Ancora una volta, da La Rana con furore. Tornano le avventure della Ronda Padana di Oderzo.
Ecco il resoconto di alcune conversazioni.
30 aprile 2009, h 17.34 – conversazione telefonica tra Luigi Isalberti e Giuseppe Passi.
“Pronto! Veneto Sicuro!”.
“No, ha sbagliato numero”.
“Bepi Posta? Sei tu?”.
“Sì, sono io…”.
“E io sono Luigi”.
“Luigi chi, scusi?”.
“Luigi!”.
“Guardi, mi faccia pensare, uhm, conosco sette Luigi che potrebbero avere il mio numero: Luigi De Marinis, Luigi…”.
“Eeeeee [urla] Luigi Isalberti!”.
“Luigiii!!! Sei tu? Perché non l’hai detto subito? Comunque qui non è Veneto Sicuro, hai sbagliato numero. Qui è casa mia”.
“Lo so più che bene che è casa tua mòngoeo! Sono io che ti ho chiamato! Ma ti gà e moròidi in testa? Eravamo d’accordo: niente nomi al telefono… Veneto Sicuro… la parola d’ordine… cavolo… ricordi?”.
“Certo che ricordo. Ma ritengo che per poter utilizzare Veneto Sicuro come parola d’ordine dovremmo prima redigere e approvare l’atto di fondazione della Ronda Padana di Oderzo – Veneto Sicuro”.
“Va ramengo… [seguono urla e altre espressioni incomprensibili] … e in ogni caso ti chiamo proprio per questo: ci dobbiamo rivedere al casòn di Terzo per sottoscrivere l’atto di fondazione della Ronda Padana di Oderzo. Venerdì alle 18.30. Io avverto Terzo Albertini, Mario Alberti, Mara Calàr, Gaetano De Mori e Luisa Zirlottin. Tu convoca gli altri”. Clic.
30 aprile 2009, h 17.38 – Luigi Isalberti richiama Giuseppe Passi.
“Pronto! Veneto Sicuro!”.
“No, ha sbagliato numero”.
“Bepi tacagà!!! Veneto Sicuro! Veneto Sicuro! Veneto Sicuro! Sono io. Meno male che ti ho richiamato apposta! Quando parli con gli altri ricorda: Veneto Sicuro! Niente nomi!”. Clic.
“Pronto? Pronto? Ma non posso usare la parola d’ordine Veneto Sicuro se ancora non abbiamo redatto e approvato l’atto di fondazione della Ronda Padana di Oderzo – Veneto Sicuro? Pronto? Sei ancora lì?”.
30 aprile 2009, h 17.41 – conversazione telefonica tra Luigi Isalberti e Mara Calàr.
“Pronto! Veneto Sicuro!”.
“Ma ti ghe gà magnà ea merda al mago? E no coca belela mia! No che il Veneto non è sicuro! E lo sa perché? Non ci bastavano i terroni, i meridionali. E poi gli zingari e poi i negri e poi gli albanesi. Ora pure i musulmani e i romeni vengono qui a Oderzo. Ma lo sa che stamattina mentre facevo la spesa accanto a me c’era un’intera famiglia di romeni. Non esagero, eh. Una fa-mi-glia in-te-ra: c’era il padre, c’era la madre e c’erano tre figli. Ma si può? In cinque. E io sola. Ho avuto paura, sa…”.
“Eeeeee [urla] Veneto Sicuro è la par…”.
“Cacciarli tutti, questo dovremmo fare. Vengono qui a rubarci il lavoro, le macchine, i risparmi di una vita, violentano le donne, vendono la droga. Ma ha capito che stamattina dal fornaio c’era un’intera famiglia di romeni? E la polizia, i carabinieri, il sindaco che fanno? Niente. Un bel niente… Scusi, ma chi è al telefono?”.
“Sono Luigi Isalberti”.
“Luigiii!!! Sei tu? Perché non l’hai detto subito?”.
“Ci vediamo venerdì al casòn di Terzo. Alle 18.30. Dobbiamo organizzare la ronda”. Clic.
“Altro che ronda, so io cosa ci vorrebbe per questi qua… Luigi?… Luigi?… Luigi?…”.
30 aprile 2009, h 17.44 – conversazione telefonica tra Luigi Isalberti e Rahim Alhazred.
“Pronto! Veneto Sicuro!”.
“No, ha sbagliato numero”.
“Eccone un altro! Ma io co ‘sta storia di Veneto Sicuro ho parlato al vento… Senti Mario ci vediamo venerdì alle 18.30 al casòn di Terzo, per la ronda…”.
“Io non sono Mario”.
“Ah no? E chi saresti?”.
“Rahim, Rahim Alhazred”.
“Straniero?”.
“Si”.
“Musulmano?”
“Sì”.
“Brutto terrorista. Cos’hai fatto a Mario. Che fine gli hai fatto fare. Giuro, se gli hai toccato un solo capello vengo lì te staco i brassi e te ‘i meto in man…”.
“Non conosco nessun Mario!”.
“Non è il negozio di Mario Alberti?”.
“No. Questa è casa Alhazred”.
Clic.
30 aprile 2009, h 17.47 – conversazione telefonica tra Luigi Isalberti e Mario Alberti.
“Pronto. Veneto Sicuro!”.
“Mmmm…”.
“Pensa! prima ti ho chiamato e ho sbagliato numero. Ha risposto un musulmano, ma gliele ho cantate a quel muso giallo…”
“Mmmm…”
“Ma che c’è? Stavi dormendo? A quest’ora?”.
“Mmmm… rapinato… cinque minuti fa… uno… botta in testa… portato via l’incasso…”.
“E perché non mi hai chiamato subito?”.
“Fino a un minuto fa c’era il ladro… stava parlando col mio telefono…”.
“Il musulmano?”.
“???”.
“Il musulmano che parlava con me al telefono? L’arabo? Il terrorista? E’ lui che ti ha rapinato? Quel bastardo”.
“Ma quale musulmano. Va in mona. Era di queste parti!”. Clic.
Nessun commento:
Posta un commento