giovedì 17 luglio 2008

Se un giornalista vi chiede una foto...

Se un giornalista di mettervi in posa e fare una piccola foto, diffidate sempre. Chiedete per cosa dovrà essere usata, e chiedete se non siete daccordo di non infilarla nei loro archivi. Molto probabilmente non vi daranno retta lo stesso, ma almeno ci avrete provato.

Da dove deriva questo piccolo sfogo? Ieri pomeriggio mi mandano dalla redazione centrale a fare un servizio sull'area dell'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano, dove pare verranno trasferiti a Settembre i fedeli islamici della moschea di viale Jenner ( per chi volesse saperne di più, un riassunto della vicenda lo trovate qui). Serve il parere della gente del luogo (che ovviamente vuole tutto fuorchè una moschea con 2000 persone dentro "in mezzo alle balle", ma "Non è per essere razzista", come tengono a precisare tutti...), e ottenute due -tre interbviste con gli abitanti del quartiere io e il fotografo dell'agenzia a cui si appoggia il Giorno siamo andati a visitare l'area del Paolo Pini dove dovrebbe sorgere la famigerata moschea.

Dentro il parco vicino all'ex manicomio, scopriamo, da un paio d'anni hanno creato un piccolo teatro dove stava provando una compagnia teatrale del Senegal (il regista è Mandiaye N'Diaye, che tra l'altro conoscevo già per averlo intervistato circa tre anni fa a Ravenna in occasione di un altro spettacolo: se vi capita un loro spettacolo nelle vicinanze andate a vederlo perchè sono veramente bravi!) che tra una pausa delle prove e l'altra scorazzava allegramente su e giù per il parco. Il fotografo, vistili girare, parte in quarta chiedendo a tutti gli attori foto in posa di qua e di là: scatti sulle amache, scatti di loro seduti sulle sedie del bar e varie.

Ottenute quelle foto, mi viene la curiosità di chiedergli perchè le avesse prese: "Oh, sono pur sempre dei neri! Così quando avrò bisogno di delle foto d'archivio di immigrati, ci metterò quelle!".

Ora pensate un po' a questi poveri attori senegalesi che un giorno (spero mai) apriranno un giornale ritrovandosi la loro foto in mezzo alla pagina con la piccola didascalia "Un immigrato al cazzeggio in un parco"! Io un pochino me la prenderei a male... "Quasi tutte le foto dei giornali in fondo sono costruite - mi spiega il fotografo - Pensi che uno dovrebbe girare tutto il giorno per le strade per incrociare un vero immigrato irregolare, e chiedergli se può fargli una foto? Quando ce l'hai, la fai e basta...".

Ok, è impossibile visti i tempi delle varie redazioni, e da una parte gli dò pure ragione. A volte l'ho fatto anch'io, anche se cerco sempre di farlo il meno possibile...ma se ogni persona di colore che gira per la città può essere fotografata come "immigrato regolare o meno" e così ogni altra persona in giro con una birra in mano etichettata come "simbolo di degrado" non si rischia di confermare ancora di più il luogo comune che vede stranieri e diversi isolati ai margini della società nei loro già difficili tentativi di integrazione?

Morale della favola: se un fotografo vi chiede una foto diffidate sempre...o almeno cercate sempre di sapere dove andrà a finire. Non avete idea di cosa potreste ritrovarvi un giorno vicino in un piccola "dida"....

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma tu hai detto di questa cosa a mandiaye ndiaye?
in italia se succedesse a qualcuno di noi potremmo citare il fotografo appellandoci alla legge della privacy. i ragazzi non possono farlo perchè non conoscono ne questa legge ne le intenzioni di quel fotografo.
se tu ne eri a conoscenza dovevi informare chi di dovere.