lunedì 22 febbraio 2010

Colpo di Stato in Niger: il retroscena dalle pagine di "Bilal" di Fabrizio Gatti

18 febbraio 2010: colpo di stato in Niger. I militari depongono il presidente Mamadou Tandja, insieme a tutti i membri del Governo, e prendono il controllo nella regione.

7 ottobre 2007: Fabrizio Gatti, giornalista di Repubblica, pubblica "Bilal". Nel libro descrive il mercato degli schiavi moderni che ha visto coi suoi occhi, dapprima condividendo con loro il viaggio in terra d'Africa per arrivare in Libia e più tardi facendosi richiudere nel centro di permanenza temporanea di Lampedusa con la falsa identità del clandestino curdo Bilal.

Quando ho letto del colpo di stato in Niger dello scorso 18 febbraio mi è tornato alla mente un pezzo di quel libro: leggendolo, si capisce che ciò che è successo non più di 4 giorni fa in teoria lo si poteva già prevedere da mesi. E si capisce anche che - se non si fa qualcosa per cambiare la situazione - questo colpo di stato in Africa probabilmente sarà solo il primo di una lunga serie, in parte dipendenti anche dalla politica del nostro Paese (ma qui, per chi volesse saperne di più il consiglio è di comprarsi subito il libro e leggerselo tutto. Non ve ne pentirete!).

"Bilal", Biblioteca Universale Rizzoli, pagina 195:

Lungo i 2040 km tra la capitale del Niger ed il confine libico i posti di controllo sono dunque 12. Significa che da Niamey a Madama ogni immigrato viene rapinato almeno 12 volte. Ogni volta soldati o poliziotti chiedono 10.000 franchi. L’equivalente di 12 euro e e quaranta centesimi. Spesso si accontentano di 5.000 franchi. Ma se nelle perquisizioni e nei pestaggi trovano di più, si tengono tutto.

La somma appare subito nella sua follia. Superare il Sahara può rendere in estorsioni tra i 60.000 e i 100.000 franchi a persona. Sono più o meno 150 euro. Più il costo del trasporto: i 15.000 franchi per raggiungere Agadez e i 45mila per arrivare in Libia in camion. Centocinquanta euro da moltiplicare per le 15mila persone in viaggio ogni mese. Ed è soltanto il totale dell’affare in Niger. Guadagno pulito. Senza spese di produzione. Se non lo sforzo fisico per frustare, bastonare e torturare gli immigrati durante le perquisizioni. Manca il versante libico. Pazzesco.

“Yaya, lo sai quanto incassano l’esercito e la Polizia dagli immigrati che attraversano il Sahara?”. “Tanto credo, ma non ho mai pensato quanto”. In cima alla cupola comincia una discesa ripida e scivolosa, verso un’oasi di palme cresciuta a ferro di cavallo, ai piedi di una catena di montagne conica color rame. “Seguedine”, annuncia Yaya, “quelle in mezzo al villaggio sono le rovine della fortezza francese. Ma mi stavi dicendo una cosa importante. Quanto guadagnano? “Da 975 milioni a 1 miliardo e 300mila franchi al mese. Un milione e mezzo o due milioni di euro al mese. Una media di venti milioni di euro l’anno. Forse anche di più”. Yaya scuote la testa. “Non riesco nemmeno a immaginare quanti soldi sono un miliardo, e quanto?”. “Secondo te cosa fa l’esercito con quei soldi?”. “La catena è lunga. Gli ufficiali si prenderanno sicuramente la loro parte. Ne conosco alcuni che si sono comprati il televisore al plasma, o il fuoristrada giapponese. Se guadagni quaranta, sessanta euro al mese non ti compri il televisore al plasma.”.

“Non c’è il rischio che qualche militare usi quei soldi per organizzare colpi di Stato? Inquinare elezioni? Scatenare guerre?”. Yaya ci pensa su. “Quanti franchi sono in un anno?”. Il tempo di fare la moltiplicazione: “Sono più di quindici miliardi di franchi l’anno”. “Con quindici miliardi di franchi l’anno puoi fare qualsiasi cosa”.

Due anni dopo, questo:


Vi chiedete ancora perchè gli immigrati africani fuggano dalle loro terre e tentino in tutti i modi di arrivare da noi?

Le foto di corredo al pezzo di Bilal sono del fotografo Alfredo Bini, e provengono dal blog Fortress Europe, che vi consiglio peraltro di visitare se siete appassionati sull'argomento immigrazione.

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