Dal sito di Cani Sciolti, 20 luglio 2008: prove tecniche di un futuro che speriamo resti sulla carta...PROVE GENERALI PER LA GUERRA ALL'IRAN
Il nome in codice era “Glorious Spartan 08”, il teatro operativo era il tratto di mare a sud est dell’isola di Creta. È in questo splendido angolo di Mediterraneo che l’aviazione israeliana ha simulato - dal 28 maggio al 18 giugno di quest’anno - l’attacco all’Iran. Oltre cento caccia F16 e F15, con l’ausilio di aerei per il rifornimento in volo, hanno condotto una missione di 1.500 chilometri; la stessa distanza che divide lo Stato ebraico dall’impianto nucleare di Natanz, in Iran. I jet hanno sganciato bombe, condotto raid contro i radar e attuato manovre evasive. In loro supporto anche velivoli per la guerra elettronica ed elicotteri che trasportavano i commandos dell’unità speciale 5101, conosciuta come Shaldag, e gli incursori della Sayeret.
Gli israeliani, di solito estremamente riservati su quello che combinano, hanno passato al New York Times le informazioni su “Spartan 08” accostando le manovre a un possibile blitz contro l’Iran. E hanno spiegato, con l’abituale pragmatismo, quali fossero gli obiettivi.
Preoccupato per questi sviluppi, Mohammed El Baradei, il direttore dell’Aiea, l’ente per l’energia atomica dell’Onu, ha più volte ribadito il suo dissenso arrivando ad affermare che si dimetterà nel caso di un attacco contro l’Iran: “Secondo me, è la peggiore opzione possibile. Trasformerebbe la regione in una palla di fuoco... Se l’Iran non sta già costruendo armi nucleari, lancerà un corso accelerato con la benedizione di tutti gli iraniani”. Persino il nostro splendido Ministro degli Esteri Frattini, nonostante il suo filo atlantismo, ha dichiarato che un’azione ostile diretta contro il regime khomeinista sarebbe “un disastro”. Non si può non dargli ragione.
Agitando le sciabole agli israeliani hanno, infatti, anche voluto accentuare le inquietudini degli ayatollah, ormai da tempo sotto una forte pressione psicologica e diplomatica. Ogni giorno Teheran dovrà chiedersi se la formazione di jet in avvicinamento sono l’ennesima simulazione o il colpo di maglio. Se l’inasprirsi dei toni e il rallentamento delle trattative diplomatiche poteva, facendo lievitare il prezzo del greggio, essere per loro addirittura un vantaggio; ad oggi, gli iraniani temono seriamente che ai loro confini si stia preparando qualcosa. Se l’ayatollah Ahmad Khatami minaccia conseguenze “terribili”, il Presidente Ahmadinejad, dopo aver già acquistato tecnologia militare russa, ha dato modo d’intendere di voler acquistare le nuove batterie antiaeree S-400. Secondo quanto sostenuto dagli stessi produttori, una volta operativa, la nuova batteria antiaerea dovrebbe essere in grado di abbattere veivoli, missili cruise e missili balistici di media e corta distanza in un raggio di 400 chilometri.
Una prospettiva questa che fa rabbrividire i militari israeliani, tanto da far pensare ad un attacco preventivo non appena avuta la notizia dell’acquisto. Quello che però è necessario sottolineare, è che se questa guerra si farà, l’Europa vi verrà coinvolta con o senza la sua volontà. L’Iran non è l’Iraq: è un paese con più di 70 milioni di persone e può contare su di una economia forte, oltre ad avere riserve infinite di petrolio. Se attaccato, l’Iran risponderà e risponderà con tutte le sue forze. Questo significherà che tutte le petroliere nel Golfo Persico verranno abbattute e gli oleodotti chiusi. Tempo massimo due mesi e l’Europa si troverà senza petrolio. Uno scenario agghiacciante.








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