martedì 13 ottobre 2009

1992-1994, alcune cose che è utile sapere.

Dal blog "Piovono Rane" del giornalista di Repubblica Giuseppe Giglioli, un articolo sulla storia recente che ritengo possa essere utile leggere. Se non altro per capire pagine di una storia non troppo lontana, che stanno tornando di attualità.

1992 - 1994, F.A.Q.

Questo è un elenco di date su quel che è successo tra il ‘92 e il ‘94, che forse può aiutare in termini di chiarezza e di memoria.

In gran parte si tratta di un banale copiaincolla dalla cronologia di un mio libro del ‘94, oggi fuori catalogo, sulla nascita di Forza Italia, integrato da un po’ di notizie uscite in passato o di recente e da qualche considerazione conseguente. E’ quindi solo un penny offerto alla ricostruzione di quel periodo: non contiene niente di nuovo e sicuramente manca qualcosa - perciò qualsiasi aggiunta o correzione è benvenuta.

Perché è importante quello che è successo tra il 92 e il 94?
Perché è un periodo fondamentale per capire tutto quello che è successo dopo. La situazione in cui viviamo oggi è il risultato del grande caos che ci fu tra il 92 e il 94, con la fine della Prima repubblica e l’ingresso in politica di Berlusconi.

Partiamo dal 1992: i fatti.
Il 30 gennaio del 1992 la Cassazione chiude il maxiprocesso alla mafia con 360 condanne - di cui 19 ergastoli e 2.665 anni di carcere. E’ la prima volta che Cosa Nostra subisce un colpo così duro.

Poco dopo però, lo Stato entra gradualmente in una crisi di gravità mai vista prima, che inizia il 17 febbraio, con l’arresto di Mario Chiesa: scoppia Tangentopoli, il Psi e la Dc (che reggevano il governo) iniziano a sfaldarsi.

Il 1 marzo viene ucciso il deputato dc Salvo Lima (foto), andreottiano, già garante dei rapporti tra mafia e Stato, rapporti entrati in crisi dopo il maxiprocesso e la sentenza della Cassazione.

Il 23 maggio viene ucciso Giovanni Falcone, tra gli artefici del maxiprocesso che aveva messo in crisi Cosa Nostra.

Tra maggio e luglio c’è una gigantesca speculazione attorno alla lira che porta il paese al rischio default (e qualcuno ritiene che a innescare questa crisi siano stati anche i capitali della mafia).

Il 1 giugno, per la prima volta Berlusconi dice che “potrebbe fare un pensierino” a diventare presidente del Consiglio (a Cernobbio, intervistato dalla “Provincia” di Como).

Il 19 luglio viene ucciso Paolo Borsellino (strage di via D’Amelio).

Ad agosto diventa legge il “carcere duro” (articolo 41 bis) per i mafiosi.

Il 17 settembre la mafia uccide Ignazio Salvo, un altro ex referente politico della mafia in Sicilia.

A settembre iniziano le cene di Berlusconi con gli imprenditori, con cui il Cavaliere sonda il gradimento di un suo ingresso in politica.

Il 15 dicembre 1992 Craxi riceve il suo primo avviso di garanzia.

Insomma?

Insomma nel 92 avvengono due processi in parallelo e forse intrecciati: da un lato sta iniziando a cadere il sistema politico che ha retto l’Italia dall’inizio del Dopoguerra, e qualcuno si prepara per sostituirlo. Dall’altro c’è la mafia che, persi i suoi tradizionali appoggi nello Stato e infuriata per quanto ottenuto dal pool di Palermo, reagisce con la bomba di Capaci firmata Riina. Poi, attraverso Vito Ciancimino (altro andreottiano) da quanto emerso di recente Cosa Nostra avrebbe iniziato una trattativa con settori dello Stato (servizi e carabinieri). A quella trattativa si sarebbe opposto Borsellino. Alcuni ritengono che Borsellino sia stato ucciso proprio per questo. Di recente Riina (condannato anche per l’omicidio Borsellino) ha sostenuto che Borsellino “lo hanno ammazzato loro”, cioè uomini dello Stato, dei servizi, che lo consideravano d’intralcio alla trattativa.

In ogni caso, dall’agosto del 92 i mafiosi vengono sottoposti al 41 bis, nel gennaio dell’anno dopo Riina finisce in carcere e Cosa Nostra ha un nuovo capo, Provenzano. La strategia di Riina (quella che ha portato alla strage di Capaci e, per quel che si sa finora, a quella di via D’Amelio) è quindi fallita.

E nel ‘93 che cosa succede?
Lo smottamento della prima repubblica prosegue, con l’inchiesta Mani Pulite che va espandendosi fino a coinvolgere buona parte della Dc e il Psi.

L’11 febbraio ‘93 Craxi si dimette da segretario del Psi.

Il 27 marzo ‘93 Andreotti viene indagato per associazione mafiosa.

Il 5 aprile è indagato Forlani. Dunque i tre uomini che garantivano la stabilità di governo (il cosiddetto Caf, Craxi, Andreotti, Forlani) sono finiti.

Il 15 aprile del ‘93 Silvio Berlusconi convoca i vertici del gruppo ad Arcore e parla dei gravi rischi che il gruppo Fininvest corre nel dopo Tangentopoli, venuti a mancare gli amici di sempre nel Palazzo. “C’é il fondato pericolo”, dice, “che si crei una situazione ostile ai nostri interessi. Bisogna prepararsi a scendere sul terreno politico”. Il Caf era stato il suo referente politico per anni: lo aveva ammesso pubblicamente lo stesso Confalonieri, in un’intervista a L’europeo del 25 agosto 1989 (”Il tg di Canale 5 sarà omogeneo al mondo che vede nei Craxi, nei Forlani e negli Andreotti l’accettazione delle libertà»).

Il 14 maggio 1993 in via Fauro a Roma Cosa Nostra piazza quasi un quintale di tritolo per far saltare Maurizio Costanzo. Si salva per un soffio, grazie un allineamento fortuito che crea un cono d’ombra sulla sua auto. Costanzo nei suoi show aveva ospitato spesso Falcone e, dopo la morte di questi, aveva fatto delle puntate molto dure contro la mafia. Forse volevano punirlo solo per quello. Alcuni tuttavia ipotizzano che la mafia volesse anche dare un messaggio a Berlusconi. Un messaggio del tipo: vedi di fare il bravo. Ma questa è solo un’ipotesi.

Il 27 maggio 1993 viene fatta esplodere una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo a Firenze, vicino alla sede dell’Accademia dei Georgofili (5 morti, nella foto.) Un messaggio della mafia allo Stato, in un momento in cui lo Stato stesso è in confusione: caduto il governo Amato, si chiama da Bankitalia il tecnico Ciampi, mentre Craxi viene assalito con le monetine fuori dall’hotel Raphael di Roma.

Il 25 maggio Andreotti viene indagato anche per l’omicidio Pecorelli.

Nell’estate del 93, come emergerà in seguito, Berlusconi inizia a preparare la discesa in campo. A giugno Fininvest inizia l’opera di acquisto a tempo indeterminato, in tutte le agenzie fotografiche, di tutte le immagini circolanti di Silvio Berlusconi in cui il Cavaliere non era venuto bene. Sempre a giugno, Berlusconi incarica un dirigente del suo marketing - Gianni Pilo - di fare delle proiezioni elettorali per capire se è il caso di fondare un suo partito o di appoggiare i leader nascenti, come Mario Segni; ancora a giugno, due dirigenti del gruppo (Domenico Lo Jucco di Publitalia e Ennio Doris di Programma Italia) iniziano a sondare le strutture locali di Publitalia (la concessionaria di pubblicità del gruppo) per verificare la loro disponibilità a lavorare sul territorio in vista della creazione di un eventuale partito (quelli che diventeranno i club di Forza Italia).

Il 10 luglio 93 Berlusconi dice ai suoi più stretti collaboratori che sta pensando di entrare in politica: Confalonieri è contrario, Dell’Utri favorevole.

Subito dopo iniziano le cene di Berlusconi con gli imprenditori per la nascita di Forza Italia.

Il 23 luglio muore l’imprenditore Raul Gardini: da sempre considerata un suicidio, la morte di Gardini è adesso di nuovo al centro un’inchiesta perché secondo un pentito una società di Gardini - la Calcestruzzi - riciclava i soldi della mafia.

Il 26 luglio la Dc si scioglie.

Il 27 luglio scoppiano due nuove bombe di mafia, una a Milano e una a Roma. La bomba a Roma viene fatta esplodere accanto alla chiesa di San Giovanni in Laterano e non fa vittime. Quella di Milano in via Palestro fa cinque morti, probabilmente per sbaglio (foto). Sono dei messaggi allo Stato: lo scopo è far sapere - in un Paese il cui quadro politico è in rapido cambiamento - che la mafia può inaugurare una nuova strategia della tensione e che quindi a chi prenderà le redini dello Stato converrà trattare.

A settembre Berlusconi dice a Marcello Dell’Utri di iniziare lavorare all’organizzazione del nuovo partito. Dell’Utri parte per la creazione di Forza Italia basandosi sulle strutture locali di Publitalia e organizzando i club.

A ottobre iniziano sulle reti Fininvest due trasmissioni volute da Berlusconi sull’attualità politica, in cui si chiede ai passanti “che cosa vuole la gente”. Si tratta di “Luogocomune” di Davide Mengacci su Retequattro e di “Qui Itali”a di Giorgio Medail su ItaliaUno. L’esito è sempre che la gente è stufa dei vecchi politici e vorrebbe un nuovo partito con Berlusconi leader.

Il 16 ottobre un’auto carica di esplosivo non scoppia per puro caso fuori dallo stadio Olimpico di Roma, durante una partita.

Il 10 novembre in uno stabile di viale Isonzo a Milano iniziano i provini per il casting su 650 persone selezionate da Publitalia e candidabili con il nuovo partito che ufficialmente non esiste ancora.

Il 23 novembre Berlusconi appoggia pubblicamente Fini come candidato sindaco di Roma contro Rutelli. Lo stesso giorno, di ritorno in aereo da Casalecchio di Reno insieme con il giornalista Andrea Pamparana, chiede a questi notizie su Antonio di Pietro nell’eventualità di includerlo nel nuovo partito.

Il 25 novembre nasce ufficialmente Forza Italia, che vincerà le elezioni nel marzo dell’anno successivo.

Che è Dell’Utri, l’organizzatore di Forza Italia?

Amico di Berlusconi dai tempi in cui entrambi studiavano Legge a Milano nella seconda metà degli anni ‘50, con lui dagli inizi alla Edilnord e (dopo un breve periodo al gruppo Rapisarda, legato alla mafia di Palermo) ai vertici del gruppo del Cavaliere fino a diventare nel 1984 amministratore delegato del gruppo Fininvest. Palermitano, è lui che negli anni ‘70 porta ad Arcore il boss mafioso Vittorio Mangano, con funzioni di stalliere. La presenza di Mangano ad Arcore verrà giustificata come una sorta di “protezione” che Dell’Utri avrebbe garantito alla famiglia Berlusconi spaventata da possibili sequestri di persona; secondo altri, rappresentava invece il punto di collegamento tra Cosa Nostra e Berlusconi.

Dopo aver fondato Forza Italia, Dell’Utri verrà eletto parlamentare e lo rimarrà ininterrottamente fino a oggi (attualmente è senatore).

Nel dicembre del 2004 Dell’Utri verrà condannato a 9 anni di carcere (in primo grado, quindi è ancora innocente) per concorso esterno in associazione mafioso. Insomma, per aver fatto gli interessi della mafia. In particolare il tribunale scriverà nella sentenza che “c’è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico”.

Recentemente il pentito Nino Giuffré, già uomo di fiducia di Bernardo Provenzano, ha confermato in aula che negli anni Novanta Cosa Nostra era in rapporti con Dell’Utri, l’uomo che secondo Provenzano (stando alla versione Giuffrè) garantiva il rapporto con Forza Italia e quindi con il potere politico. Nel corso del processo a Dell’Utri il pentito Giovanni Brusca ha ammesso di aver tenuto contatti con Dell’Utri, mediati prima da Mangano e poi da altri, durante tutto il ‘93.

Detto tutto ciò, cosa si può ragionevolmente stabilire?

Primo: che dall’inizio del 1992 la mafia di Riina ha perso i tradizionali punti di riferimento nei rapporti con lo Stato.

Secondo: che nel 1992 Cosa Nostra ha messo una bomba per uccidere Falcone, artefice della maxicondanna al processo.

Terzo: che nei due mesi tra la morte di Falcone e quella di Borsellino c’è stato almeno un inizio di trattativa tra la mafia e settori dello Stato.

Quarto: che Borsellino si è opposto a questa trattativa e forse è stato ammazzato anche per questo, secondo alcuni con la complicità di qualcuno esterno alla mafia.

Quinto: che con l’introduzione del 41 bis nell’agosto del 92 la mafia ha subito un altro duro colpo e ha visto fallire la strategia di Riina.

Sesto: che all’inizio del ‘93 Riina è stato arrestato e a comandare la mafia è rimasto Provenzano.

Settimo: che dopo questo cambio, nell’estate del ‘93 e fino a ottobre, la mafia ha messo bombe a Firenze, Milano e Roma per provare a costringere lo Stato a stabilire un nuovo rapporto.

Ottavo: che tutto questo accadeva mentre la stabilità della politica veniva terremotata, prima per il crollo della lira e poi a seguito di Tangentopoli.

Nono: che in questa confusione e in questo vuoto dello Stato Berlusconi ha iniziato a ipotizzare di scendere in politica già nel giugno del ‘92 e ha iniziato a render concreto questo progetto nel maggio del ‘93.

Decimo: che il progetto è stato operativamente affidato a Marcello Dell’Utri, che 21 anni dopo verrà condannato (in primo grado) per mafia e in particolare per i suoi rapporti con Provenzano.

Tutto questo per arrivare tendenziosamente a dire che Berlusconi era in rapporti con la mafia?

No, tutto questo è un insieme di fatti, che poi ciascuno può interpretare nella logica e nei nessi che crede, facendosene un’opinione politica prima ancora che giudiziaria.

Gli eventuali rapporti di Berlusconi con la mafia necessiterebbero di approfondimenti molto maggiori, a partire dai finanziamenti avuti a 27 anni da Silvio Berlusconi per la fondazione di Edilnord dalla Banca Rasini, i cui principali proprietari erano gli Azzaretto di Misilmeri (potenti amici di Andreotti in Sicilia), che aveva tra i suoi clienti Calò, Riina e Provenzano e collegata a società offshore di Calvi e Gelli.

Ma questa è un’altra storia.

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