venerdì 21 dicembre 2007

L'ultimo post del 2007 (?) : "Kiwi".

Visto che forse questo sarà l'ultimo post del 2007 volevo chiuderlo in bellezza...

Vi ricordate di "Kiwi", il cartone animato che vinse gli "Youtube Video Award" lo scorso anno? Raccontava la breve storia di un kiwi disposto a tutto pur di provare almeno una volta l'emozione di volare...
Ve lo riposto qui di sotto in versione originale: chi non ne coglie la poesia...E' SENZA PAROLE!



BUON NATALE E BUON 2008 A TUTTI, ANCORA!

Gig:)

Post veloce di auguri! Buon Natale e buon 2008 a tutti!

Mi ero prefisso di fare un bel post per natale, magari dando catene e catene di link utili per i vari bigliettini di auguri, cazzate e roba varia dell'ultimo minuto, ma visto che anche le ultime ore dell'ultimo giorno ci hanno fatto fare lezione non ci sono riuscito... Per cui auguro solo Buon Natale e Buon 2008 a tutti coloro che si collegheranno di qui al 7 gennaio: l'università difatti rimarrà chiusa, e salvo novità dell'ultimo minuto non avrò Internet fino a dopo le vacanze...

Di tutte le cazzate però tre almeno ve le voglio postare: una sono gli auguri che mi ha mandato la mia amica e "collega" Giulia, e che potete trovare cliccando
qui: se dopo questo non riuscirete più a mangiare il vostro panettone/pandoro (può succedere) non date la colpa a me... Un'altra è la simpatica cartolina di auguri del "Grande Vecio" Marco: la trovate qui! (L'ho dovuta coprire, altrimenti sai le repressioni dell'ala femminista...), mentre la terza è una cartolina carina dal sito di Bastardidentro (basta cliccare qui).

Buon Natale e buon anno nuovo!

See you soon!


giovedì 20 dicembre 2007

Reportage dall'incontro con la stampa del consiglio regionale veneto (ovvero: la grande abbuffata)

Ieri finalmente l'evento dell'anno della stampa veneta: il tradizionale incontro di fine anno del Consiglio regionale Veneto con la stampa! Ore 12:30, Palazzo Ferro-Fini, di fronte alla Chiesa della Salute a Venezia.

Il vostro reporter infiltrato sotto la copertura di studente del master di giornalismo di Padova ci è andato per voi. Qui è il comunicato con cui il Consiglio ha riassunto l'evento. Ma questo è quello che è accaduto realmente e chei media presenti non vi hanno mostrato...

Questo è quello che hanno visto tutti: una conferenza, durata circa mezzora, con il presidente dell'Ordine dei Giornalisti veneto Amadori, il presidente del consiglio Finozzi, la vicepresidente del sindacato di cui non mi ricordo il nome, e altri. Le cose uscite sono state sempre le solite: "abbiamo fatto tanto ma c'è ancora tanto da fare" (dai, davvero?), "Il precariato nel giornalismo avanza sempre di più e deve essere contrastato" (nuovissima novità, poveri illusi), "Questi bastardi degli editori non vogliono firmare il contratto, e noi continueremo la lotta per averlo" (compagni, pugno chiuso!) , consegna di premi simbolici vari (un mappamondo trasparente per simboleggiare la trasparenza dell'informazione...) , lode alla scuola per giornalisti praticanti Dino Buzzati tenuta dall'Ordine veneto, oblio totale per il nostro master che pur essendo l'unico veneto non viene nemmeno citato!

Due note di colore per chiudere sull'evento: su una cinquantina di giornalisti presenti, mentre dal palco si parla di precariato dei giovani e stipendi da fame, più del 50% dei presenti ha i capelli bianchi o non li ha proprio e fa più casino dei pochi "giovani" presenti. Per quanto riguarda le donne (Silvia, questa è per te) in tutta la sala non credo che arrivassero al 20% del totale, questa volta sì perlopiù giovani.

All'improvviso la platea rumoreggia, e il convegno si chiude, mentre tutti i giornalisti cominciano a scappare...

...ma verso dove?!?

Verso la vera ragione della partecipazione al "saluto alla stampa": questa!


Il MEGA-BUFFET offerto dalla Regione Veneto ai presenti! Un tavolone con almeno 6-7000 euro di mangerecce, tra le quali: gran misto di pesce, patate al forno, lasagne al forno, polenta, straccetti in salsa, polpette ai funghi (divine!), baccalà mantecato, porchetta e salumi vari, fagiolini e altri contorni, insalate miste, pesce fritto e altro, su cui i giornalisti si avventano come faine (me compreso, lo riconosco!)


Ah, dimenticavo bere e antipasto! Antipasto con tartine varie, Prosecco, spumante e Bellini e bere in quantità con svariate bottiglie di vino per ogni gusto! Dal rosso al bianco al prosecco, il tutto servito da almeno 5 camerieri tutti in divisa con frac e marsina!

Il nostro master padovano, pur essendo stato deliberatamente ignorato, si è difeso valorosamente con i suoi reparti speciali di mandibole d'assalto. E tra noi e il resto della stampa veneta, alla fine dopo tre giri di ricarica del tavolo del buffet rimaneva questo:

E di me? Beh, di me rimaneva questo...

Alla fine della colossale spanzata d'improvviso tutti i giornalisti spariscono come vampiri all'apparir dell'alba, per tornare al proprio lavoro o ad un più probabile pisolino digestivo. Non prima però di aver ritirato l'omaggio-ricordo della fantastica giornata: il libro "Proverbi veneti" di Gian Antonio Cibotto, piccolo volumetto Giunti Editore da 7,90 euro a copia.

Anche qui scoppia un caso, anzi due. I giornalisti più anziani presenti all'incontro si lamentano per il "braccino corto" della Regione, visto che l'anno prima il regalo era stato il libro delle "Opere Scelte" di Meneghello, nell'edizione dei Meridiani Mondadori da 55 euro a collo! Il collega Raffaele Riverso (nella foto sopra), calabrese di vicino Soverato, si lamenta perchè si sente vittima di un atto di razzismo. "Come se ne fa un calabrese di un libro di proverbi veneti?". Domanda che fa il paio con "Che cosa ci fa un calabrese nell'elenco dell'Ordine dei giornalisti del Veneto?". Mistero... :)

La giornata finisce così con una passeggiata a Venezia, e un ritorno in treno in cui la metà di noi cede alla digestione e ronfa amabilmente in treno... E' in lavorazione un video su questo, che posterò qui sotto appena possibile.

Per finire, la foto dei coraggiosi del master di giornalismo di Padova!
Per poter dire. io c'ero! Da sinistra verso destra rispettivamente io, Laura Proietti, Enzo Di Masi, Lucia Panagini, Alberto Gallo, Raffaele Riverso e Alessandro Mileti in basso. Poi, extra-foto perchè fuggiti in atmosfera romantica alla ricerca di un'inesistente mostra a Palazzo Grassi: Francesca Terranova ed Enrico Albertini. Ora non manca più nessuno direi... I liocorni ce li sèmo magnati al buffet...


Un saluto a tutti, e a presto con il racconto della prossima uscita!

Ultimo aggiornamento 03-01.2008: il video è arrivato! Riveduto e mixato da Alessandro Mileti (l'accucciato a destra nella foto) ecco a voi "Dreaming one "last tango" on Liberty Bridge"! Lievemente diverso da come era partito...ma i commenti li lascio a voi! Enjoy, e a questo punto...buon 2008 a tutti!



martedì 18 dicembre 2007

Niente... [aggiornamenti vari]

Niente... A distanza di più di 24 ore Ahmadinejad ancora non ha pubblicato il mio commento... forse perchè è ancora impegnato nel suo tour alla Mecca: io comunque aspetto fiducioso...

Nel frattempo, per quelli che dubiatavano, annuncio che il boicottaggio della panetteria Pavin di Padova è ancora vivo e vegeto da parte mia, da quel 29 novembre, nonostante le poche adesioni riscontrate. Ma anche qui spero fiducioso: io non demordo...

Per il resto domani sarò in Regione a Venezia, a palazzo Ferro Fini, per il tradizionale incontro con la stampa di fine anno: se è come l'anno scorso si annuncia una magnata di proporzioni epiche... Porterò la digitale e poi posterò le foto qui sul blog, così vedrete anche voi!

Domani quindi niente post mi sa...

Ci vediamo giovedì! :)

10 anni di Blog!

10 anni di blog! E si e no tre mesi di questo...

Comunque sia, buon compleanno!

Qui sotto l'articolo di Repubblica.it sulla loro storia, e prima o poi vi prometto che metterò anche la mia tesi di laurea....



Ogni giorno ne nascono circa 175mila di nuovi, sono 113 milioni
1.6 di articoli al secondo. I consigli della rivista "Wired"

Blog, 10 anni per cambiare il web
a caccia di notizie e tendenze

di RICCARDO BAGNATO


NEGLI ULTIMI dieci anni hanno cambiato il volto della rete. E oggi festeggiano il loro compleanno. Chiamateli diari online, personal homepage, o più comunemente come sono conosciuti oggi: blog. Sta di fatto che che ogni giorno ne nascono circa 175mila di nuovi, per un totale di circa 113 milioni a dicembre 2007, che pubblicano quotidianamente 1.6 milioni di articoli": Sempre secondo il sito Technorati.com, i blog parlano principalmente giapponese (37%), inglese (36%), cinese (8%), e, sorpresa l'italiano (3%), a pari merito con lo spagnolo.

A dieci anni di distanza, da quel 17 dicembre 1997 quando Jorn Barger coniò la parola "weblog" (da cui è derivato il termine "blog"), il fenomeno è cresciuto a tal punto da non necessitare più lunghe e incomprensibili spiegazioni. I blog informano, denunciano, scoprono. Sono parte ormai integrante dell'informazione online. Ma sono anche un prezioso strumento per capire gusti, mode, interessi di una fetta sempre più importante di nuovi consumatori ed elettori. Nessuna delle principali dotcom mondiali si è fatta sfuggire l'occasione. E nessun candidato alla Casa Bianca ha omesso di promuovere online un proprio blog in occasione delle future elezioni per la presidenza degli Stati Uniti. Alcuni hanno comprato una piattaforma di blog già esistente - come fece Google comprando Blogger.com nel lontano 2003 - altri se la sono costruita in proprio.

E oggi, proprio nel giorno del compleanno del weblog, Jorn Barger ne approfitta per pubblicare sulla nota rivista "Wired" dieci consigli destinati a tutti i blogger. "Un vero weblog" scrive Barger "è l'insieme di tutti link che si intende salvare e condividere". Per questo bisogna evitare che il numero di articoli pubblicati sia superiore a quello dei link, tipico indicatore - avverte il guru - di scarsa umiltà: molto spesso ciò che si vuole pubblicare in realtà è stato già pubblicato altrove. E ancora: è importante citare la fonte, aggiornare di tanto in tanto i propri link preferiti, scegliere alcuni blogger con cui rimanere collegati attraverso applicazioni e strumenti come possono essere gli Rss. Infine avvertire dell'esistenza di eventuali formattazioni non standard o della presenza di file di dimensioni eccezionali. Insomma, buon senso, e il successo è garantito.

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...più il piccolo intervento, sempre su Repubblica.it, di Vittorio Zambardino!

Australia: squalo morde sedere a surfista (che sfiga!).

Per la serie "Storie talmente assurde da essere vere":

AUSTRALIA - SQUALO MORDE SEDERE A SURFISTA (Ansa)

SYDNEY - Un surfista è stato ricoverato in ospedale dopo che uno squalo lo ha morso sul sedere. E' accaduto stamattina al largo di una spiaggia vicino a Newcastle, un centinaio di chilometri a nord di Sydney. "Stavo nuotando per tornare al largo con la tavola, non mi sono accorto dello squalo che si avvicinava né l'ho visto dopo che mi ha morso", ha detto il surfista australiano di 31 anni ai medici che lo hanno medicato e, letteralmente, 'ricucito'. L'uomo, che era stato soccorso da un pescatore, è ora in condizioni stabili. Ma la ferita non era da poco tanto che potrebbe essere necessario un intervento per "rimodellare" il didietro.

Confessioni di un assaggiatore di biscotti.

Qualche tempo fa (un mese o poco di più) ho fatto per un poco un mestiere che credevo esistesse solo nei fumetti di Topolino, quello tanto sognato dall'oca Ciccio, l'aiutante di Nonna papera: l'assaggiatore di biscotti. E mi sono venute in mente due xcose che vi voglio raccontare...

La storia andò più o meno così: un'azienda di ricerche di marketing qui di Padova (non chiedetemi il nome...) per cui avevo lavorato ogni tanto chiama me e dei miei amici per fare quello che in gergo viene chiamato "product testing": in pratica un'azienda che sta per lanciare sul mercato un prodotto nuovo prima lo fa testare insieme ai diretti concorrenti ad un campione di persone per sapere cosa ne pensino.
I prodotti erano biscotti, e visto che 1) si mangiava gratis e 2) si era pure pagati per farlo (quando ti succede?!?) ovviamente eravamo tutti entusiasti!

Per il test fummo sistemati in un piccolo ufficetto con altre tre persone: erano tre tavoli con tre tipi di biscotti diversi (la denominazione ufficiale Mulino Bianco era: "cuor di mela", "sfogliatine all'albicocca" e "abbracci panna e cacao"). I biscotti erano una decina per ogni tipo, chiusi in sacchetti diversi senza segni di riconoscimento, che avremmo dovuto provare uno alla volta. Il giudizio lo dovevamo dare in un questionario dove erano valutati, con giudizi da 1 (scarso) a 5 (ottimo) rispettivamente: colore, profumo, sapore, durezza/friabilità, con in aggiunta un giudizio sulla nostra intenzione di acquisto o meno dopo la prova sempre da 1 a 5.

Ora: due considerazioni. Primo:dopo che assaggi tre-quattro biscotti di un tipo, gli altri smettono tutti di avere sapore e dopo 10-15 assaggi sei talmente pieno che semplicemente non vedi l'ora di finire tutto, e in bocca non distingui più niente. Anche perchè alcuni erano definibili semplicemente con un solo aggettivo: chimici. Dei vari panna, cacao, albicocca (che nessuno di noi è riuscito a sentire) penso che forse solo in due contenessero effettivamente quello che dicevano. Seconda cosa: certe valutazioni erano secondo me e gli altri senza senso. Come lo valuti il colore di un biscotto?!? "No, mi piacerebbe un po' più tendente al Terra di Siena... Forse un attimo più Mogano non sarebbe male...".
In pratica, ci siamo accorti, tutti facevamo riferimento ad un color "biscotto standard" che manco sapevamo cosa fosse, se non credo il classico frollino del Mulino Bianco che ci hanno sempre descritto come il più naturale e genuino di tutti.

Alla fine del test poi ho cominciato a pensare ai risultati che il test avrebbe avuto.
L'azienda che distribuirà il prodotto lo cambierà seguendo le indicazioni di gente che secondo me del prodotto ha capito molto poco, dopo averne assaggiati altri 40. E quanto varrà questo test fatto così?
Io per curiosità ho provato a testarmi da solo. Dopo aver finito tutto il test ne ho ripreso e riassaggiato tutti i biscotti che avevo provato per primi, e ho fatto fare la stessa cosa anche agli altri. Il risultato? COMPLETAMENTE DIVERSO! Perchè a quel punto ne avevamo assaggiati altri che erano più buoni o meno, e alla fine veniva da pensare "sì, ma se lo confronto con quell'altro forse l'ho valutato male, meglio cambiare và...."

Alla fine ci hanno pagato non in soldi ma in biscotti. Tre pacchetti a testa, tutti belli colorati e appettitosi, con le loro splendide illustrazioni che rendono delle pastafrolle più belle e sgargianti di Monica Bellucci in un calendario senza veli. Ma poi...avete mai guardato l'etichetta di quello che mangiate? Formule arcane come "colorante E122, esaltatore di sapidità, aggregante, etc" in quelle confezioni erano dappertutto!

E qui la rivelazione: queste cose forse le hanno messe per dare retta a dei test fatti nello stesso modo da gente come me, prima di me! E i prossimi aggreganti, esaltatori, coloranti, etc, verranno messi per seguire le indicazioni di colore, sapore e densità che gli ho dato io! Io che cercavo un biscotto naturale, in realtà ho finito per crearne uno ancora più chimico!

poi su Internet trovo questo:

Che ne dite di un robot per testare dei biscotti? La United Biscuit che ha ripreso la pubblicità dei suoi McVIties, mi fa tornare sul tema del food design. Siamo proprio nei laboratori della United Biscuit, l’azienda anglosassone produttrice. Alla ricerca di cibi tecnologicamente perfetti come l’innovativo biscotto al cioccolato per il cui studio si è addirittura progettato il nuovo robot che riproduce la masticazione umana e permette di collaudare in quanto tempo si sbriciola un biscotto in relazione al suo peso. Si tratta di un Crumb test per studiare ‘the mechanical textural attribute relating to a low level of work required to break a biscuit into small fragments"s. Avreste mai detto che accadono questi tests? Dicono che il robot sia infaticabile! e soprattutto non perde l’appetito.

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Forse è per questo che i robot stanno finendo dappertutto ora come ora, e arrivando anche in campi dove non si sarebbe mai immaginato. Loro rispetto a noi hanno 2 vantaggi: non pensano, e quindi non possono riflettere su ciò che fanno, e soprattutto non sono responsabili di nulla di ciò che viene detto loro di fare.

Vado mangiarmi un biscotto: magari è quello che ho creato io, e col senno di poi non mi piacerà neanche...

lunedì 17 dicembre 2007

Morire per lavoro: lettera di un operaio già morto.


"Salve, sono un operaio. Sì esistiamo ancora, ma non abbiate paura: io sono già morto. Oggi sfilerete per la mia città con il lutto al braccio, osserverete qualche minuto di silenzio e deporrete fiori per ricordare me e i miei tre compagni di lavoro scomparsi in quell'inferno di fabbrica. Ma noi eravamo già morti, bruciati nell'animo dall'indifferenza.

Non potete immaginare cosa voglia dire lavorare per sedici ore consecutive tra il rumore, la puzza di combustibile e un calore che ti scioglie le ossa e ogni pensiero. Dopo una decina di ore non capisci più quello che stai facendo. Vai avanti per inerzia con gesti automatici e a morire nemmeno ci pensi. Perché morire lavorando è la cosa più assurda che ti possa succedere. Magari ci scherzi su col caposquadra, che ti lancia un'occhiata paterna e bonaria prima di dirti «Badòla, torna a lavorare!», perché ha la commissione da terminare e in fretta. Già, le commissioni. Qui parlavano tanto di smantellamento, eppure continuavano a dirottare su Torino tante di quelle lavorazioni che ho ormai perso il conto. Ufficialmente, però, stavamo smantellando. Così, qualcuno di noi si ritrovava pure a fare le pulizie. Altro che operai specializzati. Schiavi a ore, ecco cos'eravamo.

Capita poi un giorno che per il sovraccarico di lavoro scoppi un tubo pieno di olio lubrificante. Quei tubi che ti avvolgono come un boa per tutta la fabbrica, ma mica ci pensi che potrebbero stringerti in un atroce finale. L'olio si è incendiato quasi subito e, ve lo assicuro, vedere i propri amici, i propri compagni di sudore, quelli di cui conosci mogli, figli... Vederli arsi vivi, beh, ti uccide ancor prima di essere morto. Per me è stato così, almeno. Non mi sono nemmeno accorto che stavo facendo la loro stessa fine.
È strano, sapete? Dopo i primi istanti di dolore, in cui vorresti strapparti il cuore, non senti più nulla. Il fuoco purifica, ma soprattutto ti brucia tutte le terminazioni nervose della pelle e non senti più dolore. Almeno così dicevano i medici mentre cercavano di staccarmi i vestiti, che si erano ormai fusi sulla mia pelle. Un paio di giorni di agonia e poi via, nemmeno il tempo per una lacrima. Tanto non l'avrei sentita rigarmi la faccia.

Ora è finita, ho timbrato il cartellino per l'ultima volta mercoledì 5 dicembre. Avevo 26 anni ed ero operaio. Non esistevo prima e tra qualche giorno non esisterò più".


Il presidente iraniano Ahmadinejad ha un blog!

Mahmoud Ahmadinejad, il detestato (dall'America) presidente della Repubblica Iraniana ha un blog! L'indirizzo? http://www.ahmadinejad.ir/!

Non lo sapevo! L'ho scoperto oggi leggendo l'articolo del Corriere che ne parlava, tra l'esaltazione degli auguri di Natale pubblicati recentemente (a dire il vero sarebbero gli auguri al profeta Gesù, ma...) e l'altro dubbio che serpeggia tra un po' tutti i blogger: Ahmadinejad censurerà i commenti negativi come Mastella?

All'apparenza in tutte le 4 lingue in cui è tradotto il blog (inglese, francese, arabo e farsi) pare di no, visto che compaiono (guardacaso scritti da due americani) un simpatico "Die slow..." e un'ancor più incisivo "You are a nigger...". Ma il dubbio rimane, perchè conoscendo gli americani magari ci si aspetterebbe anche di peggio.

Leggendo invece i commenti dei "vicini di casa" arabi, la prospettiva su Ahmadinejad cambia, e non di poco! Un blogger iraniano comincia il suo post di commento con un riverente e altisonante "His excellency, it gives me immense pleasure to visit your site and post my comments this fabulous blog of a leader of free world not only islamic world", mentre un libanese scrive sinteticamente "Mr. President; Congratulations on your recent victory. I dont know much about you, and what I do know about you comes from many conflicting sources, but I wish you good health", e un canadese addirittura "I knew you were telling the truth".

Forse era proprio questo l'effetto che il presidente iraniano intendeva dare: dimostrare che il mondo arabo è con lui, indipendentemente da tutto quello che l'America può dire. Poi si vedrà dai commenti, man mano che il blog si diffonderà...

Per curiosità ho provato a lasciare un commento al suo ultimo post, dando il via libera alla pubblicazione in chiaro sul sito. Post naturalmente senza niente di offensivo, solo con un augurio al presidente nella sua avventura sul web, con in aggiunta un appello alla libertà di "blogging" nel suo paese. Ora aspetto di vedere se me lo pubblicano, poi vi farò sapere...

Intanto comunque una curiosità: dappertutto insegnano che lo stile di scrittura su Internet deve essere stringato, lineare e possibilmente comprensivo dell'utilizzo delle possibilità del mezzo (uso dei link, inserimento di video e immagini, commenti, etc). L'ultimo post del presidente iraniano sul blog, a data 1-12-2007 è invece un pezzo lunghissimo, senza nè immagini, nè link nè nulla di tutto ciò che si è detto prima. Evito di pubblicarlo integralmente perchè è veramente lunghissimo! Per curiosità sono andato a misurarne la lunghezza con un Copia&Incolla su Word: il risultato è stato 9 pagine dense di 4926 parole, per un totale di 23.446 caratteri spazi esclusi che sale a 28.467 aggiungendo anche questi. Praticamente una tesina universitaria! Pubblicato, sempre secondo il blog, alle 22:21. Io vorrei sapere quanto ci ha messo a scriverlo...

Aspettando il piccolo risultato della pubblicazione o meno del mio commento, qui sotto pubblico l'articolo del Corriere in versione integrale disponibile qui.

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Il presidente iraniano tiene un diario su Internet

AHMADINEJAD, AUGURI DI NATALE DAL BLOG

E tra gli interventi c'è chi lo riempie di insulti

Chissà cosa scriverà Mahmoud Ahmadinejad del suo «storico » pellegrinaggio alla Mecca. Proprio oggi, il devoto e superconservatore presidente d'Iran sarà il primo leader della Repubblica Islamica a entrare nel recinto della Kaaba, su invito di re Abdullah. Davvero uno storico riavvicinamento tra i due Paesi. Ma anche un ottimo argomento per un blogger quale è ormai l'ex sindaco di Teheran. Che in linea con la sua filosofia di «uomo qualunque » (giacchetta color topo da grandi magazzini, compleanni con gli ex vicini in un quartiere popolare, tappeti preziosi tolti dal palazzo dove ora vive) ha deciso di adeguarsi alla moda di Internet aprendo un suo sito. Il lancio di «www.ahmadinejad.ir» ha sorpreso molti, lo scorso anno. Ancor più, i nuovi argomenti comparsi sul blog in questi giorni dopo una pausa di vari mesi («scusatemi, ho passato tanto tempo a leggere i vostri messaggi, non ne avevo per scrivere »). Nell'Iran khomeinista dove giornali, tv, discorsi pubblici (e non) sono oggetto di censura, i blog sono fioriti più che altrove. I tentativi del regime di reprimerli anche. Ma se qualche ayatollah o hojatollah progressista aveva già scelto la Rete per comunicare con il mondo (primo tra tutti l'ex vicepresidente Mohammad Abtahi), l'ala dura rappresentata proprio da Ahmadinejad sembrava ben lontana da blog e affini. E invece ecco il sito, in farsi, arabo, inglese e francese. Con qualche sorpresa. Che sia solo propaganda, o riveli l'altra faccia di Mahmoud l'Oscuro (come qualcuno lo chiama), il blog presidenziale è infatti molto più moderato di quanto si immagini. «Auguri di Buon Natale a tutti! Le più sincere congratulazioni per la nascita del Santo Profeta, il Messia Gesù, pace sia su di lui», scrive Ahmadinejad, forse di buon umore per il venir meno della minaccia bellica, e in perfetto spirito ecumenico. «Che gioia quando un gruppetto di studenti mi ha insultato, in totale libertà, all'università Amir Kabir. Mi ha ricordato i miei giorni da studente, prima della rivoluzione», dice di una protesta finita in realtà con l'arresto di alcuni contestatori. E poi una lunga risposta a una «rispettabile signora americana », madre di un ragazzo morto in Iraq. Dice di «esserle vicino», attacca «chi ha spedito quel ragazzo a opprimere gli iracheni», «rispetta tutti i popoli, anche quello americano, ma non i governanti avidi». Infine, con una certa ironia (inconsapevole?), spiega alla «venerabile madre» di averle risposto sul blog e non via email per evitarle problemi, «nel caso qualche agente spiasse i privati cittadini americani e li controllasse illegalmente».

Ironica (certo inconsapevolmente) è stata anche la censura di cui è stato oggetto il blog presidenziale qualche tempo fa, quando una «retata telematica» dell'Irshad (il potente ministero della Cultura islamica) ha oscurato per un giorno anche il suo sito. Ma Mahmoud di questo non ha scritto. Piuttosto, come ha ammesso, ha preferito leggere e pubblicare la «valanga» di messaggi arrivategli. Compresi quelli che gli augurano «muori lentamente », lo chiamano «orribile essere umano», lo definiscono «ritardato mentale, ti bombarderemo». Adesso, però, il presidente blogger è tornato a scrivere. E si attende, appunto, un resoconto del suo hajj e (forse) del suo debutto da attore nel film che il regista Oliver Stone ha appena avuto il permesso di girare su di lui. Meno probabile che commenti gli arresti delle femministe e dei dissidenti, le tante censure che continuano. Ma potrebbe anche stupire tutti. E raccontare anche questo, a modo suo.

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Girando su Internet poi ho trovato un'altro paio di siti, che penso sia utile visitare. Uno è questo (http://www.iranpressnews.com/english/), sito che diffonde notizie dall'Iran sponsorizzato dall'ABF, ente per la promozione dei diritti umani e della diffusione della democrazia in Iran.

L'altro è questo qui (http://irandemocraticoweb.blogspot.com/) promosso dall'Aid (Agenzia per un Iran Democratico), che nel sito si definisce come un' "organo di informazione autonoma e indipendente. Ha il dovere di divulgare tutte le notizie, informazioni, avvenimenti e commenti inerenti alla volonta’ del popolo iraniano per un cambiamento democratico".

Tutti e due hanno una cosa in comune: descrivono un Iran che nel blog di Ahmadinejad non c'è, fatto di forze di sicurezza, censura, polizia segreta, violenze e violazioni sistematiche di diritti umani. Forse se mi pubblicano il primo scriverò un secondo post ad Ahmadinejad chiedendogli di guardarli e di darmi un parere.

Aspettando che ne parli lui, guardateli voi intanto.

Ambedue i volti dell'Iran hanno il diritto di essere guardati, indipendentemente dal nome di chi li scrive.


venerdì 14 dicembre 2007

Certificato originale! Questo blog è..."Chuck Norris Approved"!

Da oggi una nuova garanzia per gli utenti di Calle del vento!

Il blog a partire da ora è ufficialmente "Chuck Norris Approved"! (vedere sezione "bollini e varie" in basso a destra)

La protezione al vostro computer mentre sarete a navigare in questo blog verrà garantita da Chuck in persona, e nessun virus oserà intrufolarsi da qui nel vostro Hard Disk: "Lui" lo impedirà!

Chi è Chuck Norris?!?!? Andate a vedere qui le sue epiche gesta...


Buona navigazione a tutti!


ps: una cazzata ogni tanto ci vuole... non si può essere seri sempre...

Quanto vale per lo Stato la libertà di un giornalista? 200 euro al giorno.

Dal sito dell'ordine dei giornalisti, pubblicato in data 19 dicembre. Lo volevo postare prima, ma non so perchè ultimamente la mia rete soffre sempre di più di rallentamenti diffusi dalle 4 di pomeriggio in poi e non ho ancora scoperto perchè. Mi starà mica spiando la Cia? Mah...


Piccola altra considerazione di chiusa: li dessero a me 200 euro al giorno sarei anche felice... Per il momento sogno e basta... :)

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DEL BOCA (presidente Odg): "PER L'AVVOCATURA DELLO STATO LA LIBERTA' DI UN GIORNALISTA VALE 200 EURO AL GIORNO".

Quanto vale la libertà personale di un giornalista? E quanto il diritto a svolgere quotidianamente il suo lavoro? Secondo l'Avvocatura di Stato, duecento euro al giorno. “Non sembra proprio che lo Stato tenga in grande considerazione il nostro mestiere”, il commento amaro del presidente dell'Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca. “Quando un magistrato cita un giornalista per diffamazione a mezzo stampa – ha aggiunto Del Boca – i tribunali decretano risarcimenti per decine di migliaia di euro e, per di più, rendono la decisione immediatamente esecutiva. Se si tratta del contrario cioè di un giudice che sbaglia - e vistosamente, per considerazione della Suprema Corte - perché devono valere criteri così palesemente difformi e umilianti?”.


Questi i fatti. Il 7 aprile 2006 il cronista della Nazione Mario Spezi (nella foto sotto a sinistra), da anni impegnato a seguire per il suo giornale le terribili vicende del cosiddetto “mostro di Firenze”, viene arrestato con l'accusa di depistaggio delle indagini sull'omicidio di Francesco Narducci, un medico perugino coinvolto nell'inchiesta relativa ai presunti mandanti dei delitti del “mostro”. Spezi trascorre 23 giorni in carcere: una detenzione definita dalla Corte di Cassazione, nella sentenza di scarcerazione, “ illegale ed ingiustificata”.

Talmente ingiusta da provocare anche l'intervento del Committee to Protect Journalists, di New York, che scrive all’allora premier Berlusconi chiedendo “la liberazione di un giornalista incarcerato per aver fatto il suo mestiere meglio di altri, un giornalista coraggioso che non si è lasciato intimidire da accuse e denunce”.


Uscito dal carcere, Mario Spezi così commenta la sua prigionia: “Sono stato vittima dell’inquisizione, nessuno mi restituirà questi 23 giorni trascorsi in galera”. E avvia la procedura per il risarcimento per ingiusta detenzione.

Nei giorni scorsi, il 14 novembre, la prima udienza. Ed anche la prima sorpresa. L'Avvocatura di Stato si costituisce contro Mario Spezi ed offre un risarcimento di danni di 4.500 euro. Pari, appunto, a circa 200 euro al giorno.

Una decisione davvero singolare, anche perché è raro che l’Avvocato dello Stato si costituisca contro un privato cittadino, in questo caso giornalista.


L'ultima parola spetta ovviamente al magistrato che si è riservato di decidere.


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Vi terrò informati...


giovedì 13 dicembre 2007

Frase del giorno - Egisto Corradi

Dedicato alla conversazione con il collega di master Daniele Chiti di ieri sera, durata tra birra e whisky fino alle 5:30 di mattina. Svegliarsi oggi è stata dura...

"Il vero giornalismo è quello che si pratica con la suola delle scarpe".

Egisto Corradi (1914 - 1990)

mercoledì 12 dicembre 2007

Esame di Stato di Giornalismo: finalmente in pensione la macchina da scrivere?

Grandi novità per chi si appresta a dare l'esame di ammissione per giornalisti professionisti: pare che si siano finalmente decisi ad eliminare la macchina da scrivere!

Per chi non è pratico della cosa, riassumo solo dicendo che fino ad oggi l'esame (ufficialmente onde evitare fenomeni di brogli e copiatura) era da farenelle parti scritte obbligatoriamente con la macchina da scrivere.
Il che comportava in genere non pochi problemi logistici, quali 1) trovare la suddetta macchina (provateci voi...), 2) imparare ad usarla (battere un testo al computer e batterlo a macchina non sono proprio la stessa cosa...) e 3)
diventare esperti nella difficile arte della riparazione veloce della suddetta (immaginatevi se si blocca proprio nel bel mezzo dell'esame!).

Che nell'era del computer si dovesse ancora scrivere con una Lettera 22 era già un anacronismo di per sè, ma dopo anni di richieste pare che questi problemi siano finalmente superati

La notizia è stata data oggi dal sito dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, con questo comunicato che riporto integrale:

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti esprime soddisfazione per l’ approvazione da parte della Camera dei Deputati di una norma che consentirà di mettere a meritato riposo la macchina per scrivere.

La Commissione Cultura, infatti, ha varato in sede legislativa una norma che permetterà di usare, in occasione degli esami di idoneità professionale, i computer con tutte le garanzie necessarie.

Il Cnog ritiene doveroso ringraziare pubblicamente il presidente della Camera dei Deputati, On. Fausto Bertinotti, i presidenti della Commissione Cultura, On. Pietro Folena, e della Commissione Giustizia, On. Pino Pisicchio, e tutti i parlamentari che hanno sottoscritto la proposta.

Il Consiglio ringrazia anche il Governo, e in particolare il sottosegretario Ricardo Levi, e tutti i gruppi parlamentari per una decisione che consentirà un approccio moderno alla professione.


In attesa di sapere da quale sessione di esame sarà applicata la norma (essendo una legge, penso direttamente dalla prossima) un in bocca al lupo a tutti coloro che lo sosterranno!


Il 2007 dell'Associated Press

Ancora foto, e di altissima qualità. Stavolta a fornirle è l'agenzia Ap (Associated Press) che dal sito di Repubblica lancia il "suo" 2007.

Le gallerie di foto sul sito sono due, divise in esteri e sport, una volta tanto anche con un minimo di titolazione.

Per chi è appassionato di fotografia o per chi (come me) si diverte ogni tanto a guardare qualche foto fatta bene...buona visione!

Se ne trovate altre segnalatemele!


Quando lo stage è una trappola. L'inchiesta di Repubblica.

E' uscito ieri su Repubblica.it, ma non avevo fatto in tempo a metterlo: lo riporto in versione integrale, così vi potete leggere tutto quanto. L'ennesima inchiesta sul mondo-truffa degli stage e dei contratti co.co.pro. e a progetto...

Io personalmente di stage mi ricordo l'ultimo: due mesi all'Agr (Agenzia Giornalistica del Corriere della Sera), uno di quelli che ti "obbligano" a fare per poter conseguire il praticantato giornalistico. Delizie per alcuni versi, perchè certe volte sono l'unica occasione di entrare in redazioni dove altrimenti non potresti mai nemmeno mettere piede (Lavorare al Corriere?!? Magari!!!!) e croce per altri, perchè siccome gli stage sono obbligatori (se vuoi il praticantato devi farlo, e basta) sono le varie aziende a decidere di volte in volta se, come e quanto rimborsarti.

Io personalmente fui pagato (per le circa 8 ore al giorno che facevo lì) con un buono pasto da 7 euro per ogni giorno lavorativo, dato in anticipo ad inizio mese e trattenuto da quelli del mese successivo se per qualche motivo facevo assenze. Per pagare casa (ovviamente era a Milano), vitto e vita lì (e non avete idea dei prezzi di Milano...) dovetti lavorare prima due mesi in un supermercato full time (dalle 7 di mattina alle 7 di sera), lavoro che trovai proprio all'ultimo minuto dopo due settimane di ricerca sfrenata in quel di Ravenna. Ancora a volte mi chiedo come avrei fatto se non l'avessi trovato...

Comunque: è stata un'esperienza bellissima (a parte per il fatto che trattandosi perlopiù di lavoro per radio non si usciva praticamente mai dalla redazione: tre volte in due mesi!), che mi ha arricchito molto. Redazione fantastica, composta per più di metà da gente giovane, grande disponibilità di mezzi (avevamo praticamente una cabina mixer attrezzata e insonorizzata per uno) e senza dubbio tanta professionalità. Poi, la possibilità di passare dall'intervista all'assessore o politico locale di turno ad intervistare ministri e ambasciatori esteri, nonchè il poter parlare con giornalisti di fama nazionale ed internazionale (ho intervistato tra gli altri Ettore Mò, Maurizio Molinari, il mitico maestro Marcello D'Orta, il colonnello Giuliacci, Ignazio La Russa, Oliviero Toscani, etc...) beh...sinceramente non ha prezzo!!!

Ma non è tutto oro quel che luccica! Il tutor per esempio non lo vidi mai (ma quando mettono il direttore come tutor, direi che è inevitabile...), e capitò tante volte che fossimo solo in due in certe ore ( io, stagista pagato a buoni pasto, e un altro in genere con contratto a 3-6-mesi) a tenere tutta la redazione.
Le speranze di assunzione svanirono subito quando seppi la distribuzione dei contratti lì dentro: su una sessantina di giornalisti ad avere un contratto a tempo indeterminato erano meno di una decina. Tutti gli altri? Stagisti (eravamo in 5 mentre sono stato lì), contratti a tre o sei mesi, collaborazioni varie. Quando me ne sono andato a Settembre tirava un'aria abbastanza pesante e si parlava di scioperi in vista, ma poi non so come sia finita...

Vabbè, basta divagazioni e vi lascio all'articolo!

Magari la storia dello stage la riprenderò tra un po'...
Se poi volete raccontarmi la vostra storia di stagisti, magari un articolino ci viene fuori...che dite?


GIOVANI NELLA TRAPPOLA DELLO STAGE: QUATTRO LAUREATI SU DIECI SENZA PAGA.

Tanti non ricevono alcun rimborso per lavorare anche più di 48 ore a settimana. La gran parte non è inserita in alcun progetto formativo e il 53 per cento è costretto a farne almeno due. Soprattutto nelle piccole imprese. I risultati della nostra indagine insieme a Gipd, dopo l’allarme della Commissione europea sull’abuso dei tirocini, su duemila stagisti e cento imprese. TABELLE: le volte, la retribuzione, il progetto, l’orario, le proposte di lavoro : LA TESTIMONIANZA: Francesco Pedemonte da Genova

di FEDERICO PACE

La gran parte di loro ha meno di ventisei anni, possiede almeno un titolo di laurea, e non riceve neppure un euro per lavorare, o imparare a lavorare, anche fino a 48 ore a settimana. Più della metà degli stagisti ha ripetuto, o è stato costretto a ripetere, l’esperienza più di una volta e, alla fine di quei mesi trascorsi in azienda, un terzo di loro ha dovuto amaramente confessare che lo stage non è servito a nulla. Ma soprattutto, la maggior parte di loro non ha avuto, durante il tirocinio, alcun progetto formativo.

Sono questi alcuni dei risultati della nostra indagine realizzata, insieme all’associazione del personale Gidp, sull'esperienza degli stage dei giovani, che ha coinvolto duemila stagisti e cento imprese, dopo che la Commissione europea ha lanciato l’allarme sull’abuso dello strumento dei tirocini. Dopo che l'istutuzione europea ha annunciato, per l’anno prossimo, l’adozione di una serie di interventi per stimolarne l’uso corretto e virtuoso con l’inquadramento del tirocinante in un adeguato percorso formativo seguito anche dalla presenza di un tutor.

Quella che è, e deve essere, un’opportunità per avvicinarsi al mondo delle aziende, rischia, forse in troppi casi, di diventare una specie di trappola. Lo stage così, come se fosse un panetto di plastilina, prende forme che la discostano dalla natura per cui è stato pensato e promosso.

Ma iniziamo dalla paga. Il quaranta per cento degli stagisti ha dichiarato di non avere ricevuto alcun rimborso mentre un altro dieci per cento ha detto di avere dovuto fare fronte a un rimborso inferiore ai duecento euro al mese. Un altro sette per cento ha ricevuto una somma compresa tra duecento e trecento euro. Pochi invece i fortunati che hanno potuto fare conto, a fine mese, su qualcosa che non avesso solo un carattere simbolico. Il tredici per cento ha ricevuto una cifra compresa tra 500 e settecento euro mentre un altro dodici per cento ha avuto una cifra superiore ai settecento euro (vedi tabella).

Quanto invece al progetto formativo solo il 35 per cento ha dichiarato di averlo avuto e di essere stato seguito da un tutor. A questi si aggiunge un 15 per cento che però, seppure con un progetto, non è stato seguito da alcun tutor. Ma quel che desta allarme è quel 51 per cento che dichiara di non essere stato inserito in alcun progetto formativo (vedi tabella). Ma quali sono le realtà dove si fa un uso distorto dei tirocini? “Come gestore delle risorse umane – ci ha detto Paolo Citterio, presidente associazione direttori risorse umane GIDP/HRDA – vedo troppe malinconiche situazioni specie nelle piccole imprese che ancora non hanno capito né percepito che un laureato può fornire, ad esempio, nell'area del marketing o dello sviluppo della ricerca, un contributo importante ove l'imprenditore, che "sta sul pezzo" anche 12 ore al giorno e non ha il tempo né la cultura per crescere. Queste imprese hanno bisogno, forse non di maggiori controlli punitivi ma di facilitazioni, spiegazioni, indicazioni su come utilizzare al meglio i nostri stagisti laureati”.

Se si guarda alle ore trascorse in azienda ci si accorge che un terzo degli stagisti lavora più di 43 ore a settimana e di questi il dodici per cento arriva a lavorare per più di quarantotto ore (vedi tabella).

Se c’è qualcosa di positivo è di certo il ruolo crescente delle università nell’avvicinamento al mondo del lavoro. L’80 per cento delle imprese dichiara di utilizzare proprio il canale delle facoltà per individuare le risorse da inserire al proprio interno in percorsi di tirocini. “La nostra azienda – ci ha detto Maurizio Villa direttore del personale di Leaf Dolciaria – utilizza ampiamente lo stage con vicendevole soddisfazione attraverso convenzioni fatte con le principali università, tra queste la Cattolica, la Bocconi, il Politecnico, l'università di Parma e altre”.

Ma in quali divisioni vengono inseriti per lo più i giovani? Molti trovano spazio nelle attività legate al marketing (il 21 per cento) e nella divisione dell'amministrazione, controllo e finanza (il 18 per cento). Un altrettanto numero significativo ha la possibilità di entrare nella ricerca e sviluppo e nella produzione.

Alla fine per molti il tirocinio, seppure a un prezzo alto, non è tempo perso. I due terzi dicono che è servito in qualche modo a qualcosa mentre per un 33 per cento è servito a poco o nulla. Per il 31 per cento il tempo trascorso in azienda è stato utile per affinare le competenze mentre il 27 per cento, ne ha approfittato per capire meglio quello che accade in un'impresa. Altri, più concretamente, ritengono che alla fine il tirocinio sia soprattutto servito a inserire nel proprio cv un'esperienza di lavoro.

Quanto all’esito occupazionale, a quasi sei stagisti su dieci non è stato proposto alcun contratto (il 55 per cento), al venti per cento è stata proposta una collaborazione a progetto, al dieci per cento un contratto a tempo determinato e al sei per cento un contratto a tempo indeterminato (vedi tabella). D’altronde il tasso di crescita dell’occupazione è ancora molto esiguo e le aziende si mostrano molto caute. “Oggi l'inserimento in azienda non è affato scontato – ci ha detto Tommaso Raimondi direttore personale e organizzazione di OM Linde - e le aziende sono molto attente ad inserire le persone giuste al posto giusto dopo averne ampiamente valutate le potenzialità. Il considerare lo stage a volta con qualche pregiudizio, ritenendolo in definitivo come una modalità di sfruttamento delle risorse da parte delle imprese senza sicurezza di essere poi assunti, porta inevitabilmente a perdere delle occasioni duplici: colmare il gap di conoscenza rispetto alla realtà aziendale e sicuramente escludere comunque di dischiudersi qualche opportunità di definitivo inserimento”.

TABELLE:
Tutti le volte di uno stage
La retribuzione
Il progetto
L’orario
Le proposte di lavoro ricevute

LA NUOVA INDAGINE: UNDER 30, DAI BANCHI DI SCUOLA AL LAVORO:
RIEMPI IL QUESTIONARIO

INTERVISTE: Paolo Citterio, presidente Gidp "Quello che le imprese e gli stagisti dovrebbero fare" Gianni Lo Storto, direttore amministrativo e personale Luiss "Dall'università al lavoro, quando il tirocinio parte dalla facoltà" Maurizio Villa direttore del personale di Leaf Dolciaria "L'opportunità per fare una scelta professionale" Tommaso Raimondi, direttore personale e organizzazione di OM Linde

Scomparsa la voce storica di Lupin III in Italia .

Dal sito www.komix.it. E' successo un po' di tempo fa, ma l'ho letto solo ora.


Lo pubblico perchè è uno di quei personaggi che stanno dietro al cinema, che nessuno vede ma che tutti in qualche modo conoscono, e ai quali i loro personaggi devono tanto. Sono parte del successo, ma senza quasi mai condividerlo. Io per esempio ho visto Lupin III centinaia di volte penso, ma se mi avessero chiesto il nome del doppiatore ammetto che non l'avrei mai saputo dire.

Ciao Roberto!

"È scomparso nella notte di domenica 25 novembre Roberto Del Giudice, storica voce di film e cartoni animati, associata da tutti al volto di Lupin III, il ladro gentiluomo nato dalla matita del mangaka Monkey Punch.

Sessantottenne, Del Giudice è inequivocabilmente uno dei doppiatori che hanno «lasciato il segno», donando le proprie corde vocali a personaggi che sono nell'immaginario collettivo: oltre a Lupin fanno parte del suo repertorio Benni, il taxi di Chi ha incastrato Roger Rabbit, Bruno Martelli di Saranno Famosi e Roberto Sedinho in Holly e Benji.

Negli ultimi anni sì è dedicato soprattutto alla direzione del doppiaggio, firmando tra le altre cose l'edizione italiana della prima stagione di Dr. House Medical Division e della serie Supernatural."

Qui sotto un piccolo spezzone, per ricordare.


Germania: fate un regalo e chiedete un bacio in cambio? Galera....

Quando il reale supera l'assurdo... Se la avessero applicata anche in Italia ai suoi tempi probabilmente ora scriverei dalle patrie galere con una pena da 20 anni all'ergastolo... Ma se ti rimandano i regali indietro è reato lo stesso?

Mah... Dalla Germania con furore (fonte: Corriere.it)

Se ne discute in Parlamento dopo una norma UE

IL DIVIETO DI STATO AL SESSO TRA ADOLESCENTI

Berlino, offrire il cinema può diventare reato. "Legge ambigua per punire tutto".

BERLINO — Svolta nei costumi dei più giovani: «Vogliamo ostacolare lo sfruttamento dei minori» Ma il Paese insorge. Se un sedicenne tedesco comprerà un bratwurst a una coetanea e poi tenterà di baciarla, rischierà di commettere un reato penale. Non tanto per via della salsiccia, ma per il fatto che una legge in discussione al Bundestag, il Parlamento della Germania, interviene pesantemente sui comportamenti sessuali, ma anche sulle semplici effusioni, dei teenager. Il progetto sta suscitando critiche e opposizioni fortissime, al punto che ha mandato in confusione il governo di Angela Merkel: sul provvedimento i deputati dovevano votare domani, ma la coalizione cristiano-social-demo-cratica, di fronte alle proteste, ieri pomeriggio ha deciso di rinviare tutto.

La vicenda nasce da una direttiva- cornice dell'Unione europea che impone ai Paesi membri di adeguare le legislazioni alla lotta contro la prostituzione giovanile e la pornografia infantile. La ministra della Giustizia tedesca, Brigitte Zypris, socialdemocratica, ha dunque preparato un progetto per mettere il Paese in linea con le indicazioni di Bruxelles e cercare di creare ostacoli allo sfruttamento sessuale dei minori. La novità più importante sta nel fatto che la legge in questione prevede di abbassare l'età in cui si è punibili penalmente da 18 a 16 anni nei casi di prestazioni sessuali (ma anche effusioni spinte) nelle quali intervenga qualche forma di compenso materiale. A legislazione vigente, se un maggiorenne (o una maggiorenne, ovviamente) «adesca» una minorenne usando denaro o un regalo è perseguibile. Con le nuove norme, l'età viene abbassata di due anni, con il risultato che nel rapporto tra ragazzi viene gettata la minaccia concreta del reato penale. Se la legge passasse, due sedicenni, per esempio, dovrebbero guardarsi da se stessi ma, probabilmente, soprattutto dalla non impensabile reazione di genitori contrari alle effusioni di uno dei due teenager.

Si aprirebbero le porte a ingerenze senza fine. Secondo l'ex giudice federale Wolfgang Neskovic, del partito Die Linke (Sinistra), la riforma «criminalizza il corteggiamento dei teenager», che finora è stato libero. Jerzy Montag, rappresentante dei Verdi, dice che il progetto è ambiguo perché non chiarisce se un giovane si rende colpevole di un reato quando invita a cena o al cinema una ragazza nella speranza di un «avvicinamento sessuale ». Ancora più netti i liberali: Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, che fu ministro della Giustizia, dice che la nuova legge «è in linea con le idee dei cristiano-democratici e dei socialdemocratici di proibire tutto e di regolare tutto». Al di là delle reazioni delle opposizioni politiche, però, anche gli esperti sono critici. Helmut Graupner, un sessuologo citato ieri dal quotidiano Berliner Morgenpost, sostiene che, oltre al diritto di esser protetti dal pericolo della prostituzione, i giovani hanno soprattutto «il diritto di esprimersi anche sessualmente: ma questo progetto limita la loro possibilità di decidere».

Insomma, mentre finora si è punito il «vantaggio» di cui è portatore il maggiorenne rispetto al minorenne, ora si passerebbe a punire l'autodeterminazione. A parere di Graupner, si tratta di un comportamento irrazionale dei politici: «Nessuno vuole essere sospettato di favorire abusi sessuali, ma questa riforma è la semplice traduzione di norme degli Stati Uniti, un misto di pruderie e di panico i fronte al problema della pornografia in relazione ai giovani». Anche l'Italia dovrà adeguarsi alla direttiva. Almeno in questo caso, però, il modello tedesco non è per ora il migliore: ogni gesto di cavalleria, un invito a cena, un anellino tra ragazzini, diventerebbe tabù.

Danilo Taino

martedì 11 dicembre 2007

Matite per i diritti umani

Matite per i diritti umani. Vignette e disegni di 24 autori italiani ed internazionali che rileggono i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, con lo sguardo amaro e divertito della satira.

Questi sono parte di quelli che compongono la mostra allestita all'Auditorium Parco della Musica di Roma per il 60°anniversario della Dichiarazione firmata a Parigi nel 1948, e ancora non rispettata in troppe parti del mondo.

Qui sotto alcuni, presi dalla galleria di Repubblica.it.




Fanno sicuramente pensare un po'... Cliccare sulle immagini per vedere la versione ingrandita.