martedì 26 maggio 2009

Il Comune di Milano dichiara guerra al degrado delle "panze al vento"

Il Comune di Milano dichiara (per l'ennesima volta) guerra al degrado. Stavolta nel mirino c'é quello delle panze al vento, ovvero il fenomeno che ha raggiunto ormai livelli intollerabili di quella gente che, spinta dal caldo, si toglie la maglietta in pubblico per rprendere un po' d'aria oppure usa le fontane pubbliche per rinfrescarsi, magari tuffandocisi dentro assieme ai piccioni. Moioli, De Corato, Moratti e company: tutti uniti nel dire "questa panza non s'ha da mostrare"! E senno il pubblico decoro che fine fa?

D'altra parte, cosi' non si puo' più andare avanti! E se il cittadino ha caldo, se ne vada a prendere un gelato (ma non lo consumi in pubblico, per carità, che c'é anche l'ordinanza anti-bivacco) e faccia girare il PIL invece di sudare in maniera egoistica da solo! Da notare che - come al solito - il problema pare essere particolarmente sentito davanti alle chiese. Rimane il dubbio se siano i prelati che possano essere impressionati dalle nudità dei turisti o se viceversa non siano i turisti ad essere impressionati dalle lunghe e pesanti tonache nere ripiene di frate esposte coraggiosamente a rosolare sui sagrati.

Ma non c'era una cosa un po' più seria a cui pensare prima di questo?

La notizia comunque arriva da Repubblica.it : qui sotto l'articolo integrale

La fontana di piazza Castello usata come lavandino per rinfrescarsi schiena e ascelle. Il sagrato del Duomo che diventa un solarium per giovani a torso nudo. Con il caldo, Milano si spoglia in cerca di fresco. Uno spettacolo a cui Mariolina Moioli, assessore alle Politiche sociali del Comune, dice basta: «Chi fa sfoggio di nudità nelle zone di interesse storico, artistico o religioso non rispetta il prossimo — dice — per ristabilire il decoro servono regole certe». Le fa eco il vicesindaco, Riccardo De Corato: «Capisco che l’afa possa essere un problema, ma la città non è una spiaggia. Discuteremo con il sindaco per trovare una soluzione».


La norma che vieta il petto nudo, almeno sulla carta, ci sarebbe anche. All’articolo 75 del regolamento di polizia urbana si legge: “ È vietato mostrare nudità, piaghe o deformità ributtanti”. Ma nessun vigile si sogna di applicare il testo. Marco Radelli, delegato di Cgil-Polizia locale, spiega: «È troppo generico e chiunque potrebbe contestare le multe. Se il Comune vuole vietare di stare a torso nudo dovrà farlo con un’ordinanza». Ma l’ordinanza non c’è, e nella Milano torrida di questi giorni la sfilata dei corpi sudaticci è ovunque.


Ieri alle 14 alcune signore si sono messe in cerca di un vigile, nella speranza che potesse multare un ciclista che percorreva via Dante in bermuda. Scena simile in Duomo, dove una donna ha bacchettato i giovani stravaccati sui gradini con la testa appoggiata sulle magliette appallottolate: «Ma non vi vergognate a stare così davanti a una chiesa?». Di fronte alla stazione di Cadorna, nel pomeriggio, bighellonava un gruppo di amici di ritorno da parco Sempione, che aspettando il treno sfoggiavano i muscoli. Davanti alla basilica di Santa Maria, il record: un giovanotto che per portare a spasso il cane aveva lasciato a casa la maglietta.

Per Moioli, «almeno davanti alle chiese bisognerebbe mettere dei cartelli, richiamare la gente alla civiltà». Massimiliano Orsatti, assessore al Turismo, ne fa anche una questione d’immagine: «Milano fa dell’eleganza e dello stile una delle sue bandiere, le pance al vento in centro non sono un bel biglietto da visita». E Maurizio Baruffi, capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale, fa la sua proposta: «I vigili dovrebbero fare una sorta di servizio cortesia, chiedendo a chi gira per strada in modo poco decoroso di non farlo, senza bisogno di dare multe».

Molte città italiane hanno già varato provvedimenti. A Verona il sindaco Flavio Tosi ha vietato con un’ordinanza di «passeggiare nelle vie cittadine a torso nudo», come già succede a Venezia. Nel Milanese si è mosso il sindaco di Cornaredo, Pompilio Crivellone, che lo scorso autunno ha introdotto multe fino a 500 euro per chi non indossa la maglia, anche nei parchi. «Il decoro va tutelato — dice Crivellone — non è possibile fare finta di non vedere il degrado dei costumi».

Negli anni scorsi, oltre a Domodossola che vieta i petti al vento dal 1998, si sono mosse le amministrazioni delle località balneari: Capri, Ischia, anche Viareggio. Ed è di ieri la notizia del giro di vite preteso dal rettore del collegio Gallio di Como, che ha bandito addirittura le braghe corte per gli studenti.

1 commento:

Luce ha detto...

a roma non si mangia il cornetto di notte e a milano niente panze al vento.. e sì, alla vigilia delle Europee, sono proprio questi i problemi dell'Italia!