Ecco a voi "Perchè Bertolaso non ama i gabbiani"
Mentre accompagnava i giornalisti sull’invaso della discarica di Terzigno, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio, il nostro George W Bertolaso, capo assoluto della Protezione civile, orgoglioso diceva: “Vedete? Qui non ci sono gabbiani che volano sulla struttura, questo perchè nel sito sono conferiti solo rifiuti trattati, non c’è organico”. Niente gabbiani sul Vesuvio insomma a costo di abbatterli con le pale dell’elicottero su cui viaggia solitamente il nostro condottiero.
Ma qualche decina di chilometri più a nord, sulla discarica di Ferrandelle di gabbiani se ne vedono a migliaia che pascolano su montagne di rifiuti tal quale lasciati, o meglio abbandonati, su enormi piazzali, diventando così una fonte di trasmissione per le infezioni.
Già perchè la Professoressa Francesca Menna, del dipartimento di patologia aviaria della Federico II, ha condotto diversi studi che evidenziano due importanti elementi. Il primo è che gabbiani, piccioni ed uccelli migratori, in minor parte, sono diventati portatori di una forma particolarmente pericolosa di Escherichia Coli, un batterio che può causare diverse disfunzioni all’apparato digerente anche nell’uomo, più nello specifico la tipologia denominata 157H7
Quando l’abbiamo riscontrata siamo rimasti molto sorpresi- dice la Menna- perchè questo tipo di batterio viene contratto dai bovini e non dagli uccelli”. Com’era stato possibile quindi che una specie animale soffrisse delle patologie di altre specie?
Si tratta di un fenomeno di “crossing” che si verifica in ambienti molto promiscui- aggiunge la professoressa- ma devono ricorrere delle condizioni particolari”. Condizioni che nella Regione Campania si sono verificate quando a causa dell’emergenza rifiuti la città è stata sommersa di “munnezza” e della decisione di aprire in seguito decine di discariche per accogliere rifiuti indifferenziati.
Nel 2006, infatti, il team della Menna comincia a lavorare sui piccioni della città di Napoli, quando riscontra questa anomalia, eppure nel territorio urbano non ci sono allevamenti. “Non riuscivamo proprio a capire cosa fosse successo. Poi ci siamo guardati intorno; eravamo circondati da spazzatura tal quale, lasciata per le strade e piena di rifiuti organici. In pratica dividendo questi spazi con topi, insetti e cani, che mangiano i resti di cibo avariato di mucca o altri animali, anche i piccioni avevano contratto l’escherichia”.
Ma in seguito i rifiuti vengono raccolti dalle strade ed oggi la città è tornata ad essere relativamente pulita, quindi pericolo scampato? Pare proprio di no come spiega la Menna: “Siamo tornati a rifare le analisi, questa volta sui gabbiani, nel 2009. Ed abbiamo riscontrato di nuovo lo stesso problema. Ci siamo chiesti perchè e la risposta sta nelle discariche a cielo aperto che sono luoghi altamente rischiosi per le infezioni”. Anzi, sotto un certo punto di vista “le discariche sono anche peggio perchè attirano decine di specie diverse tutte concentrate in un luogo solo da cui poi si propaga l’infezione”. In pratica accumulare rifiuti sui piazzali equivale a lasciarli per strada, se non peggio, da un punto di vista igienico-sanitario. “Siamo di fronte ad una situazione folle, altro che virus H1N1( quello della influenza A)- si sfoga la Menna- qui siamo di fronte ad uno stato delle cose che mette in pericolo la salute della fauna Campana e anche dei cittadini, in particolar modo i bambini che sono più esposti”.
Per comprendere meglio il fenomeno e descriverne la portata ora il dipartimento di patologia aviaria sta avviando uno studio sugli uccelli migratori. Perchè se piccioni e gabbiani sono specie stanziali, “anche se per i secondi si parla di un raggio di azione di 45 chilometri” specifica la Menna, in Campania ogni anno arrivano migliaia di uccelli che poi riprendono il loro cammino diretti in tutta Europa.
Quello che ci preoccupa- conclude- è che stiamo riscontrando un espandersi di queste patologie anche nelle specie selvatiche che solitamente sono molto più resistenti, anche più dell’uomo. Questo vuol dire che ci troviamo in un ambiente molto insalubre.”
Ma questo bisognerebbe spiegarlo a chi apre le discariche in parchi naturali, festeggiando il tutto come un successo della buona amministrazione.
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