Da Wikipedia :
"Originariamente il termine marchetta designava una sorta di francobollo (marca, appunto) che veniva applicato sul libretto di lavoro degli operai per attestare l'avvenuto pagamento dei contributi previdenziali (fino all'epoca fascista).
In senso traslato il termine venne usato per indicare un gettone che il cliente di un bordello ritirava alla cassa pagando in anticipo la prestazione, e che successivamente lasciava alla prostituta con la quale s'intratteneva, in modo tale da permetterle di riscuotere il compenso dovutole. Da qui in poi, il termine marchette è sempre stato riferito all'ambito della prostituzione.
Al giorno d'oggi, fare marchette o essere un marchettaro designa una persona dedita alla prostituzione, ed in modo specifico è riferito alla prostituzione maschile.
In ambito giornalistico, con il termine marchetta si fa riferimento ad un articolo scritto per compiacere qualcuno. Nel campo televisivo, si usa il termine marchette quando un attore/attrice o personaggio comunque noto, va in televisione a raccontare fatti (spesso intimi o comunque personali) della sua vita privata solo per denaro".
----Raccontava una storia, una piccola storia, il cui protagonista si è sentito offeso dai contenuti qui pubblicati. Dapprima chiedendomi di cancellare il tutto in maniera gentile, poi in altri modi che non esito a definire "minacce" nell'arco di poche ore.
Per questa volta, ma solo per questa volta, scelgo l'amicizia, nonostante tutto. Nonostante la rabbia che mi è presa a ricevere certe cose in certi momenti, che non mi sarei aspettato, e nonostante tutti i pensieri che ne sono seguiti, e che non avrei mai pensato di fare. Posso garantire a voi tutti che non è stata una scelta facile: ma non ce ne sarà una seconda. Ora è come una corsa ad ostacoli: la prima falsa partenza è concessa a chiunque; la seconda non si perdona a nessuno.
Però, caro X, una cosa sola voglio dirtela. Esiste, nel nostro ristretto "circolo" che qualcuno chiama "casta", un diritto che dovrebbe essere sacro anche se molto spesso finisce per essere il più violato di tutti: si chiama "diritto di rettifica". Vuol dire che qualsiasi cosa io dica e scriva, anche se questo non è un giornale nè una pubblicazione vagamente simile, esiste per te il diritto di controbattere venendo rappresentato con uguale spazio e uguale visibilità. A questo diritto io sono tenuto ad obbedire, ma lo seguo e lo rispetto soprattutto perchè credo in quello che esso rappresenta: l'uguaglianza e la libertà di parola.
Alla storia che io raccontavo, che - bada bene - era possibilistica e non assoluta riguardo ad un fatto che potesse essere accaduto, tu avevi (come mi hai detto) ottimi argomenti da opporre in risposta. Ora non posso più mostrarli, giacchè mi hai privato del resto senza i quali essi non hanno più senso.
C'è uno spazio, in questo blog come in tanti altri, che si chiama "commenti", che serve proprio a quello: dare voce a chi vuole dire la sua. A volte non basta, o non è ritenuto sufficiente, e in caso di errori ho l'abitudine di riportare il commento nel post con uguale visibilità e carattere proprio per evitare questo: se cerchi nel blog è già successo, per fortuna poche volte.
Potevi approfittarne, e ribadire i tuoi concetti in un modo diverso: a mio modesto parere, più giusto. Avrei fatto così anche con te: tutto quello che avresti voluto dire sarebbe stato detto e pubblicato. In libertà.
Lo credo più giusto come modo di agire per i valori a cui apparteniamo entrambi, e che secondo me tu in questo modo hai tradito. Ora è successo per una cosa da nulla: una storia che non avrei nemmeno mai scritto se non fosse arrivata proprio da te, da una persona da cui non me l'aspettavo. Ma se fosse andata in altro modo? E su una cosa più importante?
Ho scelto di cancellare nonostante tutto il contenuto di questo post per farti riflettere proprio su questo: cosa accadrebbe, se in futuro questa situazione ti si ripresentasse davanti di nuovo, magari in altra veste e con altri attori più grandi di me?
Chiediti solo: cosa faresti?
Io lo so: mi atterei a queste parole.
- art. 18: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione
- art. 19: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
- 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
- 2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.
"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni".
Io credo a queste parole, le rispetto e le divulgo perchè le sento mie. Come la libertà di scrivere di ciò che voglio, senza ledere però la libertà degli altri.
E' per questo che non ritengo di dovere fare scuse: ho fatto solo ciò che ritenevo giusto.
Se, come spero, avrai la pazienza e la volontà di leggere tutto questo e di arrivare fino a qui, spero che stavolta lascerai un commento o la tua voce, anche in forma anonima. Per dirmi ciò che pensi, raccontare le tue ragioni o fare qualsiasi cosa di altro tu voglia fare, con gli strumenti che ci sono dati. Ti garantisco che le sarà dato lo stesso spazio e la stessa visibilità di queste parole che sto scrivendo ora.
Con questo chiudo e ti saluto, con un solo monito.
Non ci sarà una seconda volta.
Tutto quello che riceverò sarà pubblicato, e tutto quello che vorrò dire sarà detto. Qui come altrove.
Odio i bavagli: non ne metto e non me ne sono mai fatti mettere. Ma stavolta l'ho fatto con un motivo, che credo importante.
Alterius non sit qui suus esse potest.
Vale.
Aggiunta delle 14:24
A seguito di discussioni avvenute preciso quanto segue: ogni cosa scritta su questo blog è frutto solamente mio, di mie impressioni e miei pensieri personali. Quello di cui si parla, qualsiasi cosa, è visto attraverso i miei occhi e il mio modo di pensare: mi ritengo pertanto l'unico responsabile di qualsiasi cosa sia qui pubblicata. Questo blog non è una testata giornalistica, nè pretende di esserlo o averne la stessa credibilità e attendibilità. Per ogni cosa di cui scrivo cerco sempre comunque di verificare nel modo migliore le fonti, che troverete sempre citate alla ricerca del massimo contradditorio e della verità oggettiva dei fatti. Ogni cosa che non passa sotto la definizione di "fatto oggettivo" ma entra in altre sfere, come quella dei commenti o delle opinioni, è tenuta tendenzialmente distinta dal resto o comunque segnalata.
Nella vecchia versione di questo post si dava il link ad un articolo pubblicato su una rivista online. La suddetta rivista non ha nulla a che fare nè è coinvolta in qualche modo in ciò che io scrivo qui, nè nei contenuti del post suddetto, e mi scuso con chiunque degli altri collaboratori della rivista possa essersi sentito in qualche modo offeso da ciò che avevo precedentemente scritto. In caso di commenti, lettere o reclami, questi saranno pubblicati con ampia visibilità sul blog.
Credo sia tutto.
4 commenti:
Finalmente ho l'opportunità di replicare alle tue divertenti opinioni. Non l'ho fatto prima perchè non trovavo più la mia password google. Ne ho fatta un'altra ed eccomi qui.
L'articolo cancellato, oltre a mancare della qualità della misericordia, soprattutto dal punto di vista stilistico, era infondato e tu lo sapevi. E' questo che mi ha dato più fastidio; d'altra parte sono del tutto privi di fondamento i virgolettati accenni a presunte minacce. Ci sono state? Rivolgiti alla magistratura. Ma ricordati che la rivendicazione di un diritto non costituisce mai minaccia. Sono tentato però, dall'allegare al "fascicolo" (già depositato giovedì mattina nelle mani dell'avvocato, anche se non ancora inoltrato - come sai ho tre mesi di tempo)anche quest'ultima buffonata, che mi pare aggravi non poco la tua posizione. La verità è un'altra. Noi, come sai, viviamo in un gruppo latente; non ci siamo cercati, ma anzi siamo costretti a convivere. Ancora tre mesi e poi chi si è visto si è visto. In questi due anni ti ha caratterizzato una tua particolare qualità: con orecchi da oritteropo, olfatto da segugio, tatto da elefante e una linguaggia da mozzare, hai fiutato nell'aria la cazzata incombente sul nostro piccolo ambiente. C'è sempre una cazzata: e in genere viene lanciata da chi non ha molto da fare. Il fatto è che ti sforzi di anticiparla, vuoi il marchio, la copyright, sapendo che un quarto d'ora dopo, almeno per alcuni, sarà l'opinione dominante. Vuoi che il tuo nome, per un quarto d'ora, sia associato a qualcosa di divertente e, insieme, di gratificante. Poi l'enfasi si smorza, e le stesse persone dalle quali hai cercato conferme non ti considerano più. E' una breve vittoria, che termina nel nulla.
Stavolta, però, hai esagerato. Anche quel patetico riferimento, l'ultimo, quello sul nostro giornale, che casualmente si sarebbe inserito sul tuo sito, mi fa capire che ogni tanto la lampadina si accenda, e che inizi a pensare alle conseguenze delle tue azioni. Ma non vale: stai barando di nuovo. L'originale lo custodiamo gelosamente.
Eppoi, che è quella pappardella sulla libertà d'espressione? Se ne sapevi tanto, di diritto, perchè hai bellamente evitato il compito di Pesci? Me lo hai detto tu: non negare. Ma hai fatto bene. Se avessi studiato, sapresti che il porre un'espressione in una formula possibilistica non è un'esimente per la diffamazione. Se io scrivo: Tizio potrebbe essere un mafioso - secondo te non è lesivo della sua personalità, non lo mette in luce deteriore - non è reato? E sapresti che il diritto di replica non si riferisce direttamente alla diffamazione. Il diffamato può anche esercitarlo, ma è chiaro che la vicenda prenderà altre strade.
In quanto alle altre due persone che hai citato - se davvero pensi che la loro relazione sia così sconveniente, e non si capisce perché, perchè ritieni che ti debbano rendere conto di qualcosa? E perchè, visto che sei un eroe del libero pensiero, invece di parlare alle loro spalle non fai quei 40 gradini che ti separano dal tuo potere di esternazione? O preferisci scrivere a loro insaputa, in modo che non abbiano diritto di replica? Ma non ti sei eletto garante di queste cose?
Su una cosa hai ragione: non ci sarà una seconda volta. Ma ti sei mai chiesto come finirà la prima?
A proposito, il tuo blog, dal punto di vista del diritto di repkica, è una sola. Offese in prima pagina e difesa invisibile.
Poi: ho digitato linguaggia - ovviamente è linguaccia.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/68/Aardvark2_%28PSF%29.jpg
Ti inoltro un bell'esemplare di oritteropo
a prop: repkica=replica
http://it.wikipedia.org/wiki/Orycteropus_afer
insomma, il tuo blog non ne vuole sapere di pubblicarmi l'oritteropo...
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