CAIO VALERIO CATULLO.
Carmina. La preghiera del poeta (LXXXVII)
Siqua recordanti benefacta priora voluptas
Est homini, cum se cogitat esse pium,
Nec sanctam violasse fidem, nec foedere in nullo
Divum ad fallendos numine abusum homines,
Multa parata manent in longa aetate, Catulle,
Ex hoc ingrato gaudia amore tibi.
Nam quaecumque homines bene cuiquam aut dicere possunt
Aut facere, haec a te dictaque factaque sunt,
Omniaque ingratae perierunt credita menti.
Quare cur te iam amplius excrucies?
Quin tu animo offirmas atque istinct teque reducis
Et dis invitis desinis esse miser?
Difficile est longum subito deponere amorem:
Difficile est, verum hoc qua lubet efficias.
Una salus haec est, hoc est tibi pervincendum:
Hoc facias, sive id non pote sive pote.
O di, si vestrum est misereri, aut si quibus umquam
Exstremo iam ipsa in morte tulistis opem,
Me miserum aspicite et, si vitam puriter egi,
Eripite hanc pestem perniciemque mihi,
Quae mihi subrepens imos ut torpor in artus
Expulit ex omni pectore laetitias.
Non iam illud quaero, contra ut me diligat illa,
Aut, quod non potis est, esse pudica velit:
Ipse valere opto et taetrum hunc deponere morbum.
O di, reddite mi hoc pro pietate mea.
Se vi è qualche piacere per l'uomo che ricorda le buone azioni compiute nel passato, quanto è conscio di essere stato onesto, e di non aver tradito la santa promessa, né di aver usato male della santità degli dei in nessun patto, per ingannare gli uomini, molte consolazioni ti rimangono per un lungo spazio di tempo, Catullo, gioie fuori da questo amore ingrato.
Infatti tutto ciò che gli uomini di bene possono o dire o fare, queste cose sono state e dette e fatte da te, ma tutto questo è andato perduto, perché rivolto a un cuore ingrato amore riconduci te.
Perciò perché tormentarti ormai ancora?
Perché piuttosto non ti rafforzi nell'animo e non poni fine alla tua miseria, dato che gli dei sono contrari?
È difficile porre fine ad un tratto a un lungo amore:
è difficile, ma devi riuscirvi in ogni modo.
L'unica salvezza è questa, in questo devi vincere:
fai ciò, sia che ciò non sia possibile, sia che sia possibile.
O dei, se è proprio di voi aver compassione, o se mai a qualcuno voi portaste soccorso in ultimo proprio al momento della morte, rivolgete il vostro sguardo pietoso su di me e, se onestamente ho vissuto, strappate via da me questa peste e questa rovina, che insinuandosi, penetrando fino nelle più intime parti del mio corpo, toglie le gioie da ogni cuore.
Non chiedo ormai quello, che essa contraccambi il mio amore, o perché non è possibile ...............................:
io per me desidero guarire e deporre questa orribile malattia.
O dei, ridatemi questo per la mia pietà.
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Ultimamente lo sto rileggendo, e devo dire che mi piace parecchio...
Mi sa che mi compro un altro libro...
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