Le intercettazioni permisero infatti alla Polizia di mettere il giornalista sotto scorta e di dare il via alle indagini che gli salvarono la vita.
Con la legge bavaglio approvata oggi, come ha giustamente ricordato Claudio Fava (Sinistra Ecologia e Libertà) , Lirio Abbate sarebbe già morto.
Ma magari, con la nuova legge, la prossima volta ce la faranno ad ammazzarlo. O - se non sarà lui - sarà qualcun altro tra le mille persone scomode che ogni giorno tentano di fare qualcosa contro la mafia e contro il crimine.
Se non facciamo nulla ora per fermare questa legge ignobile che mette il bavaglio ad informazione, magistratura e forze dell'Ordine, la colpa di questo - quando succederà - sarà anche un po' nostra.
Non è il momento per essere ignavi. Facciamoci sentire.
Dall'intervista a Lirio Abbate di Repubblica del 5 settembre 2007:
[...] Dice Lirio che hanno ragione il capo dello Stato e il governo a chiedere che "la società civile" faccia la sua parte contro la mafia. È la parte del problema con cui egli sente di dover fare più dolorosamente i conti, oggi. "È un paradosso. Credi di dover fare in modo accurato il tuo lavoro di cronista per illuminare nell'interesse dell'opinione pubblica, di quella "società civile", gli angoli bui e sporchi del cortile di casa. Poi scopri che sei un ingenuo. Nessuno vuole guardare da quella parte, in quegli angoli - no - preferiscono voltarsi da un'altra parte anche se stai lì a tirargli la giacchetta. E allora perché lo faccio?, ti chiedi. Perché infliggo a chi mi è caro ansia, paura, apprensione e, Dio non voglia, pericoli? Perché, mi chiedo, non ascolti chi ti dice: ma chi te lo fa fare, vattene da qui, vattene subito, non ti accorgi che non vale la pena?".
La voce di Lirio sembra rompersi ora. Percettibilmente, il timbro diventa roco e trattenuto come di chi si sta sforzando di controllare un'emozione che forse è rabbia, forse è avvilimento o forse entrambe le cose. Dopo qualche secondo, Lirio dice finalmente: "Lo sai perché non decido di andarmene? Per onore. Sì, per onore! Non per il mostruoso, folle, ridicolo onore di cui si riempiono la bocca mafiosi deboli con i forti e forti con i più deboli, ma per quell'onore che mi chiede di avere rispetto di me stesso, che mi impedisce di inchinarmi alla forza e alla paura, di scendere a patti con ciò che disprezzo. Quell'onore che molti siciliani hanno dimenticato di coltivare".
Non inchiniamoci. Contro la mafia, e contro le leggi che aiutano mafiosi e criminali a farla franca, una volta di più.
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