sabato 10 gennaio 2015
Charlie, le matite e il Corano
"Difendiamo il senso dello humour, della libertà di espressione, ma difendiamo
soprattutto la laicità, perché è proprio questa che è stata attaccata.
Non dimentichiamolo e non vediamo la laicità come un concetto astratto.
Al contrario, credo che oggi la laicità sia il valore più importante
della Repubblica, perché senza di essa principi come la libertà,
l'uguaglianza, la fraternità non sarebbero possibili".
Gerard Biard, caporedattore Charlie Hebdo, sopravvissuto alla strage.
"Certamente il Papa fa bene a dialogare con l'Islam, al contrario di
quanto pensa Salvini. Ma dialogare non significa avere gli occhi chiusi,
e l'accettazione dei costumi altrui deve avere come premessa la
fermissima difesa dei nostri. Anche chi è laico, dovrebbe sostenere la
presenza di crocefissi e presepi nelle scuole come presidio di una
tradizione che non può scomparire. I musulmani moderati sanno sui loro
fratelli radicali e violenti molto più di quello che dicono. Anche da
loro dobbimo esigere un salto di qualità nella collaborazione.[...]
Prepariamoci dunque fin d'ora a non lasciarci prendere dal panico e a
difendere con forza la nostra storia e le nostre radici cristiane. E ai
msulmani moderati diciamo: grazie per le condiglianze, ma ci serve
qualcosa di più".
Bruno Vespa, conduttore tv e direttore QN, dall'editoriale di oggi in prima pagina.
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Non credo che Bruno sia Charlie. Almeno, non credo che sia Charlie così
come Charlie stesso si vede. E così come lui tanti altri, più o meno in
buona fede.
Forse lo sarà, e lo saremo tutti noi, quando saremo
abbastanza avanzati da capire che il modo migliore per stroncare alla
nascita il terrorismo non sia arroccarci nella difesa delle nostre
tradizioni, ponendo sullo stesso piano la sagra del salame d'oca del
paesino o la ricetta del popettone della nonna (tradizionalissimi
anch'essi) e la nascita di Gesù, ma portare le matite e il Corano nelle
scuole per far conoscere davvero ciò che raccontano ai nostri figli. Il
Corano, così come la Bibbia o i testi dell'induismo e di tutte le altre
religioni che chiederanno di conoscere. Solo così si può avviare, credo,
un'integrazione vera che non offra terreno fertile al fondamentalismo,
di qualsiasi genere. Non con muri, torri d'avorio e chiusure, ma con
mani tese, menti aperte e reciproca comprensione. Per scoprire che
volendo Cristo si può chiamare anche عيسى ﺑﻦ ﻣﺮﻳﻢ, o ʿĪsā ibn Maryam. E'
la stessa persona.
"Oggi penso a Hamed (l'agente ucciso dai
terroristi, musulmano anch'esso. ndr) - scrive il maestro Alex
Corlazzoli sul suo blog -. Voglio che il padre di questo mio alunno
possa avere un luogo di culto anche dopo ciò che è accaduto in Francia.
Desidero pensare che Hamed possa prendere l’autobus senza che venga
guardato come se fosse un terrorista. Amo pensare che sua madre possa
portare il velo con la stessa libertà con la quale la mamma di Michael
porta il perizoma e la minigonna. Voglio dire a Giorgio, a Sara, a Luca
che 15 milioni di musulmani vivono in occidente senza ammazzare
nessuno".
E' il pensiero che mi è
piaciuto di più di tutto quello che ho letto su giornali ed internet
oggi.
Scusate la dilungazione. Ogni tanto mi indigno quando leggo
certe cose, e mi sento un po' Charlie anch'io.
A modo mio.
Forse, un
pochino, anche a modo suo.
(Le foto le ho scattate oggi alla manifestazione di oggi "Je sui Charlie" tenutasi in Piazza della Vittoria a Pavia in ricordo delle vittime del terrorismo in Francia. Le trovate sul sito de "Il Giorno", spero)
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