lunedì 4 maggio 2009

I vù cumprà, i cartelli gialli e i veneziani: sfida all' OK Corral all'ombra del doge.

Due file parallele, a guardarsi in cagnesco, sotto il sole di mezzogiorno che tagliava le gambe ai turisti impegnati in quel momento ad affollare la Riva degli Schiavoni nel tratto delimitato da Palazzo Ducale da una parte e l'Arsenale dall'altra. Un'atmosfera da sfida all'OK Corral davanti alla laguna di Venezia, con due teorie di uomini in attesa a pugni chiusi, gli sguardi fermi, ognuno con la certezza di dover evitare provocazioni e al contempo rimanere saldo a difendere la posizione.


Il primo gruppo é nero: circa 50-60 persone, schierate schiena al mare. Sono i venditori ambulanti, perlopiù africani, disposti uno a fianco all'altro con un piccolo telo bianco davanti ad ognuno di loro dove espongono la merce: quelle borse Louis Vuitton o Prada che piazzano ai turisti ad un centesimo del prezzo degli originali esposti nei negozi. Il secondo gruppo, che li guarda negli occhi ma che subito abbassa lo sguardo con evidente disagio, é quello dei residenti. I manifestanti, i "veneziani doc che ancora esistono", sponsorizzati dall'ASCOM, che indossando magliette a manica corta passeggiano davanti ai cartelli che li dividono dall'opposta fazione.

A dividere i due gruppi una fila di cartelloni gialli, illuminata dal sole. "I venditori di strada sono foraggiati dalle mafie", "Comprare da loro é illegale", "Le merci degli abusivi sostengono la criminalità organizzata e non sono originali". Sono queste le frasi che i veneziani ci hanno appiccicato sopra incollando ritagli di giornali, piazzandoli poi a mo' di sfida davanti ai posti dove di solito si schierano gli ambulanti. Ma questi, anziché andarsene, stavolta hanno preferito restare. E schierarsi davanti ai cartelli a resistere, ignorando la probabile tentazione di saltare addosso al più sparuto gruppetto di residenti, stimato in circa 20-30 persone.


Più lontano, a "vigilare" sul tutto c'era la polizia, che schierava la bellezza di due carabinieri a due ponti di distanza. Forse per evitare di riscaldare gli animi, forse per evitare provocazioni, la sparuta pattuglia si limitava ad osservare da lontano e a venire filmata dalla piccola Minolta di un'entusiatica turista giapponese, giubilante di fornte a due veri "calabinieli".

Non so da quanto andasse avanti la protesta. Se fosse il primo giorno, il secondo o l'ennesimo. Non so come sia finita, né chi abbia vinto. Se i residenti, riuscendo a far calare il traffico di borsette false degli Schiavoni, o gli immigrati, dimostrando che i turisti scelgono consapevolmente di comprare da loro.
So che c'era nervosismo, quello si. E qualcuno si lamentava che "oggi vendere poco", e "oggi brutta giornata", anche se il sole spaccava le pietre. So che le foto non erano gradite, come mi hanno fatto capire alcuni di loro a gesti e parole quando ho tirato fuori la macchina per scattare queste immagini.



Non ho voluto essere io a far scoppiare la tensione. Cosi', visto che in quel giorno ero un semplice turista, ho rinfilato la mia piccola digitale nella custodia e me ne sono andato. Quello che volevo farvi vedere, l'atmosfera che c'era li' ieri alle ore 13:05, ormai l'avevo in tasca. Sono ripassato 4 ore dopo, ed erano ancora li', tutti e due i gruppi, a guardarsi ancora sotto il sole. L'unica assente, la polizia: i due agenti sul ponte al ritorno non li ho più visti.

Non so come sia andata e finita la protesta, ma mi piacerebbe tanto che qualcuno me lo dicesse. E raccontasse, non solo a me, se davvero tutti sono riusciti a rimanere fermi e civili, mostrando ognuno in faccia all'altro le proprie ragioni senza dare in escandescenze. L'esperimento dei cartelloni infatti era già stato tentato dal Comune l'anno prima davanti alla chiesta di San Moisé con delle colonnine fisse, che finirono pero' distrutte dagli stessi ambulanti poche sere dopo la loro posa.


Oggi so che i vù cumprà, come li chiama ormai la gente, sono andati sotto il palazzo del sindaco per chiedere di poter avere come in Francia un metro quadrato a testa dove poter esporre le merci. Pagando licenza, ovviamente. La maggior parte delle persone infatti non lo sa, ma molti di quelli che si incontrano in strada la licenza di venditore ambulate già la posseggono. Solo che non gli permetterebbe di vendere nei centri storici delle città con più di 50mila abitanti per cui ne servirebbe un'altra ben più costosa che azzererebbe in pratica i loro guadagni. Chi ha la licenza, tra l'altro, per non perderla non vende falsi. Chi é clandestino, e non puo' permettersi i soldi per farla, rischia vendendo quello che puo'.

Vedremo come finirà, per entrambe le cose. E rimarremo in attesa di sapere se avranno luogo ancora altre sfide all'Ok Corral all'ombra del doge, dove lunghe file di genti rimarranno a guardarsi in fila sotto il sole per disputarsi i turisti; sullo sfondo di una città bellissima che pian pianino muore, sacrificando al commercio anche un po' della sua umanità.

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