita. Anche se poi nei fatti nessuno sa come farlo perché gli ultras talebani, pure allontanati con cariche e contrattacchi, sono ancora lì. Anzi, hanno pure guadagnato qualche gradino perché  - come al Ferraris – i giocatori afghani pur di calmarli hanno fatto qualche passo con il loro capitano Karzai lanciando proclami nazionalistici nella loro direzione. Anche se al pubblico e agli osservatori internazionali questo non è piaciuto, non hanno potuto far altro che stare a guardare.
Perché siamo lì? Per far giocare la partita, ci dicono. Perché andiamo con le armi ad una partita? Perché è l’unico modo per farla giocare, ci dicono ancora. Perché non siamo ancora riusciti a farla giocare? Come a Genova, fino ad ora non si è potuto, ne si sa quando si potrà farlo.
Come a Genova infatti, nessuno degli attori impegnati sa bene che fare per sbloccare la situazione, nemmeno gli alti papaveri dell’establishmenti mondiale,  se non sperare che arrivi anche tra le montagne dei pashtun una persona piccola piccola come il signor Thomson a dire che basta, tutto questo non ha senso e non si gioca più.
Lo so, dirai, la cosa non è certo così semplice: una partita di calcio non si può certo paragonare ad una guerra (o missione di pace che dir si voglia) che in 9 anni ha ucciso migliaia di persone. E’ da stupidi cercare analogie tra due cose che sono in fondo completamente diverse. Lì il campo di gioco non è fatto di erba verde, ma di valli e grotte nascoste tra le montagne, gli spettatori non sno migliaia ma milioni di persone inermi, e non si gioca con un pallone ma con mine e fucili, e bombe devastanti. E chissà cosa mi è saltato in testa ieri sera quando ho unito – nel dormiveglia di Porta a Porta e del ministro Frattini che parlava come un fiume in piena – queste due cose così distanti tra loro. Non sapevo bene come spiegartelo, e così mi sembrava quasi logico”.
Però oggi un altro interrogativo non smette di frullarmi in testa, mentre il ministro Frattini ha finito di parlare, Porta a Porta è finito, la notte è passata e a Genova la guerriglia è finita e si contano – adesso sì – anche i feriti: non è che magari  - come a Genova - il signor Thomson in Afghanistan c’era già arrivato, e nessuno dei presenti in campo lo abbia ascoltato?

venerdì 8 ottobre 2010

La politica dell'armonia cinese

IERI:

Silvio Berlusconi al TG1 a commento della visita del premier cinese Wen Jiabao: "Come noi, i governanti cinesi sono fautori della politica del fare e preferiscono affrontare i problemi concreti piuttosto che irrigidirsi su questioni di principio". Il presidente del Consiglio ha rivolto "un apprezzamento ammirato per quanto la Cina sta facendo sul piano internazionale. II primo ministro -ha continuato Berlusconi- la chiama la politica dell'armonia e in tutti i tavoli internazionali la Cina si presenta sempre con una voglia positiva di sedare tutti i contrasti e risolvere tutte le situazioni".

OGGI:
Ecco l'esempio della "politica del fare" cinese che affronta i problemi concreti e promuove la politica dell'armonia: il dissidente cinese Liu Xiaobo vince il premio Nobel per la pace, ed i primi provvedimenti del governo cinese quali sono? L'immediata interruzione della diretta della trasmissione della BBC ed il successivo invio della polizia a casa dalla moglie dell'uomo,che nel frattempo sta scontando una condanna ad 11 anni di carcere per «istigazione alla sovversione» con l'accusa  di essere tra i promotori di Carta08, il documento favorevole alla democrazia che è stato firmato da oltre duemila cittadini cinesi. 

Sono curioso di ascoltare cosa dirà il premier oggi e quale sarà il nuovo paese virtuoso da prendere ad esempio...

giovedì 7 ottobre 2010

Interpretare Bossi

Roma, 6 ott. (Apcom) – “Bisogna sempre interpretare Bossi, io ho la chiave interpretativa e sono assolutamente tranquillo”. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi rispondendo a chi gli chiedeva se la scelta di continuare la legislatura non confligga con le ripetute invocazione delle urne di Umberto Bossi. 

Non so a voi, ma a me quando ho letto ieri questa parole del presidente del Consiglio la prima cosa che è venuta in mente è stata il video qui sotto...



Per la cronaca, sono Bud Spencer e Terence Hill nel film "Non c'è 2 senza 4". Per il commento, secondo me il "linguaggio" del video è anche più comprensibile del linguaggio "bossiano"...e pure con la cultura non ci allontaniamo di tanto...

martedì 5 ottobre 2010

Roberto Saviano a Pavia: cronache dal cortile (+ audio e video)

Ieri sera a Pavia, nella città dove quest'estate è scoppiato il caso 'ndrangheta che ha visto coinvolti il direttore sanitario della Asl Carlo Antonio Ciriaco, l'avvocato e presunto boss capo della reggente della Lombardia Pino Neri e l'assessore cittadino al commercio Pietro Trivi (sospettato di una compravendita di voti), è venuto a parlare in occasione della settimana contro le mafie lo scrittore Roberto Saviano, più conosciuto com l'autore del bastseller "Gomorra": uno che di camorra e di malavita in generale se ne intende parecchio.

Eccezionali per l'occasione le misure di sicurezza. Dicono che Saviano fosse protetto all'ingresso della sala in cui avrebbe dovuto parlare addirittura da tre cordoni diversi di polizia, che filtravano e controllavano la gente prima dell'ingresso. Questo purtroppo non ve lo posso confermare, perchè io mi sono fermato al primo: i giornalisti infatti potevano entrare solo se precedentemente accreditati, e non lavorando al momento per nessun giornale il sospirato accredito non ho potuto farlo.

Così sono rimasto fuori nel cortile, assieme a tantissima altra gente accorsa da ogni dove per sentirlo parlare. Pur da lì però, due o tre cose che ho visto posso raccontarvele lo stesso.

L'impressione più forte è stato il segnale positivo che comunque ha dato la città: per ascoltare lo scrittore sono accorse letteralmente migliaia di persone, che si sono messe in coda per entrare nelle due aule dell'Università dove si svolgeva l'evento (una dove parlava lo scrittore ed un'altra dove era stato predisposto un collegamento video) addirittura dalle 18 del pomeriggio (quando l'orario di inizio era fissato per le 21...). Tanti giovani, anche immigrati, ma - come ha commentato un signore di mezza età - pochi "vecchi": segno come suggeriva che il tema della lotta alla mafia interessa ai giovani e non agli "adulti", rassegnati alla realtà di una corruzione e di una mafia dilagante? Non so dirvelo. 

Le due aule avranno contenuto in tutto forse un migliaio di persone. Fuori, come vedete dalle foto, ce ne saranno state almeno il doppio. Ordinatamente incolonnate fino alle 21, quando sotto la pioggia che nel frattempo aveva cominciato a flagellare il cortile dell'università sono scoppiati un po' di mugugni/tafferugli  alla notizia che la maggior parte della gente sarebbe rimasta fuori. Borbottii e qualche fischio hanno accolto il sindaco ed il presidente della provincia, arrivati all'ultimo e fatti entrare in sala da una porta secondaria in  barba alla coda ferma da ore.

Qualcuno dopo tutto questo ha protestato per la cattiva gestione dell'evento, lamentandosi con gli studenti dell'Unione degli Universitari che armati di uno scalcinato megafono assicuravano il servizio d'ordine: "Viene Saviano e mette solo due aule di università! Lo sapevate che sarebbe venuta tanta gente: non si poteva organizzare l'evento al palasport cittadino o in un'altra sede per far entrare tutti?"

Quello che voglio raccontarvi è stata la risposta di una studentessa dell'Udu, data ad una signora delle più esagitate: "Signora, è vero, si poteva fare forse di più. Ma se a noi dall'Università ci hanno dato solo queste due aule, che cosa potevamo fare?" E poi la chiusa finale: "Il problema è un altro: sono sette anni che organizziamo questa settimana contro la mafie, e a fare questo siamo sempre stati noi studenti da soli. Sono venuti magistrati di grido, intelletuali, politici, e per nessuno c'è mai stata una folla così. La verità, purtroppo, è che tanta gente probabilmente oggi è qui solo per dire "ho visto Saviano", e non per ascoltare davvero ciò che ha da dire o per combattere nel loro piccolo la mafia. Noi ci abbiamo messo un anno per organizzare tutto questo, e Roberto è venuto qui, a Pavia, dove mai nessuno l'aveva invitato prima. Io starò fuori oggi sotto la pioggia come tutti voi, ma sono contenta che un personaggio così importante questa sera sia qui e possa raccontare la sua storia. Forse lo ascolteranno solo mille persone, ma se non ci fossimo stati noi neanche quelle mille oggi avrebbero potuto ascoltarlo. Perchè non vi chiedete piuttosto chi poteva organizzare questo evento meglio ,o prima, e non l'ha fatto? Perchè non vi chiedete perchè il Comune o nessun altra istituzione organizzi mai incontri del genere, e lasci tutto questo solo a un pugno di studenti?  E' questo che dovete domandarvi, prima di prendervela con noi".

La gente, ascoltato lo sfogo, l'ha applaudita forte e non ha più protestato.

E' vero: non so chi abbia organizzato l'evento mettendo a disposizione solo due aule, se l'Università, il Comune, la Polizia per garantire gli standard di sicurezza o chi pr loro. Ma l'interrogativo più forte è stato quello che è rimbalzato dopo nelle teste di tutti: in una città assediata dalla 'ndrangheta, il Comune, le Istituzioni, la politica...dove sono?

 Lo chiedono i giovani, e vorrebbero risposta.

Se fossi riuscito a entrare, l'avrei chiesto a Saviano. Spero che qualcuno l'abbia fatto per me.

Qui comunque trovate i due articoli sulla serata del quotidiano La Provincia Pavese: il primo sull'intervento di Saviano qui, ed il secondo sulla folla accorsa qui. Dal cortile purtroppo non potevo fare di più.

UPDATE: mi hanno segnalato che gli mp3 dell'intervento introduttivo di Roberto Saviano sono ascoltabili e scaricabili dal sito de Il Ticino.net, a questo link. (Grazie Elia!).

Qui invece trovate un'altra voce indignata: sullo schermo della principale piazza cittadina (che volendo poteva essere collegato all'aula dove parlava lo scrittore) infatti cosa trasmettevano anzichè lo streaming dell'evento che mille persone avrebbero voluto vedere? La replica di una partita del Pavia calcio!

UPDATE 2: Qui i servizi video di Telepaviaweb sulla serata:  il video introduttivo (accessibile cliccando qui) ed il secondo con un estratto del suo intervento (cliccando qui)

UPDATE 3: Dal blog di Stefano Pallaroni un riassunto delle parole dette da Saviano nel corso della serata di ieri, disponibile cliccando qui. Che dire: peccato per chi non è potuto entrare...

Quel che è giusto è giusto (?)

Per la serie "le offerte di lavoro più assurde del mondo" guardatevi questa comparsa oggi a questo indirizzo qui. (clicca sull'immagine per vederla ingrandita)



Com'è la retribuzione? Semplicemente..."giusta"!

Sarei solo curioso di vedere se il mio "giusto" corrisponde al loro...

(grazie a Michela per la segnalazione!)