lunedì 4 febbraio 2008

Parwiz: il senato non conferma la condanna a morte, ma lo studente resta in carcere.

Dal blog di Pino Scaccia:


Il senato afghano ci ripensa: non conferma più la condanna a morte di Parwiz (che però resta in carcere per blasfemia)

Con un chiaro voltafaccia, il Senato afghano ha ritirato la conferma della condanna a morte del giornalista Sayed Parfwiz Kambaksh, giudicato colpevole di blasfemia per aver stampato da internet un articolo sui diritti delle donne.
Lo scrive l'Indipendent online, spiegando che in un comunicato la Camera alta afghana ieri (01 febbraio, ndr) ha definito un "errore tecnico" la sua precedente decisione di approvare la condanna a morte
di Sayed pronunciata da un tribunale di Mazar-i-Sharif. Ciò non significa che il giovane giornalista sarà rimesso in libertà, scrive il quotidiano, ma certo questa mossa del Senato aumenta le speranze che egli possa tornare in libertà.

Da settimane è in corso una campagna mondiale - di personalità politiche, media, organizzazioni dei diritti umani - per salvare Sayed dal patibolo. (...) La Meshrano Jirga (la camera degli anziani) non ha nessun potere giudiziario, ma la sua opinione ha una valenza politica. La legge prevede due appelli sulla sentenza. La condanna a morte, prevista dalla Costituzione per i reati di blasfemia, deve essere approvata dal capo dello Stato, Hamid Karzai.


Secondo i familiari di Kambakhsh, il giovane è stato processato il 22 gennaio a Mazar-i-Sharif, nel Nord, a porte chiuse e senza supporto legale. Studente di giornalismo all'Università di Balkh, era stato arrestato a ottobre. Amici e familiari sostengono che l'articolo incriminato non era suo, ma solo riprodotto da Internet e distribuito. In un'intervista a Radio Free Afghanistan, il procuratore generale della provincia di Balkh Hafizullah Khaliqyar ha difeso la sentenza, affermando che il processo è stato condotto in modo "molto islamico" e non c'é stata nessuna violazione dei diritti umani o della libertà di stampa. "Non ha fatto un errore giornalistico, ha insultato la nostra religione", ha detto Khaliqyar. Khaliqyar, secondo il quale il giornalista ha confessato, in una conferenza stampa ha minacciato l'arresto per tutti i giornalisti che si dovessero levare in difesa di Kambakhsh.

Dopo i sei anni di repressione dei media sotto il regime dei Taleban, crollato nel dicembre 2001 sotto le bombe americane, Karzai nel 2005 ha ratificato una nuova legge sull'informazione, ma restano molte le dispute sull'interpretazione della normativa.
Ansa.it

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Ora: per tenermi informato su questo fatto mi ero, tra le altre cose, iscritto al servizio di Google Alert digitando il nome del giovane studente di giornalismo. Nei tre giorni in cui sono stato via dal web mi sono arrivati solo due messaggi, e tutti riguardanti articoli scritti su blog: uno addirittura tra le varie fonti rimandava al mio!

Al che mi è venuto un dubbio: è Google Alert che non ha trovato nulla, sono io che ho taggato male gli alert o a parte i blog quasi nessuno ha speso una parola sulla vicenda?

Mah...

Qui l'ultimo articolo dell'Independent online sulla vicenda, che descrive le pressioni di 20 lobby internazionali sul presidente Karzai per annullare la sentenza di pena capitale. Nel frattempo la petizione internazionale promossa dal quotidiano inglese, che invito tutti a firmare, ha già superato quota 53.000. A presto con altri aggiornamenti.

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