mercoledì 31 marzo 2010

Ritorno a Roma

Persa ancora una volta la battaglia per la poltrona di sindaco di Venezia, il ministro Brunetta se me torna a Roma...



(Da un'idea originale di Venessia.com)

Mi dispiace solo per la squadra di calcio del Venezia che non tornerà in serie A tanto presto...

lunedì 29 marzo 2010

Ma se la squadra è in serie A, allora va ben tutto...

Ah beh...


Venezia si spopola mentre finisce sotto acqua, i negozi di alimentari chiudono per vendere vetri o maschere ai turisti, per comprare una michetta devo fare tre chilometri e 14 ponti a piedi per pagarla come fosse d'oro, mancano i soldi per i restauri delle case e per questo vengono tutte svendute a compagnie di privati che ne fanno alberghi e basta, non c'è lavoro per i giovani (ma pure per gli "anziani") che sono costretti a scappar via tutti....


Ma per il candidato sindaco Brunetta...


...se c'è la squadra di calcio in serie A allora è tutto a posto!


"Da parte mia - dichiara nel suo sito web - sono a completa disposizione, a Venezia e a Roma, per collaborare a questo rilancio con assoluto entusiasmo. Con la mia Grande Venezia un Grande Venezia in serie A"

Chiederà a Berlusconi di girare Ronaldinho, Pato e Inzaghi ai lagunari a prezzo di saldo per riuscire nell'impresa?

Barcollo (e mi arrampico) ma non mollo

Il ministro Renato Brunetta alla prova (ardua) del voto per la carica di sindaco di Venezia.



In effetti in laguna circola la battuta che in caso di elezione resterà in carica fino alla prima acqua alta....



Ce la farà? Agli elettori l'ardua sentenza...

venerdì 26 marzo 2010

"Tempo al tempo che la paga arriva"



"Tempo al tempo che alla fine la paga arriva", diceva in tv. Chissà se adesso la pensa ancora allo stesso modo?

Per fortuna che comunque non sia riuscito nel suo intento suicida, perchè non è questo che penso la gente avrebbe voluto. Ma soprattutto per fortuna che non siamo nel Paese che sognava lui ma in uno stato ancora libero e garantista: se no chissà cosa avrebbe fatto una piazza piena di Prosperini ad uno come Prosperini...

giovedì 25 marzo 2010

In nome di Atena


Silvio Berlusconi dichiara: "
Sconfiggerò il cancro".


Sollievo per gli altri 11 cavalieri d'oro
.





Da un'idea di Elia Belli.

PS: lo sapevate che Michele Santoro è nato il 2 luglio 1951? Segno zodiacale: Cancro... :)

mercoledì 24 marzo 2010

42 milioni di chilometri di insensatezza

Non so voi, ma a me il fatto che qualcuno (come il ministro Roberto Calderoli) si glori di aver bruciato inutilmente un cumulo di fogli di carta di lunghezza pari a 42 milioni di chilometri (per non parlare di chi gli copre addirittura la diretta del rogo) anzichè riciclarle e risparmiare probabilmente un bel po' di soldini mi lascia un attimino perplesso...

Per non parlare dei pompieri tenuti lì a badare al colossale falò per nulla, e poi costretti a ripulire il tutto...



Lo hanno chiamato "Il Falò delle vanità di Caderoli, novello Nerone"...come dargli torto?

giovedì 18 marzo 2010

Chi di Photoshop ferisce...

Dopo l'exploit dellle foto contenute nell'album distribuito dal quotidiano Libero "Noi amiamo Silvio", in nelle foto di una manifestazione di piazza si sono scoperti partecipanti "clonati" (e pure male: cliccate sulla foto sotto per allargare e guarda i particolari nei cerchi rossi)...


...i sostenitori del Cavaliere di Arcore ne hanno combinata un'altra!!!

Cosa usano infatti in questo manifesto pro Pdl come foto per inneggiare alla manifestazione pro Berlusconi?!? Nientemeno che quella del No Berlusconi Day!!! (Che non c'è bisogno di dire da che parte stesse invece...). Guardate bene infatti i palloncini viola in basso...




Cribbio, qualcuno gli insegni ad usare Photoshop bene!!! O a non usarlo per niente, e lasciare le cose come stanno... :)

mercoledì 10 marzo 2010

Viuuulenza!!!!

Anche gli uomini del PDL nel loro piccolo si incazzano (specie se vengono disturbati durante una conferenza stampa).

Ecco dal sito Repubblica.it le foto della piccola momentanea incazzatura che ha colto il ministro della difesa Ignazio La Russa nel corso di una conferenza stampa del premier Silvio Berlusconi nella sede del partito in via dell'Umiltà a Roma sulla questione del decreto salvaliste.


Ad incorrere nell'ira funesta del Pelide Ignazio (oltre che in quella di Silvio Berlusconi) è stato tal Rocco Carlomagno, giornalista freelance vicino al mondo radicale ed antinucleare, che vediamo nelle foto sotto.


Ma cosa aveva combinato Carlomagno?

Secondo la ricostruzione di Repubblica il freelance aveva cercato di porre una domanda al premier sul "caso Bertolaso" e sul decreto "salva-liste", ottenendo come risposta quella di aspettare il proprio turno, visto che il microfono era in quel momento già in mano ad un altro cronista (risposta comunque sacrosanta, detto da uno che in quelle conferenze ci si è trovato spesso). Carlomagno ha però insisto e i toni si sono accesi, tanto che Berlusconi ha chiesto "di accompagnare quel signore alla porta". Mentre gli uomini della sicurezza si avvicinavano al free lance è intervenuto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa con le conseguenze di cui sopra.

Gli uomini della sicurezza sono poi stati necessari in realtà proprio per trattenere il ministro La Russa, che stava cominciando a dare in escandescenze.

Ma per una panoramica completa sull'accaduto, ecco il video che riprende il Premieri Berlusconi e la concitazione di quei momenti:



Peccato che il video riprenda a camera fissa solo Berlusconi e non il parapiglia Carlomagno-La Russa..ma se riesco a trovare il video posto anche quello!

Anche gli stessi giornalisti però quando si incazzano non sono da meno! Guardate infatti in questo video cosa è successo durante la diretta del telegiornale di Canale 10...non crederete ai vostri occhi!!!



Meno male che non è finita così anche tra Carlomagno e La Russa!!!!

Istruzioni di voto per gli elettori Pdl

Istruzioni di voto per gli elettori Pdl alle prossime elezioni regionali del 28 e 29 Marzo 2010.



(tnks to Metilparaben per la segnalazione)

martedì 9 marzo 2010

Dopo l'Italia va nel caos anche l'italiano!


Il Pdl avrà pure sbagliato, ma Repubblica qui non è stata da meno!

(dalla diretta web sulle elezioni che trovate
qui sul sito di Repubblica.it)

Perchè nessuno si chiede cosa stesse combinando Milioni?

Dalla rubrica l'Amaca di Michele Serra sul quotidiano La Repubblica, un estratto che penso chiarisca il pensiero di parecchi italiani in questi giorni...



E a dire il vero mi sembra strano che non siano tutti gli italiani a pensarla così: in fondo tutti almeno una volta nella vita abbiamo avuto una scadenza da rispettare, una multa da pagare entro i fatidici 60 giorni, o un certificato da presentare, e tutti abbiamo di volta in volta rispettato le regole o ci siamo arrabbiati quando per non averlo fatto ci siamo trovati a pagare qualcosa di più. Perchè ora la gente non pensa a questo, e supporta l'arroganza di chi pretende di cambiare le regole senza nemmeno chiedere scusa o ammettere di avere sbagliato?

Poteva anche andare in un altro modo, molto più semplice: ma invece si sta precipitando sempre di più in un guazzabuglio legislativo che rischia di complicare molto ma molto di più le cose, e di trasformare in realtà lo spettro di un rinvio o peggio di un annullamento del voto nelle regioni coinvolte. Che oggi sono Lombardia e Piemonte, ma potevano essere tranquillamente tutte le altre...

E' questo che vogliamo da Italiani? Io spero tanto di no...

In questi giorni mi viene in mente spesso solo una cosa da chiedere, che penso qualsiasi elettore della Regione Lazio vorrebbe sapere: che cosa stava combinando Alfredo Milioni quando è uscito dall'ufficio con il faldone di documenti dando poi il via a tutto questo? Perchè nessuno ha sentito il bisogno di spiegarlo agli elettori del Pdl del Lazio, che per colpa sua sono stati privati della possibilità di votare il partito che volevano?

Se io avessi un'azienda ed un mio dipendente mandato a consegnare certi documenti venisse sorpreso a trafficarci in mezzo mandando a monte la mia trattativa o il rispetto delle mie scadenze, la prima cosa che farei sarebbe cacciarlo via a pedate! Previa richiesta di spiegazioni certo, perchè dappertutto vige il principio della presunzione di innocenza, e può esserci un buon motivo per tutto... Ma in questo caso il motivo qual'è?

Perchè al contrario Alfredo Milioni, che ha parlato di "vendetta come piatto da servire freddo" e gira marcato a vista per non parlare coi cronisti, è ancora dentro al Pdl? Cosa c'è che non sappiamo? Cosa stava facendo, e per conto di chi?

Se io fossi un elettore del Lazio, prima di prendermela con giudici, partiti, Presidente della Repubblica e enti e personalità varie vorrei quanto meno che mi fosse spiegato questo, da chi ritengo abbia il dovere di dirmelo visto che la sua condotta ha pregiudicato un mio diritto, cioè la possibilità di esprimere il mio voto.

Perchè nessuno si pone questa domanda?

Poi sfogliando i giornali la mattina scopro che ad un italiano su 4 di tutto il discorso che sto facendo non gliene frega un tubo, perchè questa è secondo l'ultimo studi la percentuale degli italiani che dice di non interessarsi affatto di ciò che accade nella vita politica del Paese. E leggendo ancora meglio scopro che se non dirò la stessa cosa alla tv, mezzo che secondo gli stessi dati il 93,5% degli italiani usa come fonte primaria di informazione sulla politica, nessuno probabilmente si accorgerà nemmeno di quello che ho scritto. Poi penso che la metà delle tv in Italia è in mano ad una persona sola, e mi chiedo cosa mai potrebbe passare di tutto questo in ogni caso per i mezzi di informazione televisiva, costretti come sono a condensare un pasticcio planetario in pillole preconfezionate da 3 minuti l'una, dopo che qualcuno ha deciso che i programmi di approfondimento gli italiani potevano benissimo fare a meno di guardarli...

E mi chiedo se mai le mie domande avranno una risposta...

lunedì 8 marzo 2010

Dura lex


Sì, oggi mi sento anch'io preso per il c**o...

giovedì 4 marzo 2010

We are the world...for Polverini!

Dopo quel pasticciaccio brutto delle liste elettorali che ha visto escludere la candidata del Pdl Renata Polverini, un anonimo ha deciso di lanciare un appello per aiutarla.

Ecco a voi: "We are the world for Polverini".



L'autore al momento è ignoto, ma se vuole vincere un grammy è pregato di farsi vivo!

Update: ora c'è anche la seconda parte!!! Da "Sora Cesira Production..." :)




martedì 2 marzo 2010

L'Italia dà lezione di politica al mondo: ed ecco cosa hanno imparato i francesi...

Dopo gli illuminati statisti del rinascimento e quelli ottocenteschi, l'Italia dimostra di essere ancora in grado di dare lezioni di politica al mondo. Ecco cosa hanno imparato da noi i francesi...




Ma vedendo anche il resto delle candidature, tra sospettati di mafia, condannati, parenti e figli illustri, c'è da credere che i francesi nelle loro prese per il culo troveranno materiale per tutto il prossimo secolo...

lunedì 1 marzo 2010

Piccolo racconto per lo sciopero degli immigrati

Dedicato allo sciopero degli immigrati di oggi, un piccolo raccontino scritto la volo in un'andata Pavia-Milano.

Il bagno rotto della coalizione verde

“Abbiamo vinto! Questa data verrà scolpita negli annali della nazione! Finalmente l’Italia è di nuovo degli italiani!”. L’applauso che seguì alla dichiarazione del leader della coalizione verde nella piccola sala fu scrosciante. Il giorno prima era partita dal porto di Taranto l’ultima nave degli immigrati, espatriati in fretta e furia dall’Italia: nessuno di loro era rimasto, secondo quanto si diceva in giro, e la Patria era finalmente tornata libera. Era il momento di festeggiare. “Ora nessuno ci può fermare”, urlò dal fondo della sala Maneschini, e i quadri dirigenti del partito gli fecero giungere l’ennesimo applauso. In fondo, dopotutto, era tutto merito suo se si era finalmente giunti alla liberazione del suolo natio.

Piccolo sindaco di una ridente cittadina del Nordest industriale, Maneschini aveva aderito anima e corpo alla missione di far sloggiare i “bingo bongo”, come li chiamava anche nei comizi di piazza. “Colpevoli di furto di lavoro, sfruttamento delle risorse della nazione e parassitismo”, era stata la sentenza inappellabile. E così si era dato da fare per correggere la situazione. Per far sloggiare gli immigrati prima aveva tolto dalla sua città le panchine dove questi erano soliti sedersi. Poi gli alberi nei parchi sotto la cui ombra i cittadini extracomunitari si accampavano nei giorni della calura estiva. Nella sua marcia aveva fatto togliere persino i gradini dei sagrati delle chiese, dove i “bingo bongo” ancora si ostinavano a campeggiare nonostante le ordinanze, con la scusa di pulizie straordinarie per il decoro urbano. Ma il colpo di genio gli era venuto in quel consiglio comunale protrattosi fino a tardi, dove sull’onda dell’indignazione popolare contro le bestemmie imperanti nei campi da calcio e un po’ in tutti i luoghi era riuscito con l’appoggio di tutti, diocesi compresa, a far passare un’ordinanza che proibiva le bestemmie in tutto il territorio cittadino. Approfittando dell’ora tarda e del fatto che tutti avevano solo voglia di andare a casa, era riuscito a far passare l’emendamento che inseriva tra le “parole proibite” anche i 99 nomi del Dio venerato dalla maggioranza di loro. Senza un mediatore culturale che fosse in grado di spiegare cosa significassero quelle strane parole in quella lingua sconosciuta, il provvedimento era passato senza problemi.

Il caos era scoppiato quando la cosa era stata resa nota un paio di giorni più tardi da un redattore di un piccolo giornale locale. Immediatamente infatti nei quartieri ad alta concentrazione di stranieri era scoppiata la rivolta: macchine ribaltate, slogan contro il governo, violenza nelle strade erano dilagate in poche ore. Ma era quello che Maneschini stava aspettando. Scendendo in strada nell’ennesimo comizio spiegò alla gente che era a rischio la loro libertà, assieme alla loro sicurezza: poteva forse la ridente cittadina del Nordest soccombere davanti ad un pugno di “bingo bongo”? La repressione della polizia e delle squadre di cittadini create per l’occasione era stata violenta, e così la risposta degli immigrati, che alla fine erano stati tutti incarcerati e direttamente espulsi. L’indignazione aveva sollevato proteste nelle comunità di tutta Italia, dando il via ad analoghe esplosioni in molte città. Così quando Maneschini, candidato nazionale alle elezioni che cadevano giusto in quel periodo, aveva lanciato il suo programma per ripulire le strade da “quei facinorosi” che era già stato applicato con quel grande successo nella sua città, le masse spaventate avevano aderito in massa. E si era dato il via ai rastrellamenti, ai sequestri, alle incarcerazioni ed alle espulsioni. Fino all’ultima, il giorno prima, che aveva finalmente decretato la liberazione del suolo patrio.

La coalizione verde durante le votazioni a ridosso delle proteste aveva ottenuto un successo elettorale grandissimo, e per tre anni non ci sarebbero state più elezioni. Era fatta. E quel giorno, nel palazzo di marmo della capitale, si festeggiava, bevendo allegramente dell’italico vino. Anche il giovane deputato Nicola Pasotto aveva festeggiato, forse un po’ troppo. Era stato eletto a sorpresa sulla scia del grande successo della coalizione: il suo era uno degli ultimi posti in lista, ed il suo nome era stato inserito giusto per coprire il buco. A sorpresa invece sulla scia dei tantissimi voti raccolti era stato eletto anche lui, finendo a festeggiare con gli altri in quella piccola sala. Ma ora il vino richiedeva il suo tributo con un passaggio al bagno.

Pochi minuti dopo era rientrato in sala. “Il bagno è rotto - annunciò ai colleghi, timoroso di prese in giro per l’affermazione quasi ridicola - Dove si può andare per fare pipì?”.”E’ ancora rotto quel cesso di m***? – eruppe il corpulento collega Guadagnoni – Non doveva venire qualcuno della ditta di Pini a ripararlo?”. “Pini l’hanno ingabbiato ieri – disse qualcuno dal fondo della sala – Aveva tutti gli operai clandestini in nero e con le espulsioni è finito rovinato”
“Bene!”
“Bravo!”
“Giusto così: la cricca che fa affari con i bingo bongo in galera come merita!”

“Sì – disse Pasotto – ma ora il bagno chi lo aggiusta?”
“Chiama quell’altro, come si chiama… quello che andava anche dagli azzurri…”
“Ha chiuso anche lui. I suoi operai italiani dovevano lavorare il triplo e gli hanno chiesto più paga. Quello li ha mandati a farsi fottere ed è scappato con i soldi in Brasile”.
“Grande! In Brasile?”
“Fenomeno!”

“E Perfetti? Quello lavorava con gli italiani!”
“Ha detto che prima di due settimane non riesce ha passare. Ha ereditato talmente tanto di quel lavoro da fare con gli appalti delle ricostruzioni dopo i disordini che è pieno fino al collo. Dice che non ha tempo per un misero cesso, e che gli chiedono già fin troppi interventi così! Non ce la fa più, e nemmeno gli altri che sono rimasti. Dice che vi tocca tenervelo così”.
Non è possibile – sbraitò qualcuno – siamo la grande coalizione verde, i vincitori, i salvatori dell’Italia, e non abbiamo un cesso che funzioni? Pasotto, pensaci tu! Chiama un po’ di gente e vedi di far arrivare qualcuno”.

Pasotto allora prese il cellulare, e si mise a fare un po’ di telefonate. Per risolvere il problema pipì decise nel frattempo di scendere al bar del corso. Al bancone c’era una coda interminabile: i due baristi stranieri erano stati portati via due giorni prima, ed anche il filippino che lavava le tazzine e puliva i pavimenti. Così c’era una coda incredibile ed un pavimento sporco come poche volte aveva visto in vita sua. E la gente si lamentava.

Decise di cambiare bar. Ma la scena era la stessa. E anche per strada la gente si lamentava. Nei supermercati non c’era la verdura perché dicevano che nessuno giù la raccoglieva più, e nessuno passava a pulire per strada i resti dei disordini dei giorni prima. La stampa non arrivava più perché nessuno la distribuiva, e circolava la voce che i prezzi delle case stessero salendo a dismisura, perché con la carenza di operai dopo che tutti se ne erano andati nessuno ne avrebbe costruite di nuove per un pezzo. I vecchietti nei parchi erano timorosi per le proprie pensioni: chi le avrebbe pagate ora che i soldi che arrivavano dai bingo bongo non c’erano più? E si lamentavano di dover fare tutto da soli in casa, ora che le badanti erano sparite tutte all’improvviso.

Pasotto dimenticò il bisogno fisico e tornò di corsa nella sala. “Forse abbiamo fatto male i conti”, disse.
La platea lo guardò ammutolita, leggermente brilla dal troppo vino. Pasotto raccontò a tutti ciò che aveva sentito per strada. “Quanti bagni ci sono in Italia?”, disse. Ma gli altri continuavano a non capire.
“Quanta gente si sta lamentando ora come noi? E il numero crescerà! La gente prima o poi cercherà un colpevole per la propria pensione, la propria casa che va in rovina perché non ci sono i muratori, i vecchietti abbandonati perché no ci sono più le badanti a cui alla gente toccherà badare. E chi troverà? Noi”.

Qualcuno iniziò a sbiancare. “E non ci saranno elezioni per i prossimi tre anni…”
“…in cui questi problemi li dovremo risolvere noi” completò Pasotto.
“E come?” proruppe Maneschini. “E’ un megacasino! Dove lo trovo io uno che faccia il badante o aggiusti i cessi degli elettori? Io sono un uomo d’azione!”.
“Non si può scaricare su nessuno?”
“Minchia, abbiamo fatto un gran casino….”
“Non ci avevo pensato…”
“E ora che facciamo?”

Calma – proruppe di nuovo Maneschini – ci serve solo un nuovo nemico comune”.
“E chi?”
“Sì, ora i bingo bongo non ci sono più…”
“Lasciatemi pensare”.

“I pensionati?”
“No, troppi voti… Le prossime elezioni siamo spacciati…”
“Le casalinghe?”
“Prendono le pensioni, non fanno niente… potrebbe andare…”
“Ma votano!”
“Cazzo!”
“I meridionali!”
“No, li abbiamo già usati. Non funzionano”
“Cazzo, cazzo, cazzo…”

Gli studenti!”
“Eh?”
“Gli studenti! Sono tanti, non votano e non fanno niente per la società! Si drogano, fumano e non fanno altro che rincoglionirsi con Playstation e tv! Si potrebbe proporre di mandarli a lavorare prima per il bene del paese!”
“Potrebbe andare! E se protestano?”
“Spieghi agli adulti che nessuno gli paga più le pensioni e li sostiene economicamente. E poi convinci gli imprenditori che essendo senza esperienza magari li possono anche pagare un po’ meno… in fondo son giovani, si adattano!”
“E non studia più nessuno?”
“Fino ai 14 anni si studia! Dopo, tutti a lavorare! Il tirocinio, la scuola che forma!”
“Bello: mi piace!”
“Tanto, per pensare ci siamo noi!”
“Sì, mi hai convinto!”

Pasotto provò ad intromettersi:
“Ma se li mandiamo subito a lavorare, non studieranno abbastanza! E perderemo un sacco di potenzialità per il Paese!”
“Pasotto, sei giovane, non capisci”.
“Pasotto,sei qui perché sei stato eletto per un colpo di culo. Che vuoi?”
“Chi farà il medico? Chi l’ingegnere, se nessuno studia abbastanza?”
“Pasotto, non rompere i coglioni!”
“Ce ne sono fin troppi di medici!”
“E le università?”
“Pasotto, non fanno altro che rubare soldi allo Stato!”
“Così diamo un colpo anche ai rettori-baroni! Sai che pubblicità?”

“Non mi sembra una grande idea…”
Maneschini si alzò, e si piantò dritto davanti a Pasotto
“Lo aggiusti tu il cesso?”
“Eh?”
“Ho detto: LO AGGIUSTI TU IL CESSO?
“Io non so aggiustare un bagno!”

“E io neanche. E’ questo il punto. Vedi Pasotto, io non sono arrivato qui per aggiustare un bagno. E neanche tu. Noi siamo qui per governare, per fare le scelte giuste, per portare la gente dove vuole andare: non possiamo certo passare le nostre giornate con chiavi inglesi e trapani. Il nostro compito è dire chi lo debba fare. Scegliere qualcuno, per il bene di tutti. Qualcuno deve aggiustare quel cazzo di bagno, qualcuno deve raccogliere i pomodori, qualcuno deve spazzare le strade: è la vita. Ognuno al suo posto per il bene di tutti. Se la gente non protesta, allora va tutto bene. Dobbiamo scontentare qualcuno per farne felici tanti. Se no, tutto il nostro lavoro fatto fino ad ora sarebbe sprecato. Non possiamo andarcene dal Governo ora. Abbiamo ancora tanto da fare, e la gente aspetta di sapere cose fare dalle nostre bocche. Dobbiamo dare una linea comune, esprimere compattezza, dare l’idea di essere uniti e sicuri! Tutti, nessuno escluso: non possiamo permettercelo in momenti come questi…chi non la pensa come noi, non può sedere a governare con noi. Capisci ora, Pasotto?

Abbassò gli occhi.
“Sì, capisco…”
“Bene, bravo Pasotto! Ora va di là e chiama Perfetti: digli che se non manda subito qualcuno lo escludo da qualsiasi ristrutturazione anche solo di una piastrella in tutto il territorio nazionale. E che cazzo! Così si fa, vedi Pasotto?”

Pasotto si diresse lentamente verso la porta, ricordando le parole che gli aveva urlato uno degli ultimi immigrati fatti salire a forza sulla nave il giorno prima: “Oggi lo fanno a noi, ma domani a chi toccherà? Chi riempirà il nostro vuoto quando non ci saremo più?”.
Mentre imboccava la porta per uscire dalla sala, udì distintamente la voce di Maneschini troneggiare in mezzo alla sala.
“Siamo la grande coalizione verde, cazzo! Non ci faremo mica metter sotto da due bingo bongo e da un cesso rotto!”

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PS: nomi e riferimenti del testo sono ovviamente casuali, e scelti a random dall'autore. Chi ci si riconosce, sono fatti suoi. Dedicato a "Lampadina" Mustafà, Ahmed, Hassan, Malik, Silla e a tutti i venditori ambulanti che hanno passato almeno un'estate a Punta Marina/Marina di Ravenna, a tutti gli immigrati che si sono lasciati intervistare dal sottoscritto una volta nella vita, a tutti quelli che incontro ogni giorno, più o meno fortunati di me, ai peruviani ed ai cingalesi che Dio solo sa come fanno ma ridono sempre, e a tutti gli altri che sono in viaggio da e per L'Italia o per qualsiasi altro paese in questo momento. A tutti voi, buon vento e buona fortuna.