giovedì 31 gennaio 2008

Salviamo Sayed, condannato a morte in Afghanistan per aver detto la verità.

Dal blog di Pino Scaccia, giornalista e inviato.
Prendo e copio per intero:

"Sentenza capitale per un giovane afghano studente di giornalismo accusato di blasfemia e diffamazione dell'islam. Sayed Perwiz Kambaksh (nella foto a sinistra, courtesy of Reuters), 23 anni, è stato arrestato nella provincia di Balkh, Afghanistan del nord, lo scorso ottobre. Le autorità lo hanno fermato mentre distribuiva materiale contrario ai precetti religiosi; a quanto è trapelato i testi riguardavano la condizione della donna nel suo Paese.

Il verdetto, pronunciato ieri dal tribunale di Balkh, conclude quello che è stato un processo a “porte chiuse e sommario”, come denunciano i familiari del ragazzo. Il fratello, Yacoubi Brahimi, riferisce che Sayed non ha avuto neppure la possibilità di essere difeso da un avvocato in aula. Il giovane farà appello, come suo diritto, ma l’influente Consiglio dei mullah preme per l’esecuzione capitale. Nel corso del procedimento il giornalista, che lavorava per il quotidiano Jahan-i-Nawa, rimarrà in custodia cautelare a Mazar-i-Sharif. Rhimullah Samandar, capo della National Journalists Union Afghanistan, spiega che il ragazzo è stato condannato a morte secondo l’art. 130 della Costituzione afgana, che prevede, in caso di vuoto legislativo su una materia, di attenersi alla giurisprudenza “Hanafi”. Questa è una scuola ortodossa di giurisprudenza sunnita, seguita nell’Asia centrale e del sud".

La diffamazione dell'islam , appunto, è un reato non previsto nel codice penale e quindi perseguibile secondo la legge islamica. Samandar ha fatto appello al capo di Stato, Hamid Karzai, perché intervenga sul caso Sayed. La settimana scorsa a favore della liberazione del giovane giornalista si era espresso anche il Parlamento europeo, il cui presidente, Hans-Gert Pöttering, ha scritto a Karzai. Nella missiva si ricorda l’impegno dell’Europa contro la pena capitale e la necessità per l’Afghanistan di “garantire ai cittadini i diritti fondamentali”. Asianews

E adesso Karzai dimostri che vuole veramente entrare nel mondo civile. Proprio perchè amo l'Afghanistan, ho una grande rabbia. La colpa di Sayed, giovane aspirante giornalista, è di tentare di portare il suo Paese fuori del medioevo, denunciando l'impossibile condizione della donna. Tremo leggendo il suo secondo nome, Perwiz, quasi identico (Parwiz) a quello del mio interprete, più o meno la stessa età e soprattutto le stesse idee di libertà, molto attento a quello che succede in Europa e con il sogno, mi diceva, di vedere un giorno "Kabul come Berlino". Ancora, purtroppo, mi sembra un sogno molto lontano, anzi solo un sogno".

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Lo pubblico nella speranza di aiutare un giovane collega in difficoltà in un'altra parte del mondo, colpevole solo di aver scritto ciò che pensava in libertà per far riflettere il paese in cui vive. Non lo conosco, ma mi sento in qualche modo partecipe della sua vicenda: al suo posto potrei esserci io o chiunque di voi, se non fossimo nati in un paese diverso.

Per chiedere la sua liberazione si è mobilitato nei giorni scorsi anche il Parlamento Europeo, che per bocca del suo presidente Hans-Gert Pöttering ha chiesto la revoca della condanna a morte per il giovane studente di giornalismo.

Ne parla oggi anche il Corriere della Sera che spiega come il realtà l'arresto e la condanna del giovane farebbero parte di un disegno teso a colpire il fratello, giornalista critico contro il governo di Karzai, che aveva recentemente denunciato atrocità e delitti commessi da importanti figure politiche afghane.

Un modo per aiutare il giovane c'è, e invito tutti i lettori di Calle Del Vento a collaborare. Il prestigioso quotidiano inglese The Independent, dedicando oggi un articolo alla vicenda, ha lanciato una petizione internazionale via internet per richiedere la grazia del giovane condannato. Chiunque può firmarla, accedendo a questo link. E' una cosa di pochi secondi, che può salvare la vita di un innocente condannato ingiustamente. Il presidente Hamid Karzai ha infatti facoltà di fermare l'esecuzione in qualsiasi momento, ed è importante che l'opinione pubblica mondiale si faccia sentire, ed in fretta.

Da oggi questo blog seguirà la vicenda passo a passo, e vi terrà costantemente informati (per quanto possibile) fino alla sua conclusione. Se trovate inoltre altre petizioni o altre iniziative sul tema, invito tutti a segnalarmele.

Intanto, incrociamo le dita e diamoci da fare.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Condannare un essere umano solo per ciò che dice è un'azione illogica al limite della follia.

Anonimo ha detto...

Mio caro Gig, non posso che appoggiare la tua santa crociata. E' eroico quello che ha fatto quel giovane giornalista; sarà giustiziato ugualmente, a prescindere dalla petizione, ma sarà ricordato nei libri di storia del suo paese, quando chi ci vive si prenderà la briga di diventare democratico ed evoluto come noi occidentali. Ed è eroico e santo il tuo gesto, come sempre volto alla strenua difesa della libertà di opinione. Sì, cazzo, diciamolo: Gig sei un eroe! Ed è per questo che ho deciso di aiutarti. Chi, come me, ha beneficiato della lezione di René Girard, non può lasciarti solo nell'ora del sacrificio, nell'istante in cui la vittima sacrificale viene portata al macello. Da quel pharmakos (greco φαρμακος) tante cose verranno: potrà consolidarsi una società, potranno nascere nuove istituzioni. Quel pharmakos, però, non è l'afghano: sei tu. Non puoi lasciare che l'afghano, che non ha avuto l'illuminismo, ti batta in fatto di strenua difesa della libertà d'opinione, soprattutto se si tratta di quella di chi, con tutta evidenza, non ti è troppo simpatico. Ricordi Voltaire? Quello che ci si attende da te è semplice: devi portare copia di uno dei tuoi ultimi scritti (sai quale)alla conoscenza di persone che lavorano a quaranta gradini da te, in modo che abbiano quella facoltà di replica che, come mi insegni, è santa. Non puoi non farlo: è la tua grandezza, non Marco, che lo chiede. Anche tu, se non sarai sacrificato, sarai di certo un po' bastonato; la cosa è spiacevole, ma devi pensare in una prospettiva storica: il male particolare è bene nel tutto. E se non finirai nei libri di storia, di certo sarai ricordato negli annali dell'istituzione che frequentiamo. Non è poco, no? In tutti i casi, appoggio con forza la tua petizione. Ti saluto, Marco

Anonimo ha detto...

http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Orycteropus_afer01.jpg
Ti inoltro nuovamente il link sull'oritteropo. E' la creatura che, per fiuto e udito, meglio rappresenta il giornalista. Ti propongo una campagna un po' meno eroica, ma di grande impatto mediatico: fare dell'oritteropo il simbolo della categoria.

Anonimo ha detto...

Caro Gig, devo farti i miei complimenti. Sei al pc da mezz'ora e non hai pubblicato la campagna sull'oritteropo. Naturalmente era uno scherzo: come ti ho scritto altrove, tendi un po' a lasciarti prendere la mano... comunque il blog, oggettivamente, non è male. Ciao, Marco

Anonimo ha detto...

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