martedì 29 aprile 2008

"Pecunia non olet", la libertà neanche.

La globalizzazione e l'economia del "Made in China, perchè costa meno" può portare anche a paradossi incredibili come questo...


Tra l'altro la stessa bandiera è in vendita in un negozio (che vende tra l'altro articoli militari!) nella via di fianco al nostro master. Prezzo di vendita? 10 euro! In Internet invece la si trova a circa 10 dollari... Se ne spendono mezzo per farle è tanto...

(Foto a lato: A protestor holds the Tibetan national flag during a Free Tibet demonstration in Trafalgar Square in London March 22, 2008. ©.REUTERS/Luke MacGregor (BRITAIN), ogni uso o riproduzione è vietato)

Da
Corriere.it di oggi:

I proprietari e i lavoratori dicono che per loro è solo un telo colorato

LE BANDIERE FREE TIBET? LE FANNO IN CINA

La polizia cinese ha fatto irruzione in una fabbrica nella quale si producono bandiere a favore della libertà del Tibet

PECHINO (CINA) - Il teatro dei fatti è una fabbrica situata a Guangdong, regione meridionale della Cina dove è venuto alla luce un insolito commercio.

Bandiere inneggianti la libertà per il Tibet, in aperta contestazione contro il governo cinese e le sue olimpiadi, erano pronte per essere spedite in gran numero attorno al mondo. E, ironia della sorte, nascevano proprio in Cina.

SOLO UN TELO COLORATO - I proprietari della fabbrica e i lavoratori hanno dichiarato di non essere a conoscenza del significato della bandiera e di aver avvertito le autorità competenti del tipo di prodotto che stavano preparando non appena alcuni di loro lo hanno avvistato tra le mani di alcuni manifestanti in immagini di proteste al passaggio della fiaccola olimpica diffuse online e in tv.

LE FORZE DELL'ORDINE - La polizia sostiene che la richiesta di produrre le bandiere provenga dall'estero e che, molto probabilmente, alcuni lotti siano già stati consegnati. Da parte delle autorità cinesi, il timore è che le bandiere "incriminate" possano già fare la loro comparsa domani, quando il sempre più contestato simbolo dei giochi olimpici farà tappa a Hong Kong.

DISORDINI OLIMPICI - Parigi, Londra, San Francisco, tra le altre, hanno accolto la fiaccola tra tensioni e contestazioni. Qualche giorno fa a Seul la polizia è riuscita a impedire che un cittadino nord coreano si desse fuoco in segno di protesta. L'atteggiamento della polizia cinese è dunque molto vigile e c'è l'esplicita intenzione di sbarrare la strada, in senso letterale, a chi intende far giungere le bandiere a Hong Kong. Sono previste, infatti, una sorveglianza speciale e la possibilità di ispezioni dei veicoli lungo le strade che conducono verso la metropoli cinese. La torcia olimpica proseguirà poi il suo cammino attraverso le altre province cinesi e terminerà il suo viaggio, che sembra sempre più un calvario, a Pechino in agosto.

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Per chi volesse saperne di più, come al solito consiglio un salto sul blog del corrispondente di Repubblica Federico Rampini, sempre aggiornato con le ultime novità dalla Cina e dintorni. L'ultima di oggi parlava ad esempio di come fosse diventato improvvisamente difficilissimo avere i passaporti per la Cina: alla faccia di chi diceva che le olimpiadi dovevano servire per aprira il Paese al mondo...


Quando i blog per rincorrere le classifiche le uccidono...

Ecco a cosa può portare la mania di protagonismo di alcuni blogger.


Da un po' di giorni ( ma me ne sono accorto solo ieri) nella homepage del sito di BlogBabel, uno dei più importanti siti di aggregazione per blogger, c'è solo questa scritta.



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BlogBabel è temporaneamente sospesa.

Ci siamo stufati dell'arroganza di alcuni blogger italiani, che pensano di poter ricattare un servizio offerto alla comunità e al grande pubblico, e non perdono occasione per trasformare qualsiasi discussione in un litigio da riunione di condominio.

Trovate un riassunto della questione nell'intervista che Raffaele Roselli mi ha fatto per il GR1 RAI il 25 marzo, disponibile sul sul sito del GRR RAI. Grazie Raffaele!

I più pazienti possono ripercorrere il thread sul gruppo di discussione pubblico che è stata l'ultima goccia in un vaso già piuttosto pieno.

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Cosa è successo?
Semplicemente BlogBabel, tra gli altri servizi, offriva quello di una classifica di importanza dei blog italiani basati su vari criteri, dal pagerank di Google alla classifica di Technorati, ai feed a tutto un altro mare di cose. Era iscritto tra gli altri anche questo blog, e ogni tanto per curiosità andavo a guardare che dicevano di me in giro per la rete.

Una cosa tutto sommato utile, ma che ha dato alla testa ad alcuni che hanno visto la vetta di quella classifica come l'unico obbiettivo da raggiungere ad ogni costo pur di diventare famosi (e farci cosa? Credo guadagnare con la pubblicità, perchè se no proprio non saprei, ego a parte, cosa pensare...). Da lì vari trucchi per sballarla: invio di mail con "alberi di natale" di link, merchandising di link di scambio e citazioni, ed arroganza crescente di blogger che chiedevano di continuo il motivo della loro "impossibile posizione bassa" in classifica.

Oggi quella classifica non esiste più: il sito è stato chiuso e con esso tutti i servizi che offriva. Uno che a me piaceva parecchio era ad esempio quello della tracciabilità dei link: si poteva vedere chi e per quale motivo linkava il tuo blog, e finire per conoscere gente con gli stessi interessi che potevano essere ottimi compagni di penna digitali della blogosfera. Tutto finito.

Che dire... Blogonauti, o blogger o come si dice: rimanete voi stessi! Se scrivete cose interessanti, sarà il mondo ad accorgersi si voi... Che poi che diavolo ve ne fate di essere primi nelle classifiche se non avete nulla da dire? A volte ne giro alcune e ci vedo di quelle cose... Mah... Una volta in uno dei primi blog in parecchie classifiche (non mi ricordo quale) vidi che il blogger aveva postato un sondaggio per chiedere al suo pubblico solamente una cosa: "Vi va o no che su questo blog parli anche dei miei fatti personali?". Se non lo sai tu! E' tuo, puoi farci quello che ti pare! Ma non se corri dietro solo agli altri...

Vabbè và: piccola cazzata per chiudere trovata su Youtube che parla di blog, classifiche, blogger e altro... Il doppiaggio non è un granchè, ma le cose le spiega bene... :)



Alla prossima, dopo il lungo weekend!

Gig:)

Il fallimento dei master in giornalismo.

Dedicato ad Eleonora, che dopo averlo letto si fregherà le mani di sicuro, e a Chicco che adora scrivere sui master in giornalismo!

Dal blog "Penne Digitali 2.0", un articolo del novembre 2006 che dimostra ancora una volta come di tutti i problemi dell'entrata nella professione giornalistica si sia parlato tanto, ma non si sia ancora fatto nulla...

STAGE IN REDAZIONE? SI', MA SOLO SE RETRIBUITI.


Una buona idea realizzata male può naufragare trasformandosi in una pessima idea. È il caso dei discussi master in giornalismo, una delle attuali vie d’accesso alla professione giornalistica nel nostro Paese. I master si moltiplicano e quella qualità che avrebbe dovuto essere il fondamento della via universitaria, ha mancato l’appuntamento con la verifica. L’esame, appunto. È opinione diffusa tra i commissari d’esame, ed è in ogni modo l’opinione che io stesso ho maturato facendo questa esperienza, che i candidati provenienti dai master non siano, alla prova dei fatti, più preparati degli altri. Se ne incontrano di ottimi e di impreparati anche se provengono dai master. In realtà, quello che ancora oggi fa la differenza è l’ambito professionale entro il quale si è svolto il praticantato. Il resto è affidato alla casualità o alle capacità individuali di ognuno e prescinde purtroppo dalla formazione che in realtà, nel nostro Paese, naviga a vista. Una delle cause di questa mancanza è certamente la fretta con cui sono state fatte le convenzioni tra Ordine e Università.

I master sono già diciannove. E altre convenzioni sarebbero pronte per essere sottoscritte. ( infatti nel frattempo sono già diventati 21, ndr)Ma c’è dell’altro. Poniamoci dalla parte degli aspiranti giornalisti: il candidato versa al master 10-12 mila euro (nel corso del biennio) per conquistare il famoso tesserino professionale. Che lo abilita a una professione ormai inflazionata. Ogni anno, infatti, sono più di mille le abilitazioni (su circa 1400 candidati nel 2005) all’albo dei professionisti a fronte di un turn-over nell’editoria pari a 225 unità nello stesso anno, secondo i dati dell’Inpgi citati da Guido Besana in un articolo uscito nel precedente numero di “Giornalisti.”. Il titolo quindi è già svalutato. Se le cose andranno avanti in questo modo, nel giro di cinque anni, ci saranno altri 5000 giornalisti professionisti in cerca di lavoro. A questo punto il candidato che ha potuto accedere al master affronta i due anni di corso entro i quali si svolgono anche sei mesi di stage nelle redazioni. L’editore, grazie alle convenzioni tra Ordine e Università, ha a sua disposizione lo stagista a costo zero. E, intanto, centinaia di disoccupati-inoccupati (quasi tremila sono gli iscritti alle liste Fnsi-Fieg), e collaboratori che non possono o non vogliono affrontare la spesa del master, restano fuori della porta. A poco valgono gli incentivi messi in campo dall’Inpgi per l’assorbimento dei disoccupati (peraltro le nuove delibere sono state bloccate dalla Fieg in funzione antisindacale), le agevolazioni contrattuali, e le battaglie del sindacato sul fronte del precariato se tra Ordine, Università e editori si istituisce una corsia preferenziale per l’utilizzo dei giovani aspiranti giornalisti a costo zero.

L’effetto immediato di questo insano accordo, che purtroppo coinvolge anche chi tra i giornalisti, insegnando nel master, ha interesse all’ingresso degli studenti in redazione, è chiaramente visibile nel crollo delle sostituzioni. Le sostituzioni, che rappresentano una valvola di sfogo e un’occasione per migliaia di precari, si stanno quasi azzerando (tranne che al Corriere della Sera e al Gazzettino dove gli stage sono stati correttamente bloccati dai Comitati di redazione). Si è discusso a lungo sulle ragioni dell’utilizzo improprio degli stagisti nelle redazioni. Al di là di ogni volontarismo e velleitarismo formalista, come l’istituzione di un “tavolo della regole” con chi, invece, vuole mano libera, il vizio originario probabilmente sta proprio nelle maglie larghe delle convenzioni che lasciano spazio all’uso improprio dei giovani a partire dalla gratuità dello stage. Che è diventato una delle forme di sfruttamento dei giovani in cerca di prima occupazione.

A questo punto, ci sarebbe un’unica soluzione: modificare le convenzioni in modo tale che lo stagista sia retribuito diventando a tutti gli effetti un praticante, e quindi un costo per le aziende. Tra le altre cose la formazione in azienda andrebbe estesa. In sostanza, credo che, se fosse ancora possibile, sarebbe consigliabile abbandonare la via del master a pagamento sostituendolo con un corso di laurea universitario che comprenda almeno un anno e mezzo di stage retribuito. È, certo, comunque che il master non può rappresentare, tendenzialmente, la via unica per accedere al giornalismo. E c’è da chiedersi se vale ancora la pena di spendere dodicimila euro per “comprarsi” il tesserino di giornalista professionista?

(Enrico Ferri, giunta esecutiva Fnsi)


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Il bello è che questo pare sarà nella nostra commissione d'esame ad Ottobre...
Gente, che tristezza... Detto da uno che i suoi 10.000 e passa euro li ha già spesi, e che tornando indietro sinceramente avrebbe dei seri dubbi se rifarlo o meno...

lunedì 28 aprile 2008

E se vi mettessero a guidare la metro a Milano?

Dedicato a tutti i milanesi, a chi a Milano ci lavora o ci vive, e a chi almeno una volta nella vita ci è finito per amore o per lavoro ed è sceso nelle sue viscere per prendere "la metro", come è affettuosamente soprannominata da tutti. Nata nel lontano 1957 ma effettivamente inaugurata con la prima corsa della Linea 1 (la Rossa) il 1 novembre 1964, oggi la Tube milanese si snoda su un percorso di circa 76,4 km detenendo il record italiano.

Da Wikipedia scopriamo che attualmente, la rete metropolitana si compone di 3 linee:

Linea Percorso Inaugurazione

Lunghezza Stazioni

M1 Sesto I Maggio ↔ Rho Fiera / Bisceglie 1964

27,0 km 38

M2 Abbiategrasso ↔ Cologno Nord / Gessate 1969

34,6 km 33

M3 San Donato ↔ Maciachini 1990

13,0 km 17

Circa 50 km di rete si snodano attraverso il territorio comunale di Milano, mentre i restanti 26 raggiungono i comuni dell'hinterland. 51,5 km di rete sono sotterranei, i restanti sono sopraelevati, in trincea o a raso. Il numero totale delle stazioni è pari ad 88, di cui 19 extraurbane.

Le tre linee sono chiamate comunemente con i colori che le identificano: "la rossa" (M1), "la verde" (M2), "la gialla" (M3). Il colore è utilizzato nelle mappe, nella livrea dei treni e nell'arredo delle stazioni.

...ma in molti a questo punto si chiederanno il perchè di questo post.

Ebbene, ho scoperto in rete un piccolo giochino in flash che permette di far scoprire a tutti cosa voglia dire guidare uno di questi "vermoni di latta" su e giù per la City ogni giorno. Ideato da tal Alberto Zanot, in arte ZanoT, il giochino ricostruisce con una grafica semplice ma curatissima il percorso della Linea 3, la Gialla, dalla fermata Maciachini fino al capolinea di S. Donato.

Sembra semplice, ma essere il macchinista non è per nulla facile. Bisogna gestire il tempo per non essere in ritardo, misurare l'approcio in stazione, fare attenzione ai limiti ed al livello di stress dei passeggeri (se li stressate troppo il gioco finisce subito!), ed un altro paio di cosette che scoprirete semplicemente imbracciando la cloche..
Il tempo? Una partita dura più o meno sui 20 minuti; avendola presa più di una volta nella mia estate milanese mi sembra più o meno quello di percorrenza reale, il che può essere un po' lungo per una partitina da ufficio ma efficace per rendere l'idea.

Cosa manca? Ah già, il link dove trovare il gioco! Questo (http://www.o-zoners.com/metro.asp)è quello diretto che ho avuto da amici, ma non escludo si possa trovare su altri siti magari di giochini in flash!

Se vi ho incuriosito abbastanza da provarlo, fatemi sapere cosa ne pensate! E segnalatemene altri come al solito se ne trovate...

Oggi è una giornata un po' stanca, ed ho voglia di tutto fuorchè di lavorare...Perdonatemi... :) Sto pensando di creare una nuova piccola sezione nel blog, tanto per intasarlo ancora un po'... Vi farò sapere nei prossimi giorni...

A presto!

Gig:)

giovedì 24 aprile 2008

La "ganja" in casa? No, no e poi no! L'ultima sentenza della Cassazione.

Dal sito dell'Ansa di oggi:


RESTA REATO COLTIVARE A CASA LA CANNABIS

ROMA - Rimane illecito penale coltivare qualche pianta di cannabis per uso personale. Lo hanno deciso le sezioni unite della Cassazione sposando la linea 'dura' nel perseguire chi pianta qualche piantina di marijuana sul balcone o nel giardino di casa.

Con questa decisione, presa dalle sezioni unite della Suprema Corte presieduta dal Primo presidente Vincenzo Carbone, i giudice del 'Palazzaccio' sposano la linea proibizionista e più intransigente nella repressione della coltivazione di piccoli quantitativi di marijuana, in contrasto con decisioni precedenti - prese dalle sezioni semplici della stessa Cassazione - che avevano depenalizzato il comportamento di chi coltiva qualche piantina.

Nella sua requisitoria, il rappresentante della Procura della suprema corte, Vitaliano Esposito, aveva invece chiesto di non considerare penalmente perseguibile la coltivazione domestica. Ma il suo parere non è stato ascoltato.

"Costituisce condotta penalmente rilevante qualsiasi attività di coltivazione non autorizzata" di cannabis. E' questa la "soluzione" giuridica adottata oggi dalle Sezioni unite penali della Suprema Corte in tema di liceità, o meno, delle coltivazioni domestiche di marijuana per uso personale. La massima di diritto è contenuta in una nota diffusa dalle Sezioni unite penali della Cassazione in una sintetica "informazione provvisoria" sulla Camera di consiglio che si è da poco conclusa sotto la presidenza del Primo presidente Vincenzo Carbone.

La questione esaminata dal massimo consesso di 'ermellini' era la seguente: "Se la condotta di coltivazione di piante, dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti, sia penalmente rilevante anche quando sia realizzata per destinazione del prodotto a uso personale". La risposta data dai magistrati di legittimità è stata nel senso della rilevanza penale di ogni tipo di coltivazione di sostanze stupefacenti che non sia "autorizzata".

"Con questa decisione la Cassazione ha mantenuto una giurisprudenza molto negativa: la nostra risposta di Radicali, non da soli speriamo, è quella che daremo a Chianciano all'Assemblea dei Mille quando rilanceremo una forte associazione antiproibizionista che continui a praticare l'informazione e la ricerca in particolare sulla cannabis.
Poi continueremo la pratica della non violenza e della disobbedienza civile contro la criminalità politica e degli spacciatori".
Questo il commento della radicale antiproibizionista Rita Bernardini - appena eletta nelle liste del Partito Democratico.

Belle parole che hanno quasi 50 anni ma non li dimostrano...


(cliccate sull'immagine per allargare)



Da:
illaicista.ilcanocchiale.it.
Grazie per avermela fatta conoscere... :)


mercoledì 23 aprile 2008

Le pressioni sui giornalisti spiegate alla gente. Ovvero, cosa può accadere in un giornale di Provincia se a qualcuno non piace un articolo...

«Fare il giornalista? Sempre meglio che lavorare!».

Non so chi l'abbia coniata, ma è una battuta che riassume quello che di solito pensa la maggioranza della gente (almeno - di quella che io ho conosciuto) del lavoro del giornalista. «Avete la vostra tesserina, viaggiate ed entrate gratis ovunque, mangiate a sbafo alle conferenze stampa e tutto per due articoli che mettete sul giornale, sempre uguali tra loro ogni quotidiano che si apre, e potete fare quello che vi pare senza che nessuno vi dica niente». Ha ragione "Il Grillo" quando dice che siete una casta anche voi...

Ma siamo sicuri che sia così?

Oggi mi è arrivata una mail da un collega che racconta un piccolo fatto a lui accaduto, esemplificativo di tante cose e di tutti quei piccoli e grandi problemi di pressioni e gerarchie che anche solo un piccolo collaboratore di un giornale di provincia pagato 5 euro al pezzo come lui deve subire nel mestiere che ha scelto, e che nonostante tutto continua a fare.

Non troverete nomi nella mail: mi ha permesso di pubblicarla, ma non di rendere noti i nomi delle persone e delle ditte coinvolte. E' una sua decisione, ed io la rispetto, anche se mi sarebbe piaciuto tanto, ma veramente tanto, farvi conoscere le persone che hanno il coraggio di scrivere certe cose.
Se avrete la pazienza e la voglia di saperne di più, la stessa lettera l'ha pubblicata in versione integrale sul suo blog. Non posso darvi il nome, ma non è difficile da trovare partendo da qui...

Ad ogni modo: a voi! E' un po' lunga, ma merita...

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"Da noi al Giornale di ******* tira lo stesso tipo di brutto vento che gira da voi ".
Queste le testuali parole che mi detto al telefono un redattore quando gli ho raccontato tutta la vicenda che segue qui sotto. E mi ha garantito che anche in tutti gli altri piccoli quotidiani è così. Avete davvero voglia di fare questo mestiere?



Atto 1: Articolo mio uscito domenica sul Giornale di *******

L'INAUGURAZIONE. Tre piani di mostra-fiera di creazioni da ammirare, nate dalle mani dei maestri PROVINCIAli
"MOSTRARTE (ovviamente non è il nome originale...)", aperto il museo delle opere d'artigianato

di IL MIO AMICO
(
PS: la foto è di una inaugurazione trovata a caso su internet, e non ha niente a che vedere con la mostra in questione!)

Non c'è bisogno di andare a scomodare l'etimologia latina, lo si sente anche dal suono: arte e artigianato hanno molto in comune. Anzi, qualcuno addirittura sostiene che siano la stessa cosa. Dunque se esistono le mostre d'arte, perché non può esistere anche una mostra dell'artigianato? Da ieri CITTA' ne ha una. Si chiama MOSTRARTE, ed è stata inaugurata ufficialmente ieri pomeriggio nella sua sede di DOVESITROVA, a due passi da Piazza DEL PIRIPICCHIO. È la prima nel suo genere in Italia, se si considera l'artigianato contemporaneo.


A metà via tra una mostra, una fiera, e un museo, MOSTRARTE raccoglie in 550 metri quadri le opere di 26 aziende dell'artigianato DELLA PROVINCIA, severamente selezionate tra quelle di maggiore qualità. Divisa in tre livelli, conduce il visitatore attraverso i materiali - legno, oro, ferro battuto, pietra, carta, tessuto - e le epoche (dai romani ai giorni nostri) che hanno formato la tradizione artigiana della città del Palladio. Ognuno dei tre piani è dedicato ad un diverso componenti della cultura artigiana: il garzone, il lavorante e il maestro. La mostra si rinnoverà ogni quattro mesi, e oggi è aperta gratuitamente al pubblico. Da domani, invece, biglietti a partire da due euro.

A tagliare il nastro ieri pomeriggio c'era anche la candidata sindaco on. CANDIDATA. Ma a seguire il progetto fin dalle sue origini è stata la precedente giunta, e in particolare l'assessore uscente al turismo PINCO PALLINO, che già dal mattino passeggiava tra le opere in mostra e commentava così: «Credo che la giunta SINDACO possa vantare almeno dieci grandi risultati: tra i primi di questi metterei sicuramente l'inaugurazione di MOSTRARTE. Ci sono voluti quattro anni e 5 milioni di euro, ma alla fine il risultato è arrivato e, per quanto mi riguarda, è anche superiore alle aspettative. La speranza è quella di creare un punto di incontro tra imprese artigiane e il pubblico. Uno spazio e una visibilità che in passato non sempre è stato loro garantito».

Una soddisfazione, quella dell'assessore, che viene però velata da un piccolo rimpianto: «Non voglio far polemica, ma mi spiace che l'ex Giunta non possa avere un suo rappresentate alla presentazione ufficiale di questo pomeriggio, e ricevere così la giusta soddisfazione per il lavoro svolto. D'altronde lo sapevamo che sarebbe andata così, visto il prossimo avvicendamento di giunta. Se avessi voluto usare questa mostra come "spot" elettorale avrei potuto forzare un po' i tempi e inaugurarla un mese fa, ma ho preferito lasciare tutto il tempo perché il progetto fosse completato al meglio».

E tra chi ha partecipato al completamento della mostra c'è anche TAL DEI TALI, docente di cultural planning al Politecnico di Milano, che però per MOSTRARTE preferisce un'altra definizione: «Museo. Perché non chiamarlo così? D'altronde ospita prodotti eccelsi. In passato non c'era questa distinzione "artificiosa" che facciamo noi tra artigianato e arte. Non è un caso che Andrea Palladio fosse uno scalpellino: nei secoli passati gli artisti erano prima di tutto artigiani. All'estero questo lo capiscono meglio di noi: ogni Paese ha il suo museo nazionale di arti decorative. Dobbiamo ritornare a quel cammino che il nostro Paese ha interrotto con la chiusura negli anni venti dei "Regi Musei artistici industriali". Questo di MOSTRARTE mi sembra un eccellente punto di partenza per recuperare quel tipo di cultura».

«Questo progetto dimostra quanto bene si possa fare a CITTA' quando si lavora in sinergia», conclude PINCO PALLINO.

Atto 2: lettera indirizzata ame tramite il direttore del Giornale di ******* (o chi per lui)

Gentile sig. *******, le scrivo in merito all''articolo che lei ha realizzato domenica scorsa sull''apertura del nuovo MOSTRARTE. Preferisco scriverle riservatamente (sperando che questa mail la raggiunga), perchè non intendo entrare in polemica con una lettera al Direttore da pubblicare sul giornale. Mi rivolgo alla sua sensibilità di professionista che ha l''obiettivo di informare sempre correttamente i propri lettori.

Nell''articolo sopracitato vi erano omissioni e inesattezze che sinceramente ci hanno infastidito parecchio, soprattutto in considerazione del gran lavoro che il nostro Studio ha fatto per il MOSTRARTE. Noi siamo infatti la Ditta ***** ****** di Vicenza che ha avuto l''incarico da parte di MOSTRARTE di ideare e realizzare il percorso espositivo e inoltre, cosa più importante, di visionare e selezionare le opere da esporre. Compito oneroso che è stato svolto in maniera egregia. La conferma ci è stata data dall''affluenza straordinaria che ha avuto il Museo nella giornata di domenica (più di 1000 presenze) e dall''approvazione dei responsabili della struttura. (Un successo così importante meriterebbe un altro articolo) [!!! ndr] .

Ora del nostro lavoro e del nostro compito nulla è stato riportato. Eppure nella mattinata di sabato lei aveva avuto la possibilità di colloquiare con la dottoressa COMESICHIAMA, responsabile della nostra struttura per l''allestimento e per la scelta delle opere, ma ha preferito liquidarla, sinceramente in modo non molto educato, preferendo parlare con l''assessore PINCO PALLINO. Il commento dell''assessore è sicuramente importante e molto si deve a lui se il museo è ora in funzione, ma allo stesso tempo molto si deve a DITTA ***** se è risultato, come dice lo stesso PINCO PALLINO, molto al di sopra delle aspettative.

La dottoressa COMESICHIAMA, anche se ha un aspetto giovanile e magari si è presentata in tuta da lavoro perchè stava ultimando l''allestimento, è insegnante all''Università di Architettura di Venezia; lei, però, nell''articolo ha preferito citare solo la dottoressa TAL DEI TALI, forse perchè è rimasto impressionato dal fatto che insegni al Politecnico di Milano.

Inoltre, cosa ancora più grave, la dottoressa non ha per niente collaborato all''allestimento, come erroneamente da lei riportato, ma è stata semplicemente invitata solo per l''inaugurazione. Mi è sembrato giusto scriverle queste precisazioni a suo vantaggio personale perchè nell''articolo di domenica, a nostro avviso, non ha svolto nel migliore dei modi, involontariamente ne sono sicuro, il suo ruolo di giornalista e reporter.
La ringrazio e la saluto cordialmente.

(Nome e Cognome del rappresentante della ditta ******)


Atto 3: La redazione reagisce

Mi chiama il caporedattore e, dopo una strigliata, mi invita a fare un pezzo "riparatore" in cui si parli dell'ottimo lavoro svolto dalla DITTA *******.
Mi adeguo per questioni di forza maggiore, ma rispondo a (rappresentante della ditta ******) con questa lettera:

Caro signor (rappresentante della ditta ******), ho letto la sua mail.
Nell'assoluto rispetto delle sue idee, mi permetta di esprimere liberamente la mia opinione.


Nell'osservanza di quel che è vero ed equilibrato, è mia - e non solo mia - assoluta convinzione che sia il giornalista a decidere cosa va citato in un proprio articolo e cosa no, a seconda di ciò che egli reputa come di maggior interesse e utilità per il lettore. E' una scelta dettata dalla necessità di sintesi che la carta stampata impone, e fa parte delle competenze professionali che dovrebbe avere ogni giornalista. Può consultare qualsiasi legislazione o libro di testo: il giornalista non è mai tenuto a dare tutte le informazioni che ha in possesso, a meno che, occultandole, non contribuisca a dare un'informazione fuorviante.

Mi sbaglierò, ma non credo che citare il buon lavoro svolto dalla DITTA ******* all'interno di MOSTRARTE fosse un particolare essenziale per la cronaca giornalistica dell'evento, come sembra invece far intendere lei. Se fosse così, ogni volta che si dovrebbe fare un articolo su una mostra - per esempio - bisognerebbe necessariamente citare l'ottimo lavoro e congratularsi compiutamente con ogni persona che ne ha preso parte. Con questa visione delle cose, ogni articolo diventerebbe una specie di contenitore di ringraziamenti ed encomi, come i titoli di coda di un film. Anzi, avrei forse dovuto anche citare, alla pari vostra, l'azienda che tiene puliti i pavimenti. Sono certo che capisce bene che QUESTO avrebbe significato per me non fare bene il mio lavoro.

Detto questo, sappia che con una decisione che io reputo assai deprecabile il Giornale di ****** ha deciso di accontentarvi e di far uscire un articolo "riparatore". Sono certo che un pezzo in cui si esalteranno le eccellenti competenze messe in campo dalla vostra ditta nell'allestimento di MOSTRARTE risulterà di grande interesse e pubblica utilità per i nostri lettori. Certamente più di sapere che un assessore comunale uscente - che pure ha seguito e fatto crescere il progetto fin dall'inizio - si mette in velata polemica con un candidato alla poltrona di sindaco.

Sono davvero convinto che, da un articolo siffatto, i lettori ne trarranno un grande beneficio; forse anche superiore a quello che riceverà in pubblicità la sua ditta.


Distinti saluti.

(IL MIO AMICO)


P.S. Per quanto riguarda la dott.ssa TAL DEI TALI: se è vero che non ha collaborato allo sviluppo di MOSTRARTE, ammetto di aver commesso un'inesattezza. Inesattezza che però mi è stata indotta dalla signora COMESICHIAMA, che così me l'ha presentata, come testimoniano i miei appunti. Sul fatto che poi io abbia reputato più interessante quello che mi ha detto la signora TAL DEI TALI rispetto a quanto riferitomi dalla COMESICHIAMA, le ripeto che è una mia legittima scelta professionale, che civilmente lei dovrebbe rispettare.
Così come io rispetto il suo lavoro.


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E questo è tutto...
Aspettando le prossime puntate, pensate ancora che sia così facile fare il giornalista?

A voi la parola...

venerdì 18 aprile 2008

10 giorni di arresto per aver guardato la vicina sul treno.

Ok: Lunedì a pranzo dovrò essere a Milano, ed avrò tre ore di treno per andare lì ed altre tre per ritornare a Padova in tempo per il lavoro... Sono finito... Ci metteranno 10 minuti prima di denunciarmi...:)

Ma una volta non si diceva «Guardare e non toccare»? Mò non si può più fare neanche quello... Tra l'altro questo tipo non aveva fatto assolutamente NULLA....

Comunque: dal sito dell'Ansa di oggi...

GUARDA CON INSISTENZA DONNA, CONDANNATO A 10 GIORNI ARRESTO

LECCO - Guardare una donna con insistenza, pur senza proferire parola, rischia di costare caro. Ne sa qualcosa un uomo di Mandello del Lario (Lecco) poco più che trentenne e che tre anni fa era stato denunciato da una signora di 55 anni. Ora è stato condannato a 10 giorni di arresto e 40 euro di multa, con la sola consolazione che rientrano nell'indulto. Secondo l'accusa, aveva guardato con troppa insistenza la donna che era seduta davanti a lui in uno scompartimento del treno regionale Sondrio-Lecco-Milano.

Il giorno prima, aveva raccontato la signora, si era seduto vicino a lei, dopo averle fatto spostare il cappotto. Un po' troppo vicino, aveva detto.E il giorno, dopo, appunto, l'aveva guardata a lungo durante il tragitto.
Tra i due non c'era stato alcuno scambio di parole, non c'erano stati complimenti o tentativi di corteggiamento. Ma la signora aveva comunque ritenuto inopportuno e fastidioso il comportamento, tanto da denunciarlo a un agente della polizia ferroviaria una volta scesa dal treno. Il caso è approdato davanti al giudice Paolo Salvatore e l'imputato è stato condannato. La difesa, sostenendo che l'imputato aveva guardato quella donna solo perché casualmente seduta davanti a lui, ha annunciato appello.

giovedì 17 aprile 2008

Catullo - La preghiera del poeta.

CAIO VALERIO CATULLO.

Carmina. La preghiera del poeta
(LXXXVII)

Siqua recordanti benefacta priora voluptas
Est homini, cum se cogitat esse pium,
Nec sanctam violasse fidem, nec foedere in nullo
Divum ad fallendos numine abusum homines,
Multa parata manent in longa aetate, Catulle,
Ex hoc ingrato gaudia amore tibi.
Nam quaecumque homines bene cuiquam aut dicere possunt
Aut facere, haec a te dictaque factaque sunt,
Omniaque ingratae perierunt credita menti.
Quare cur te iam amplius excrucies?
Quin tu animo offirmas atque istinct teque reducis
Et dis invitis desinis esse miser?
Difficile est longum subito deponere amorem:
Difficile est, verum hoc qua lubet efficias.
Una salus haec est, hoc est tibi pervincendum:
Hoc facias, sive id non pote sive pote.
O di, si vestrum est misereri, aut si quibus umquam
Exstremo iam ipsa in morte tulistis opem,
Me miserum aspicite et, si vitam puriter egi,
Eripite hanc pestem perniciemque mihi,
Quae mihi subrepens imos ut torpor in artus
Expulit ex omni pectore laetitias.
Non iam illud quaero, contra ut me diligat illa,
Aut, quod non potis est, esse pudica velit:
Ipse valere opto et taetrum hunc deponere morbum.
O di, reddite mi hoc pro pietate mea.

Se vi è qualche piacere per l'uomo che ricorda le buone azioni compiute nel passato, quanto è conscio di essere stato onesto, e di non aver tradito la santa promessa, né di aver usato male della santità degli dei in nessun patto, per ingannare gli uomini, molte consolazioni ti rimangono per un lungo spazio di tempo, Catullo, gioie fuori da questo amore ingrato.
Infatti tutto ciò che gli uomini di bene possono o dire o fare, queste cose sono state e dette e fatte da te, ma tutto questo è andato perduto, perché rivolto a un cuore ingrato amore riconduci te.
Perciò perché tormentarti ormai ancora?
Perché piuttosto non ti rafforzi nell'animo e non poni fine alla tua miseria, dato che gli dei sono contrari?
È difficile porre fine ad un tratto a un lungo amore:
è difficile, ma devi riuscirvi in ogni modo.
L'unica salvezza è questa, in questo devi vincere:
fai ciò, sia che ciò non sia possibile, sia che sia possibile.
O dei, se è proprio di voi aver compassione, o se mai a qualcuno voi portaste soccorso in ultimo proprio al momento della morte, rivolgete il vostro sguardo pietoso su di me e, se onestamente ho vissuto, strappate via da me questa peste e questa rovina, che insinuandosi, penetrando fino nelle più intime parti del mio corpo, toglie le gioie da ogni cuore.
Non chiedo ormai quello, che essa contraccambi il mio amore, o perché non è possibile ...............................:
io per me desidero guarire e deporre questa orribile malattia.
O dei, ridatemi questo per la mia pietà.

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Ultimamente lo sto rileggendo, e devo dire che mi piace parecchio...
Mi sa che mi compro un altro libro...

L'ultima immagine.

E' morto per raccontare la storia di un campo profughi nella Striscia di Gaza, dove un raid aereo istraeliano aveva appena causato 9 morti e numerosi feriti.
Fadel Shana, cameraman dell'agenzia Reuters, stava riprendendo alcune immagini del campo profughi di El Bureji, nella striscia di Gaza quando è stato colpito da un colpo di cannone proveniente da un tank istraeliano, sparato- secondo un comunicato delll'esercito - contro un gruppo di miliziani armati. Viaggiava su un fuoristrada con i contrassegni di stampa e tv, che non sono bastati a salvarlo. La vettura è stata centrata in pieno, uccidendolo insieme ad altri due civili.


Aveva 23 anni.

Qui sotto il video dell'ultima immagine che stava riprendendo, insieme al commento della Reuters. Le immagini sono abbastanza crude, vi avviso...



Apr 16 - An Israeli airstrike in Gaza killed Reuters cameraman Fadel Shana and two Palestinian civilians.
23 year old Fadel Shana was covering violence in the enclave when the explosion killed him and two bystanders, local residents said.

Reuters soundman Wafa Abu Mizyed, also in his 20s, escaped unhurt and was being treated for shock. Video from the camera captures the moment an Israeli tank fires a shell towards a vehicle bearing "TV" and "Press" markings.
An Israeli military spokeswoman said she had no information on an air strike on a vehicle in the area of central Gaza where the incident took place in late afternoon.
Reuters Editor-in-Chief David Schlesinger called for an investigation into the incident.


Basta un attimo.

(Avviso: nome del reporter ed età sono citate in modo diverso tra le varie agenzie. Ho preso quelle della Reuters, perchè penso che in questo caso siano le più affidabili...)

mercoledì 16 aprile 2008

"Drum Machine"! Dal Jappone con craniate (ma solo in flash!).

Dedicato a Giulia che adora i jappi, e a tutti quelli che conosco che hanno votato la Sinistra Arcobaleno e non sanno più dove sbattere la testa... :)

Da Blog Your Mind, ecco a voi la "Drum Machine" by Tokioplastic! Pure jappo style, alzate le casse... :)











で、次は、あなたに会うとすぐに!
(Alla prossima, e a rivederci presto!)

Due o tre cose che forse non sapevate sulla fiaccola olimpica.

Lo sapevate che il rito del passaggio della fiaccola olimpica attraverso i continenti fu inventato dai nazisti per promuovere il terzo Reich, e che la prima protesta alle Olimpiadi moderne è del 1908?

Questi ed altri piccoli e grandi aneddoti sulla storia della fiamma dei Giochi me li ha fatti scoprire la giornalista Lucia Annunziata in un suo articolo apparso su "La Stampa" lo scorso 9 Aprile.

Se siete curiosi come me beh, lo trovate qui sotto...


LA TORCIA E' POLITICA

Due o tre cose che so di lei.

Lei è la Torcia, che attraversa fiammante il mondo e la nostra fantasia, simbolo innegabile e magnifico di aspirazione all’eternità. Ma prima che la passione di cui naturalmente essuda diventi nelle nostre menti un ricettacolo di clichè, vorrei sfogliare con voi la storia di molti concetti che ripetiamo in questi giorni. Dal momento che i clichè sono sempre i nemici del lavoro mentale, e per converso sono sempre i migliori amici delle ideologie.

Non è affatto vero, intanto, che la tradizione della staffetta mondiale della torcia come segno di pace fra i popoli risalga all’antica Grecia. A Olimpia c’erano la torcia e l’idea del fuoco eterno; ad Atene c’erano delle corse con la fiamma, chiamate lampadedromia.

Ma la tradizione del trasporto della torcia da un paese all’altro è usanza infinitamente più moderna e ben meno nobile di quel che si dice: la fiamma venne reintrodotta nelle Olimpiadi nel 1928 ad Amsterdam e il suo trasporto a piedi attraverso nazioni fu inventato dai nazisti per preparare le famose Olimpiadi di Berlino del 1936.

La cerimonia fu accuratamente progettata perché proiettasse nel mondo l’idea del Terzo Reich; un grande spot per stabilire la perfetta continuità fra l’antica Grecia, considerata, ricordiamoci, una nazione proto-ariana, e la Germania di Hitler.

All’evento lavorarono i grandi personaggi della comunicazione nazista: Carl Diem, Josef Goebbels che ne impostò il coverage dal vivo via radio, e Leni Riefenstahl che filmò il tutto. La prima torcia della staffetta moderna venne così accesa con l’uso di uno specchio fatto dalla società tedesca Zeiss; il suo acciaio era firmato dalla Krupp; e il suo itinerario, scelto da Hitler, fu, col senno di poi, tutto tranne un viaggio di pace fra popoli: dalla Grecia a Berlino la torcia passò per la futura Jugoslavia e la Cecoslovacchia che pochi anni dopo sarebbero state invase dai carri armati della Krupp, e al suo arrivo a Vienna fu accolta da un gran raduno pro-nazista, che aprì la strada all’Anschluss, l’annessione dell’Austria nel 1938.

Va maneggiata con cura dunque la retorica della fiaccola e della pace. Così come con cura bisogna scegliere le parole quando si dice che le Olimpiadi non sono un evento politico.

Al contrario, esse sono sempre state estremamente politiche: i Giochi senza segno di boicottaggio sono stati l’eccezione, non la regola. Secondo gli storici dello sport, solo Barcellona nel 1992 e Roma nel 1960 sono stati tranquilli. La prima protesta è del 1908, quando gli atleti irlandesi non andarono ai Giochi a Londra per manifestare a favore dell’indipendenza del loro Paese. In quella stessa occasione gli atleti Usa rifiutarono di abbassare la bandiera davanti al re Edoardo VII in onore della loro indipendenza dall’Inghilterra.

Nel 1936 molti atleti ebrei si rifiutarono di andare a Berlino e gli stessi Usa furono molto vicini al boicottaggio, evitato solo da un appello del presidente del Comitato Olimpico Americano. Fu una buona decisione, probabilmente perché per gli Usa vinse un atleta nero, Jesse Owens.

Dopo il secondo conflitto mondiale le Olimpiadi vengono segnate dalla Guerra Fredda: ad Helsinki nel 1952 i sovietici rimanevano sempre da un lato del confine e arrivavano solo per competere; a Melbourne nel 1956 Egitto, Iraq e Libano restarono a casa per protestare contro l’invasione di Suez da parte di Inghilterra e Francia, mentre Olanda, Spagna e Svizzera disertarono lo stesso appuntamento contro l’invasione dell’Ungheria da parte della Russia sovietica.

Nel 1964 il Sud Africa fu bandito per le sue politiche razziali; nel 1968 in Messico vennero uccisi 200 studenti nel corso di proteste, ed è in quella Olimpiade che due atleti Usa, neri, alzarono dal podio il pugno del Black Power. Vennero espulsi, ma sono rimasti nella storia delle Olimpiadi.

C’è poi la crudele Monaco del 1972 con la strage di 11 atleti israeliani assaliti dai terroristi del Settembre Nero palestinese; e il boicottaggio nel 1976 delle Olimpiadi di Montréal da parte di 26 nazioni africane, e quello di tutti i Caraibi contro la Nuova Zelanda che aveva giocato con il Sud Africa.

Ma i più grandi boicottaggi dovevano ancora venire: 62 Paesi guidati dagli Usa nel 1980 disertarono Mosca contro l’intervento sovietico in Afghanistan e i sovietici restituirono il trattamento nel 1984, quando non andarono a Los Angeles insieme con tutti i Paesi del loro blocco d’influenza.

Insomma, taglia qui e verifica lì (le fonti di queste storie sono facilmente verificabili, ad esempio tramite i link di approfondimento della Bbc) cosa resta della mistica pacifista delle Olimpiadi e del dibattito sulla legittimità del boicottaggio?

Resta poco, ma per fortuna quando si aggirano tutti i clichè, quel poco è l’essenziale: politica e Giochi sono da sempre legati e non è affatto un’offesa usarne il legame. Possiamo così liberarci dalla retorica: boicottare o no la Cina non è una scelta fra sport e politica, ma una scelta tutta politica. Assodato questo, ritorna in primo piano la classe dirigente del mondo. Le sue esitazioni non riguardano solo i rapporti commerciali con la Cina, pur rilevanti.

Queste Olimpiadi arrivano in un momento in cui la definizione della natura del governo cinese trova a un incrocio molti leader occidentali. Sarkozy, ad esempio, viene colto nel momento in cui reinventa la sua posizione internazionale: e può forse occuparsi di liberare la Betancourt, le infermiere incarcerate in Libia, e non criticare la Cina?

Su Hillary Clinton, in posizione difficile nelle primarie, la Cina pesa in quanto ex partner ombra della presidenza Clinton. Ci si ricorderà che sia Clinton che Gore vennero accusati di prendere soldi dai cinesi, e le spese dell’inchiesta vennero pagate solo da chi l’aveva avviata, l’allora capo dell’Fbi, Louis Freeh, che venne rimosso.

Con chi starà poi il tormentato Brown, ancora all’ombra del suo predecessore Blair (per altro campione proprio dei diritti civili)? Ed è evidente, infine, che in Italia la Cina scatena le molte diverse anime del Pd.

Discutere di queste Olimpiadi è, dunque, ben più che parlare di pace. La Cina non solo è vicina, ma ci è dentro.

Lucia Annunziata - La Stampa

Da 2000 anni fa.

Iucundum, mea vita, mihi proponis amorem
Hunc nostrum inter nos perpetuum fore.

Di magni facit ut vere promittere possit,

atque id sincere dicat et ex animo,
ut liceat nobis tota perducere vita
aeternum hoc sanctae foedus amicitiae.

Mi assicuri, vita mia, che questo nostro

amore comune sarà felice ed eterno.

O dei grandi, fate che sia capace di promettere

senza sottintesi e lo dica sinceramente dal profondo del cuore,

perché a noi sia possibile prolungare per tutta la vita

questo patto perenne d’inviolabile affetto.


Gaio Valerio Catullo, "Liber Catullianus", carmina CIX (109)

(Tutto il resto del Liber lo trovate tradotto qui: a me piace rileggerlo ogni tanto... Oggi va così.)

Things that happen and things returning.

«Lei desidera?»

«No, io a dire la verità devo solo chiederle scusa...»
«Ah, è lei il proprietario della bicicletta legata fuori?»
« (bordeaux), sono io...»
«Beh, non si preoccupi: almeno è venuto presto... Ora la accompagno così almeno posso aprire il bar... Ma si ricordi di non farlo più!»
Beh, questo è poco ma sicuro...

Se anche tu hai lasciato la tua bicicletta almeno una volta legata alle 23 di sera alla serranda di un bar per ricordarti solo la mattina dopo alle 8:30 (pur dopo aver bevuto la sera prima come una spugna, ed è un vero miracolo!) che il bar dopotutto quella mattina stessa deve anche aprire...BENVENUTO! Sei dei nostri...

Inizio di giornata dopo una serata di spritz, sangria e Irish Mist (ultimamente quella roba me la bevo come caffelatte: bisogna che inizi a rifletterci su... :) che mi ha riportato, complice una lunga telefonata all'una di notte come non succedeva da tanto tempo, un po' indietro nel tempo...

Non c'è niente da fare. Mi rendo conto che cose che credevo un tempo di non sopportare mi mancano troppo, e che darei tutto quello che posso per tornare indietro... Credevo di riuscire a dimenticare tutto quello che è stato, ma in fondo non l'ho mai voluto fare, e adesso forse davvero lo so...

Sai a cosa pensavo ieri sera, quando sono andato a dormire dopo tutto quello che ci siamo raccontati? A questo...



Se qualcosa non va, segui quello che hai dentro.

Io ho sbagliato, e adesso lo so.

martedì 15 aprile 2008

Anche questo è elezioni! Tutti i fatti strani delle politiche 2008.

Anche questo è elezioni.
Tutti i fatti strani o assurdi accaduti dentro e fuori i seggi elettorali, da Corriere.it. Alcune cose mancano, come quell'elettore di non mi ricordo dove che per proteste si è mangiato la scheda elettorale, ma la raccolta è comunque carina... :)
(lL'immagine a lato è vecchia, lo so, ma è comunque carina...)

ROMA - Il lato oscuro delle elezioni politiche. Quello dei fatti strani, in alcuni casi drammatici, accaduti nel pressi delle cabine elettorali; come la morte di uomo di 71 anni in un seggio ad Agugliano (Ancona), presumibilmente per un infarto. C'è anche chi ha preso a cinghiate in faccia un elettore il cui telefonino ha iniziato a suonare nel seggio con un motivetto inneggiante a Forza Italia, chi ha votato per la prima volta a 87 anni, chi ha restituito le schede perché già segnate, chi ha fotografato la scheda dopo aver votato. E poi c'è il caso-Palermo, dove sono sparite da un seggio cento schede bianche, già timbrate. E non sono mancate le note «di colore»: in Sardegna si è recata regolarmente al seggio la coppia più longeva d'Italia, mentre in Calabria ha votato un'elettrice di 104 anni; un disabile ha espresso il suo voto dentro un pullmino dei servizi sociali; hanno votato anche i ragazzi del «Grande fratello».

CINGHIATE IN FACCIA - Ha reagito violentemente un elettore di Modena al trillo di un cellulare lasciato fuori dalla cabina da un altro votante: la suoneria, un motivetto inneggiante a Forza Italia, non gli è piaciuta e perciò si è sfilato la cintura e ha colpito il proprietario del telefono al volto. Il malcapitato lo ha poi denunciato ai carabinieri.

SCHEDE SPARITE - Il presidente di un seggio palermitano ha denunciato la scomparsa di 100 schede elettorali del Senato, ancora in bianco ma già timbrate. Sull'episodio indaga la Digos. Altri casi di schede sparite sono stati segnalati, sempre in seggi del capoluogo siciliano, secondo quanto ha denunciato un candidato dell'Idv.

MATITE CANCELLABILI - In una sezione palermitana e in alcuni seggi genovesi, si è scoperto che le matite in dotazione per il voto non erano indelebili. Ma le operazioni di voto, almeno a Genova, sono andate avanti ugualmente.

FOTO CON I CELLULARI - Tante le denunce per aver fotografato le proprie schede dopo aver votato. Un fenomeno che ha riguardato tutto il territorio nazionale: è successo a Cuneo, a Falerna (Catanzaro), a Macerata, nel viterbese, in provincia di Rovigo e nel trapanese. A pochi minuti dalla chiusura delle urne, su Youtube è anche spuntato il video di un elettore che si firma «italianostanco» e mette a disposizione di tutti un breve video (11 secondi in tutto) fatto col cellulare nella cabina elettorale, intitolato «Ho venduto il mio voto - cellulare in cabina elettorale».

SCHEDE MANOMESSE -
Un elettore nel barese ha scoperto che la sua scheda per l'elezione del sindaco era stata già segnata. Un altro, in Umbria, ha restituito le schede sostenendo che erano già segnate e ha potuto votare con schede nuove. Segnalazioni di schede manomesse anche nel palermitano. Cinque schede del collegio di Cerveteri sono finite erroneamente in un seggio di Ciampino, entrambi comuni della provincia di Roma.

PRESIDENTI DI SEGGIO RIMOSSI - A Sant'Orsola, in Trentino, un presidente di seggio si è presentato ubriaco ed è stato multato e sostituito. A Siracusa, la presidente di una sezione è stata rimossa dopo che la Digos ha accertato che si trattava di una candidata al Senato. Una decina di persone sono state invece denunciate a Palermo per aver fatto campagna elettorale negli ultimi tre giorni, violando lo stop imposto dalla legge.

MORTI DURANTE O DOPO IL VOTO - Un uomo di 71 anni è morto in un seggio elettorale ad Agugliano (Ancona), presumibilmente per un infarto. Un altro, di 73 anni, si è accasciato nella cabina elettorale ed è morto, sempre in seguito a una crisi cardiaca. A La Spezia, una donna di 84 anni è stata colpita da ictus ed è deceduta fuori dal seggio, subito dopo aver votato.

ELETTORI CENTENARI - Se aumenta l'astensionismo, c'è anche chi non rinuncia al diritto-dovere di voto neanche a cent'anni. A Rizziconi, nel reggino, una signora di 104 anni si è recata al seggio accompagnata dalla badante e dopo il voto ha ricevuto dal presidente del seggio un mazzo di fiori. La coppia più longeva d'Italia - 200 anni in due e 70 anni di matrimonio - ha votato a Orroli, in provincia di Nuoro, accompagnata dal sindaco, che per l'occasione indossava la fascia tricolore.

IL PRIMO VOTO A 87 ANNI - Ha votato per la prima volta nella sua vita alla tenera età di 87 anni Giovanni Alina, che l'anno scorso è tornato libero dopo essere stato per 50 anni in un manicomio giudiziario.

>IL VOTO DEI CONCORRENTI DEL GRANDE FRATELLO - Urne aperte anche per i concorrenti del Grande Fratello, che hanno lasciato la casa di Cinecittà per andare a votare nei rispettivi comuni di residenza. Tutti erano accompagnati da persone dello staff, per garantire il minor numero di contatti con il mondo esterno.

lunedì 14 aprile 2008

Politica da marciapiede.

Sabato, Padova, ristorante "Gigi Bar".


Davanti al Gigi, sotto i portici, hanno appena rifatto il marciapiede. Trachite bianca per più o meno duecento metri di pavimentazione, lavori svolti in circa tre settimane, finiti da appena 14 giorni, e costati pare attorno agli 80mila euro.

Sabato a pranzo viene a mangiare, mi raccontano i colleghi (io non c'ero), un importante esponente della destra padovana. Parlando con il proprietario ad un certo punto esce con un: «Ha visto che bel lavoro che hanno fatto con questi marciapiedi? Siamo stati noi a farli fare sa, che gli altri non volevano... Immagino che sia contento...».

Sabato sera tardi, dopo teatro (qui invece c'ero), arriva invece il più importante esponente della sinistra padovana (i nomi ho scelto di non farli, ma potete arrivarci...). «Ha visto che siamo riusciti a farli fare questi benedetti marciapiedi? E sono venuti proprio bene! Ed è tutto merito nostro sa...».

Sto aspettando la sera in cui verrà a cena il manovale e tra una birra e l'altra mi dirà: «Ha visto che belli i marciapiedi qui di fuori? Li abbiamo fatti noi sa? Che se stavamo ad aspettare che gli altri si sciaquassero la bocca di tutte le loro belle parole, qui fuori ancora un po' e avrebbe avuto l'erba...»



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PS e nota curiosa. E' incredibile: ho postato immagini di tutti i tipi, da Corto Maltese a foto dell'Ansa, dalla Reuter alla Magnum, da Corriere a Repubblica, e la prima che mi viene tolta dal blog è quella di un pavimento stradale spaccato! Molto bella, se non non l'avrei messa qui, ma mi aspettavo che il primo caso sarebbe avvenuto per ben altra cosa! :)

Chiedo scusa a foto-blog.it da cui la foto proveniva per non aver avvisato, ma la prossima volta mandatemi una mail così almeno lo vedo e la tolgo subito! Sperando che la "Nuova porfidi 2004" da cui proviene l'immagine nuova delle piastrelle tolleri il "furto", un saluto a tutti!