venerdì 5 settembre 2008

Il destino, i dadi ed un "eroe per caso" che ha pagato troppo

Il destino è un po' beffardo con me ultimamente. Si diverte a tirare i miei dadi e a sconvolgere quotidianamente quello che penso o quello in cui credo.

Avevo giurato di aspettare un po' prima di innamorarmi di nuovo. E invece è successo. Avevo detto che mai mi sarei iscritto a siti come Facebook, che ti intasano la casella di posta di qualsiasi genere di cialtronerie. E invece l'ho fatto, e la mia casella di posta ora salta quotidianamente, il computer si intasa e conosco i cazzi di tutti: da Tizio che "è tornato ieri dal campeggio" a Carlo che improvvisamente è "diventato amico della regina d'Inghilterra", passando per Mattia "che si fa due spaghi" e "Goffredo che vuole essere mio amico". Anche se ha 45 anni e non ho la più pallida idea di chi sia. Ma l'ho fatto per poter sentire una persona a cui tengo.
Poi c'era un'altra cosa che avevo detto che non avrei mai fatto. Una delle cose giornalistiche di cronaca che tutti avrete visto da qualche parte. Bussare alla porta delle famiglie a cui è successo qualcosa, e chiedere entrando con fare innocente nel dolore altrui: "mi dà un ricordo del suo caro"?

Odio quelle cose. Tante volte le vedo fare senza un minimo di rispetto, con fotografi che insistono a chiedere la foto della povera vittima di turno ostentando noia o peggio palese insofferenza davanti alla vedova o al figlio che piange davanti a loro. Ho perso il padre un po' di tempo fa. Se uno avesse fatto così lo avrei preso a pugni.

Invece oggi il destino decide di giocare ancora un po' coi miei dadi e dalla redazione mi viene chiesto di fare proprio quello. Un uomo di 56 anni è morto in una spiaggia vicino a Porto Tolle dopo aver salvato due bambini dall'annegamento. Stava risalendo dall'acqua: non si era ancora reso conto di essere uno di quegli "eroi per caso" che tante volte compaiono sulle pagine dei quotidiani salvo ritornare nell'oblio giusto il giorno dopo. E a due metri dalla battigia gli è scoppiato il cuore. Un infarto, fulminante, lo ha lasciato lì riverso nell'acqua. Un gesto d'amore che ha pagato carissimo.

"Vai a vedere dai vicini, o cerca addirittura il figlio. Vedi se questi parlano, se ci tiri fuori qualcosa". Il cinismo dell'ineluttabile uscita del giornale il mattino seguente esige una storia da stampare nelle proprie pagine, anche invadendo il dolore altrui. E prendo la metro e parto, cercando di convincermi che non lo sto facendo per riempire un buco bianco in pagina ma per dare la dignità a un uomo che è morto per un atto d'amore che nessuno altrimenti avrebbe conosciuto. Non lo meritava: non so cosa posso fare per lui, ma il minimo è cercare di entrare più in punta di piedi possibile nelle vite di chi gli sta vicino, cercando di trovare un uomo e non uno scoop.

Al condominio dove Romeo Primo Priotto, 56 anni, viveva mi mandano tutti dal "Tino": 74 anni, secondo piano, 30 passati a lavorare col "Primo". Il Tino l'ha sentita la notizia, ma come è andata lo impara da me. E gli vengono i lucciconi quando scopre che l'ex collega ferroviere è morto da eroe, "che lui lo sapeva già che lo era, dentro". Apre l'anta di un armadietto, dove tra le tazzine ha messo giusto un'ora prima una foto che li ritrae assieme, nel cortile di casa sottostante, durante una festa. La guarda, la accarezza, e la porta di là per farmi una fotocopia a colori. La "foto del morto" serve per il pezzo, è quasi uno degli elementi fondamentali. Lui me la regala con gioia, così "tutti sapranno chi era".

La moglie nel frattempo prepara un caffè a me e al giornalista dell'Ansa che è entrato nel frattempo. Lui gli chiede se può chiamare la moglie del Primo per avere la sua voce. Il "Tino" ancora una volta è gentile e lo fa. La moglie comprendibilmente piange, e non vuole parlare. Si aggrappa alla frase che gli ha detto la madre dei due bambini : "Senza di lui ora non ci sarebbero più". Credo che sia perchè ha bisogno di qualcosa che le faccia disperatamente credere che questa morte assurda, improvvisa, abbia sotto sotto un senso, un perchè.

In fondo è umano, cerchiamo sempre di spiegare le cose razionalmente. Anche se poi altrettanto razionalmente ci chiediamo a cosa serva.

Poi mi accompagnano dai vicini, a parlare con loro, a dire a tutti la notizia che il Primo è morto, sì, ma da eroe. Un eroe che viveva vicino alla loro porta. Ed io di nuovo ad entrare di soppiatto nelle loro vite, cercando di fare il minor rumore possibile.

Questo è quello che ne è venuto fuori. Dedicato al signor Romeo Primo Priotto, 56 anni, ex ferroviere ed "eroe per caso", la cui foto stampata in fretta da un toner a colori mi osserva da un angolino nascosto tra i fogli della scrivania. Un uomo che non conoscevo, ma per cui scrivendo, lo confesso, ho pianto un po'.

Aveva i baffi come mio papà.

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Ex ferroviere, era in pensione da dicembre
PRIMO, L'EROE CHE HA PAGATO TROPPO
L'uomo è morto dopo aver salvato due bambini dall'annegamento

HA VISTO due bambini in difficoltà e non ha esitato a gettarsi in mare per salvarli. C’è riuscito, ma il suo cuore l’ha tradito un attimo dopo, appena giunto a riva. Un infarto, fulminante, ha portato via Primo Romeo Priotto, 56 anni, sulla spiaggia di Boccasette, vicino a Porto Tolle, dove era appena diventato un eroe. Nel palazzo di via Boiardo dove viveva da anni assieme alla moglie lo piangono in tanti, increduli di fronte alla notizia della sua scomparsa.

IL "PRIMO", come lo chiamavano tutti, viveva al primo piano del civico 11. Il "palazzo del Cairo", come amava dire, perchè leggenda vuole che il palazzo sia stato costruito da un architetto egiziano.«Era arrivato qui tempo fa insieme al fratello, coi genitori - racconta il vicino della porta a fianco, Michele Abbattista -. Poi loro se ne sono andati, e lui è rimasto qui assieme alla moglie Daniela». «Era un ferroviere - racconta Tino, il vicino del secondo piano, tirando fuori una fotografia che li vede abbracciati trattenendo a stento le lacrime -. Lui era capotecnico del servizio lavori a Rogoredo, io capostazione in Centrale: ci conoscevamo da una vita, non posso credere che non ci sia più». Nemmeno sapeva, Tino, che "il Primo" era morto da eroe. «Ho visto suo figlio stamattina. Mi è venuto vicino e mi ha abbracciato stretto. Poi mi ha detto che papà non c’era più. La madre gli aveva raccontato solo di un incidente di pesca».

AMAVA LA pesca Priotti, tanto da girare tutta l’Italia dietro ai suoi pesci. «In casa ha due bacheche di medaglie grandi così - dice Gianmario, del secondo piano - Faceva le gare, ma era bravo: era quasi entrato nella nazionale italiana».Da quando a dicembre era andato in pensione, tornava spesso ad Adria, dove stava tentando di rimettere a posto pian piano la casa dei genitori, un viaggio dopo l’altro. I Priotto erano una famiglia felice, nonostante la moglie fosse stata messa da un anno in cassa integrazione dalla ditta tessile per cui lavorava. «Regalavano sempre i cioccolatini alla bambina del piano di sotto - ricorda Maria, la moglie di Tino -ed era anche diventato consigliere di condominio, perchè era uno che se c’era qualcosa da fare anche per gli altri la faceva sempre».

LA MOGLIE al telefono ripete solo quello che le ha detto la madre dei due bambini salvati, prima di scoppiare in lacrime: «Senza di lui non sarebbero qui». Voleva tornare ieri mattina a casa, ma il bel tempo gli aveva fatto cambiare idea. Poi il "Primo" è andato in spiaggia ed è diventato un eroe, pagando con un prezzo altissimo il suo gesto d’amore.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto saggia la tua riflessione, molto bello il pezzo.Spero di sentirti presto, ciao Lucifera

Gig ha detto...

Ciao miss! Risentirti è sempre un piacere... Scusa se ultimamente sono un po' sparito, ma tra il casotto della redazione e un po' di altre novità tempo libero ne ho pochino...

Fatti sentire quando ci sei comunque!

Beso!

Ale:)